
TOTTI DO BRASIL – PRANDELLI VUOLE VEDERE SE ‘IL CAPITANO’ REGGERA’ FINO A MAGGIO (IN QUEL CASO, BALLEREMO IL SAMBA CON TOTTI-BALO) – QUANTE PAPERE: SBAGLIA ANCHE BUFFON!
Oliviero Beha per "Il Fatto Quotidiano"
Tenete a mente quei film western di una volta in cui nei primi minuti accadeva di tutto, così che eri indotto a domandarti "ma da ora alla fine, manca ancora un'ora e mezza, che vediamo?": poi era spesso un giulebbe di avventure, almeno per noi ragazzi. Non credo che questo campionato, giunto solo alla settima giornata (il conto è semplice: si prendono i punti della Roma e si dividono per tre...), cioè neppure un quinto del cammino, sia molto diverso dai western citati.
Al momento sembrerebbe acquisito il dato che in cima c'è una squadra meraviglia, quella di Garcia, Totti, De Rossi & company, e le due compagini di spicco dell'anno scorso, Juventus e Napoli, che si contendono lo scudetto e i posti in Champions, la Roma senza Coppe, la Juve abituata a vincere sempre e comunque o quasi, il Napoli cresciuto internazionalmente con Benitez e la rosa giocatori anche se per ora fuori confine è preso a sberle. Poi comincia una lunga serie grigia, dall'Inter in giù fino al Livorno, tra attese superate, disillusioni, incertezze ecc., abbinate rispettivamente all'Inter e al Verona, a Fiorentina e Lazio, al Milan.
Infine ci sono 7 squadre, sette sorelline del fondo classifica, che hanno una media punti inferiore a quella necessaria per restare in Serie A abitualmente. Questo significa all'apparenza un campionato spaccato in tre, in realtà a mio parere una storia solo accennata, che potrebbe riservare altre sorprese.
Non a caso ho citato il gruppone di coda, che potrebbe presto con l'acqua alla gola attuare grandi catenacci con chiunque per avanzare nella palude paurosa a colpi di punticini. E non credo che la Roma, per natura e tattica, se ne gioverebbe troppo, come non credo che Juve e Napoli eventualmente frastornate dalla Champions continuerebbero al ritmo della loro classifica.
Questo nulla toglie ai meriti romanisti del gruppo più Zorro che Garcia, anche al Meazza di fronte a un'Inter più che decente è apparsa la squadra che gioca attualmente e di gran lunga il miglior calcio in circolazione. Ai tifosi deve sembrare un sogno contiguo al miraggio questa serie incredibile in cui tutto fila per il verso giusto e solo un tal Babiany ha finora esultato per aver segnato un gol al colabrodo degli anni passati.
E Prandelli, deprecabilissimo per la convocazione di Balotelli in Nazionale con i giochetti sul codice etico che somigliano tanto alla parabola del figliol prodigo su cui penso che valga la pena di discutere a fondo, ha invece totalmente ragione su Totti. Ha detto che se i Mondiali brasiliani fossero adesso, in autunno/inverno come quelli in Qatar del 2022, per capirci, convocherebbe subito "Er Pupone" e si affiderebbe a lui, lasciando però intendere giustamente che l'inverno è molto lungo per tutti.
A PROPOSITO dei Mondiali in Qatar, sospetta "bravata" di Blatter da ogni punto di vista, lode al solitamente laconico presidente federale, Giancarlo Abete, che ha reso pubbliche con i vertici pallonari planetari le sue perplessità su come vengono trattati i lavoratori, gli schiavi da pallone, carne da macello pre-Mondiali.
Ben fatto, per quello che vale. E invece mal fatto le botte di Bologna tra ultras, con ritardo post-mussoliniano dell'orario di inizio (treni e calcio puntuali...) di Bologna-Verona, e pessimi i fischi e gli ululati in più stadi finalizzati a macchiare il minuto di silenzio per la strage di Lampedusa. Ma tant'è, questo è in buona parte ormai il Paese, che si distrae con un campionato abbastanza modesto anche se più livellato della classifica che esprime.
Vedi un Inter-Roma baluginante di azioni, certo, ma poi devi accontentarti dei gol in un Juve-Milan scadente e neppure di quelli in un Lazio-Fiorentina ancora più magro. à normalissimo che poi nelle competizioni internazionali ci si senta come minimo a disagio: il livellamento non è verso l'alto, e si paga caro. Anche perché se è vero che il primo non prenderle tanto criticato sacchianamente (il punto è che gioco esprimi per non prendere gol, la Roma non è la stessa cosa di una squadra catenacciara) ha un senso preciso, bisognerebbe ricominciare dalle qualità dei portieri.
Ebbene, in generale mettono i brividi: non c'è abbastanza differenza tra Handanovic e De Sanctis, ce n'era assai di più con Neto sempre al Meazza, ce n'è ancora (ma per quanto?) tra Buffon e Abbiati, ti guardi attorno e sono più le papere delle paratone anche se gli imbonitori della tv spacciano tutto come eroico.
Adesso c'è la sosta, un pit-stop inframmezzato dalle comparsate (a qualificazione ottenuta) nella nostra Nazionale e dai viaggi transoceanici per molte altre. Si riprende con scontri diretti che possono facilmente smentire tutto quello che ho anticipato qui, allungando la classifica. Ma le prime somme le tirerei a fine girone d'andata.
Ricordo troppo bene dopo l'anno del Mondiale in Francia l'inventata Fiorentina del Trap signoreggiare su quasi tutti per poi finire in Champions per un pelo, con Batistuta rotto ed Edmundo al Carnevale di Rio. Ã vero che quella squadra era pratica ma con poco gioco, mentre le odierne prime tre ognuna a modo suo sono fisarmoniche tattiche, e si vede...
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