
SOGNANDO UN ALTRO MARACANAZO - TUTTI A GUFARE IL BRASILE, VINCITORE ANNUNCIATO DEL MONDIALE - L’ARGENTINA SENZA TEVEZ (BESTEMMIA!) DIPENDE DALLE LUNE E DALLE VOMITATE DI MESSI - TRA LE EUROPEE MEGLIO LA GERMANIA DELLA SPAGNA - E NOI? AL VIA SENZA ILLUSIONI, COME AL SOLITO
1. FESTA MONDIALE - SI PARTE DOMANI: CHI SUCCEDERÀ ALLA SPAGNA? BRASILE FAVORITO
Marco Ansaldo per ‘La Stampa’
NEYMAR HASHTAG SIAMO TUTTI SCIMMIE
I sei Mondiali ospitati da questo continente si sono conclusi con la vittoria di una squadra sudamericana e non vediamo perchè stavolta l’esito dovrebbe essere diverso. Il Brasile, banalmente, è favorito. Ha investito (e sprecato) soldi e speranze nel tentativo di raccogliere quanto gli sfuggì nel 1950 e che rimane una ferita nell’orgoglio nazionale, almeno a leggere le rievocazioni che si fanno in Europa perchè parlando con i calciatori si ha l’impressione che gliene importi nulla. Il giorno in cui Ghiggia ammutolì il Maracanà non erano nati i loro padri.
Il Brasile è forte perché è il Brasile e ha una produzione inarrestabile e copiosa di talenti. Guardavamo giocare la Fluminense contro l’Italia a Volta Redonda e ci chiedevamo quanti di quegli uomini mai considerati da Felipe Scolari sarebbero una fortuna per Prandelli. Il Mondiale possono gettarlo soltanto loro subendo la pressione di un popolo ma questa Seleçao non sembra farfallona come quella che poteva dominare otto anni fa in Germania e si incagliò nella propria presunzione, facendo di ogni allenamento un circo equestre.
Al fianco, in prima fila, vediamo la tosta Argentina se Messi, che si è riposato abbastanza quest’anno, farà il Messi. Non ci sarà Tevez, e suona come una bestemmia: del resto in Argentina alla Pulce non si comanda e lui ha detto che non si doveva portare lo juventino. Così è stato. Non come da noi con Cassano di cui i compagni avrebbero fatto a meno.
Il resto è un marasma di candidature più o meno forti, la cui fortuna dipenderà dalla capacità di adattarsi al clima e di superare l’effetto dei lunghi viaggi. A proposito degli africani che dovrebbero dare il meglio nel caldo afoso del Brasile bisogna stare attenti alle semplificazione: moltissimi sono nati in Europa, vivono e giocano da anni in posti come la Francia, l’Inghilterra, la Germania, l’Olanda.
Occhio all’Uruguay, di cui ci si dimentica il terzo posto di quattro anni fa: gioca con uno spirito europeo e davanti mette paura, soprattutto se Suarez avrà superato i problemi fisici, Tra le europee preferiamo la Germania alla Spagna che l’anno scorso venne alla Confederations Cup con la pancia piena, per un tempo subì una memorabile lezione tattica dall’Italia e in finale fu piallata dai brasiliani.
L’impressione è che come si è attenuata la spinta del Barcellona, così possa accadere alla Nazionale che ha fatto di quel gruppo la sua ossatura. La «rosa» delle favorite si chiude lì. La sorpresa? Si aspetta il Belgio. Chi può rinunciare a cuor leggero a Nainggolan deve disporre di un centrocampo molto forte. Sarà il Mondiale dei soliti noti, sebbene il parco dei fuoriclasse si sia sfoltito con l’assenza di Falcao (uno che avrebbe fatto della Colombia la possibile sorpresa), Ribery e, con meno importanza per la sua squadra, di Reus. Altri sono qui ma in pessime condizioni. Più di tutti Cristiano Ronaldo. Probabilmente sarà la squadra a far emergere il singolo e non il contrario.
LEO MESSI POSA PER DOLCE E GABBANA FOTO LAPRESSE
2. VIA SENZA ILLUSIONI, MA L’ITALIA PROVA A STUPIRE ANCHE SE STESSA
Marco Ansaldo per ’La Stampa’
Non è la prima volta che l’Italia comincia il Mondiale sull’onda dello scetticismo. Siamo un Paese pessimista, magari per opportunismo perché dal pessimismo si passa volentieri alla gioia mentre al contrario si soffre. Stavolta però saremmo davvero stupiti se gli azzurri arrivassero lontano. Ci sono zavorre inconfutabili. La prima è che la Nazionale raccoglie il meglio di un Paese, ma se il livello medio del nostro calcio è basso anche le qualità di chi veste la maglia azzurra non eccelle.
Se la squadra di gran lunga migliore del campionato non supera il girone di Champions League si può pretendere che la Nazionale si inserisca tra chi aspira a vincere il Mondiale? Lo fece nel 2006, ma chi confrontasse l’elenco dei 23 portati da Lippi in Germania con gli uomini a disposizione di Prandelli si accorgerebbe subito della differente caratura internazionale. I campioni consolidati sono quelli di allora (Buffon, Pirlo, De Rossi), intanto sono passati otto anni e il contorno è tutto da verificare.
L’Italia arriva in Brasile avendo collaudato le condizioni in cui si gioca mentre chi non partecipò alla Confederations Cup dell’anno scorso potrebbe esserne sgradevolmente sorpreso. Prandelli e il suo staff hanno fatto di tutto e di più per non trascurare i dettagli. Questo è un vantaggio, ma è compensato dalla improvvisazione con cui la Nazionale è stata costruita negli ultimi mesi, tenendo conto di cosa ha detto il campionato. Il cambiamento dell’ultima ora mette in imbarazzo Prandelli: gli uomini nuovi, a cominciare da Immobile, si impongono su quelli che erano i punti fermi e per il ct non sarà una scelta facile.
La terza zavorra è il logorio fisico. Gli juventini, ad eccezione di Marchisio, hanno speso moltissimo nella stagione, e il loro è il blocco determinante. Infine il gruppo: era ben cementato nel primo biennio di Prandelli, oggi è più diviso. Balotelli ha avuto qualche contrasto, sulla riconvocazione di Cassano molti azzurri ebbero parecchio da obiettare. Soprattutto è diminuito l’entusiasmo: la Nazionale che cominciò il ciclo prandelliano sapeva che dopo il crollo del Mondiale in Sudafrica si poteva soltanto risalire, questa deve mantenere le promesse nate dall’Europeo e dalla Confederations Cup.
Tutto questo fissa l’obiettivo credibile nei quarti di finale, cioè tra le prime otto potenze del mondo, più o meno quanto dice il ranking della Fifa. E sarebbe un successo se dal Brasile uscisse rafforzata la dimensione internazionale dei giovani (Verratti, Immobile, Insigne, De Sciglio, Darmian, persino Balotelli), chi potrebbe fare la differenza nell’Italia dei prossimi anni. Partiamo senza illusioni sapendo che si rischia l’eliminazione già nel girone, molto più competitivo che in Sudafrica: se gli azzurri lo supereranno bene si potrà sognare un Mondiale diverso, più ambizioso. «Sapremo stupire» ha detto Prandelli. Lo speriamo. Per il momento atteniamoci alla realtà senza pretendere troppo.
3. BRASILE, IL MONDIALE NON È IL BENVENUTO - DOMANI IL VIA AL TORNEO, MA LA MAGGIORANZA DEL PAESE NE AVREBBE FATTO A MENO
Giuseppe Bizzarri per ‘Il Fatto Quotidiano’
Il Brasile non spenderà un centesimo di denaro pubblico per la costruzione e la riforma degli stadi destinati alla Coppa del mondo”. L’affermazione era stata fatta nel 2007 dall’ex ministro dello Sport Orlando Brito, il quale esultò, assieme all’ex presidente Inácio Lula e altri 12ministri del suo governo, quando Joseph Blatter, il presidente della Fifa, comunicò al mondo che il paese sudamericano aveva ottenuto il Mondiale di calcio.
Le cose non sono andate esattamente come forse avrebbe voluto Brito, poiché l’85 per cento dei 30 miliardi di reais spesi per organizzare il travagliato Mundial sono usciti dalle casse dello Stato brasiliano. Pochi avrebbero potuto pensare che, nell’auge dell’era Lula, quando i potenti della Terra osannavano il miracolo economico brasiliano, il calcio, la passione nazionale del Paese, sarebbe poi diventato la miccia di un’onda di rivendicazioni sociali e salariali da parte di milioni di cittadini, i quali avrebbero voluto che i fondi destinati alla Coppa fossero invece diretti verso la disastrosa educazione pubblica, la decadente sanità, lo sconquassato trasporto e la giustizia sociale. São Paulo, la città che Nunca para, non si ferma mai, è rimasta paralizzata per 6 giorni a causa dello sciopero dei trasportatori della metro, ma anche delle manifestazioni a favore dei lavoratori in sciopero.
Tredici scioperanti sono stati arrestati, 61 licenziati e gli uomini della Pm, la polizia militare, controllano in stato operativo le stazioni della subway. I leader dello sciopero hanno sospeso per due giorni l’agitazione. I paulisti sono oggi più preoccupati per il futuro della metropoli e della nazione, che per l’apertura della Coppa che avverrà giovedì nel nuovo stadio Itaquerão, dove avverrà la cerimonia di apertura del Mondiale, ma è anche morto l’operaio Fabio Hamilton da Cruz a causa dei disumani turni di lavoro. Per Hamilton e altri 7 lavoratori deceduti non ci sarà nessuna Coppa, e tantomeno per circa 170 mila carioca, i quali sono stati rimossi dalle loro case per fare posto a stadi, impianti sportivi, vie espresse, parcheggi e shopping center.
Lo sciopero della metro e il caos del transito cittadino che ha intrappolato nei giorni scorsi anche alti esecutivi della Fifa nel loro arrivo a São Paulo, sembra non preoccupare il segretario generale della federazione calcistica , Jérôme Valcke, ma secondo quanto rivelano fonti della Fifa al giornale Estado de São Paulo, lo sciopero, se dovesse riprendere, potrebbe diventare un incubo per la Fifa e la torcida. Lo sperpero del denaro pubblico usato per organizzare il business privato della Coppa ha innescato in tutto il paese, un’incessante onda di proteste che diventano sempre più imprevedibili soprattutto con l’accentuarsi dell’aggressiva campagna elettorale per le elezioni del 5 ottobre, quando i brasiliani saranno chiamati alle urne per eleggere il nuovo presidente e il futuro assetto politico (governatori, deputati e senatori) che guiderà nei prossimi quattro anni il gigante sudamericano.
“Não vai ter Copa”. Lo slogan è divenuto una hit molto popolare nell’eterogeneo mondo della protesta brasiliana, dove la stessa Fifa ammette che, secondo le statistiche di Datafolha, il 50,7 per cento della popolazione è contraria alla scelta del paese come sede della competizione mondiale. Il test di allenamento contro il Fluminense, vinto dalla Nazionale italiana 5-3, si è giocato a Volta Redonda nello Stato di Rio de Janeiro. La cittadina è un crocevia molto conosciuto anche alla Polizia federale brasiliana, dove sequestra carichi di cocaina e armi provenienti da São Paulo e diretti alle gang narcotrafficanti della Capitale carioca. A Rio de Janeiro è in atto un impressionante spiegamento di forze militari e civili. Durante la Coppa avverrà il maggior schieramento di militari e polizia mai avuto nella storia dei Mondiali.
L’esercito brasiliano occupa i punti strategici della città e la favela della Maré, dove lunedì i militari sono entrati in confronto con residenti e trafficanti della comunità. Le scaramucce armate tra narcos e militari, nonostante l’installazione dell’Upp, le Unità di pacificazione militare, non sono mai cessati anche nella Rocinha e nell’immenso agglomerato di favelas che compongono il Complexo do Alemão. Saranno l’esercito brasiliano, la polizia militare, la polizia federale, civile e municipale a tenere lontani fino a cinque chilometri di distanza dagli stadi, i manifestanti. All’interno di questo perimetro di sicurezza saranno invece i contractor della Fifa a mantenere l’ordine.
DIDIER DROGBA DURANTE CHELSEA BARCELLONA SEMIFINALE DI CHAMPIONS
Preoccupano anche gli assalti di strada, le rapine sono aumentate del 40%. I pochi addobbi gialloverdi sono apparsi all’improvviso nelle strade di Rio de Janeiro, la città in cui la gente sembra più preoccupata a far quadrare i conti familiari a causa dell’inflazione galoppante e l’inadempienza bancaria che non era stata così alta sin dal 2010.
L’ATMOSFERA è tesa anche per le garotas de programa, le prostitute che lavorano in maniera indipendente e non nei bordelli camuffati da saune e discoteche. A Niteroi, la città turistica sulla sponda della baia de Guanabara opposta a quella di Rio de Janeiro, le prostitute sono scese ripetutamente in strada per protestare contro la polizia militare e la prefettura che hanno fatto sloggiare con forza e illegalmente circa duecento prostitute, le quali – nonostante affittassero regolarmente i propri appartamenti – sono oggi impedite di lavorare nel celebre bordello verticale autogestito dell’avenida Amaral Peixoto, meglio conosciuto come palazzo della Caixa.
LA TRIPLETTA DI CAVANI ALLINTER
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