
TUTTO FA ARTE: FEMMINISMO, PUNK E CORPI NUDI – ALLA HAYWARD GALLERY DI LONDRA DUE RASSEGNA PARALLELE DI DUE ARTISTE FEMMINISTE: L’INGLESE LINDER, CHE COMBINA IL FOTOMONTAGGIO CON IL COLLAGE, E LA NERA AMERCANA MICKALENE THOMAS, CHE UNISCE PITTURA E FOTOGRAFIA – ANTONIO RIELLO: “IL CORPO E’ VISTO DA LINDER COME UN CAMPO DI BATTAGLIA. E BOCCA E SORRISO SONO LE TRUPPE SCELTE DEL SUO ESERCITO. LE SUE IMMAGINI PIU’ ICONICHE SONO SEGNATE DALLA PRESENZA DI DENTI E LABBRA (IN GENERE A COLORI) CHE DOMINANO LA SCENA"
Antonio Riello per Dagospia
Dai primi di Marzo 2025, a Londra, la Hayward Gallery sta ospitando, in rassegne parallele, i lavori di due brillanti artiste. Sono entrambe femministe impegnate. Raccontano la stessa storia di lotte ed emarginazione, ma con stili e attitudini diverse.
Linder Sterling, meglio conosciuta semplicemente come LINDER, è nata nel 1954 a Liverpool. Ha studiato al Politecnico di Manchester. Dopo una breve esperienza come pittrice, ha iniziato ad elaborare una modalità di espressione che, con qualche variante, la ha poi accompagnata in tutta la carriera. Combina il fotomontaggio (all’inizio - siamo ancora nell’era analogica - usa dei bisturi da chirurgo per le sue dissezioni grafiche) con le tecniche tipiche del collage. E’ una specialista riconosciuta in questo tipo di linguaggio.
Il sottotitolo della mostra (curata da Rachel Thomas e Gilly Fox) è “danger came smiling”. Funziona alla perfezione: suona attinente e racchiude in sintesi tutto il mondo di LINDER. Lei abbraccia da giovanissima con entusiasmo un femminismo radicale poco incline a compromessi. La trasposizione artistica di questo credo genera nelle sue opere un impatto visivo acceso e diretto. Il contesto culturale è quello dell’ultima (gloriosa) fase del Punk inglese. Fonda una band chiamata “Ludus” (che rimane attiva tra il 1974 e il 1984) e realizza la grafica di copertina di parecchi vinili.
Il corpo è visto da LINDER come un campo di battaglia. E bocca e sorriso sono le truppe scelte del suo esercito. Le sue immagini piu’ iconiche sono segnate dalla presenza di denti e labbra (in genere a colori) che dominano la scena (quasi sempre in bianco e nero). Il sorriso come maschera tragica che copre lo sfruttamento e la diseguaglianza (anche e soprattutto nel senso di genere).
Ma il suo piglio combattivo (che può rasentare perfino la ferocia) e’ comunque sempre equilibrato da una forma di sottile humor davvero molto britannico. Le pagine pubblicitarie - soprattutto degli anni 80 e 90 - che cercano di sedurre il pubblico delle riviste femminili sono il suo bersaglio preferito. E contemporaneamente la tavolozza inesauribile a cui attingere ispirazione. Rassegne di oggetti domestici (lavatrici, aspirapolveri, asciugacapelli, frullatori) si susseguono alternando seduzione e disgusto. Dalla banalità trionfante l’artista sa fa sorgere un pensiero critico pieno di sorprese e di sarcastica consapevolezza. Trasforma le modelle della pubblicità in amazzoni incazzate o in sfegatate suffragette.
E’ comunque affascinata dal potere artistico del “glamour” e collabora con stilisti come Richard Nicoll, Louise Gray e Christopher Shannon. Anche la danza e la performance la coinvolgono. Con Kenneth Tindall crea due baletti: “The Ultimate Form” e, successivamente, “Children of the Mantic Stain”.
Alcune opere - in questo caso fotografiche - del 2011 fanno diretto riferimento ad una specifica tecnica (molto usata anche dall’artista californiano Paul McCarthy): il cosiddetto “sploshing”. I corpi delle persone vengono ricoperti da una miscela vischiosa e informe di resti di cibo, vomito e oggetti domestici. Un magma colorato dai contorni altamente drammatici che ricopre i corpi.
Le reazioni di chi guarda, dominate da una strana forma di perplessita’, fanno ovviamente parte della poetica dell’opera. Nel caso di LINDER questi lavori hanno una valenza particolare e personale: riflettono l’esperienza familiare (durata diversi anni) che l’artista ha avuto imboccando quotidianamente il padre infermo.
Molto interessante infine il suo progetto installativo dove della biancheria sexy femminile si trasforma in elegante maschera di carnevale (con un sapore leggermente sado-maso).
L’altra artista, Mickalene Thomas è americana (nata nel 1971, in New Jersey). Ha letto a fondo gli scritti di una delle piu’ singolari ed interessanti intellettuali-attiviste americane: bell hooks (Gloria Jean Watkins, 1952-2021). A toccarla in particolare e’ il piu’ famoso dei suoi libri: “all about love” (in italiano bell hooks, “Tutto sull’Amore”, edito da Feltrinelli). Amore visto come affetto, solidarieta’, comprensione, empatia di genere. Una forma di estesa “sorellanza” con implicazioni, in questo caso, anche etniche. Mickalene infatti e’ afro-americana e il suo universo artistico ruota tutto intorno a questa doppia identita’: femminile e “black”.
La parte principale del suo lavoro riguarda proprio una serie di ritratti di donne afro-americane. Ritratti suntuosi, di grandi dimensioni, con l’aria quasi “ufficiale”. Oppure quadri piu’ “privati” e intimamente affettuosi. Orgoglio e fragilita’ oscillano nelle raffigurazioni di queste signore (piu’ o meno giovani).
Opere fatte con (poca) pittura e (molta) fotografia, assemblate con un mix di materie plastiche, tessuti, frammenti di vetro e glitters. In fondo potrebbe essere visto come il concetto (assolutamente riveduto ed aggiornato, in termini di coordinate geografiche e storiche) dei ritratti femminili di Amedeo Modigliani.
In ogni caso emergono, qui e la’, vaghe memorie dei corpi nudi dipinti da Tom Wesselmann (ma ovviamente senza il suo machismo quasi-pornografico). Va infine assolutamente aggiunto un riferimento alle opere dell’artista newyorkese Rhonda Zwillinger che vedevano appunto un largo impiego di strass e paillettes. Per occhi abituati a standard estetici europei il largo uso di brillantini e di tessuti animalier potrebbe sembrare una professione di Kitsch. O qualcosa del genere. Ma, visto da Mickalene Thomas, tutto cio’ rappresenta una sorta di doveroso tributo che sottolinea in modo del tutto naturale l’importanza della persona ritratta e il rispetto che merita.
Si respirano gioia ed empatia. I soggetti dei dipinti sembrano davvero godere della genuina vicinanza dell’autrice. Alcune sono addirittura amiche o parenti. Con tutte comunque e’ evidente che si e’ sviluppato un rapporto di fiducia e profonda complicita’. Forse accade di raro di questi tempi, ma l’occhio e la mano dell’artista sono genuinamente intrisi di ottimistica partecipazione. La sincera simpatia (artistica) di Mickelene Thomas e’ uno strumento sapiente per fare un discorso molto impegnato senza essere necessariamente vittime di una retorica fatta di banali rituali d’occasione e/o di scontate lamentele.
Nella mostra anche un video su una riflessione politica radicale e antirazzista. Ma l’attenzione principale cade su due installazioni davvero notevoli che ricreano degli spazi domestici abitati da donne. Ancora dei lavori di estrema capacità espressiva: una presenza femminile dettata, in qualche modo, dall’assenza. O meglio, suggerita e sancita da un plateale “non-riconoscimento”.
LINDER
Danger came smiling
fino al 5 Maggio
MICKALENE THOMAS
All about love
fino al 5 Maggio
HAYWARD GALLERY
Southbank Centre, Belvedere Rd, Londra SE1 8XX
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