le mans lorenzo rossi

VROOM! A LE MANS TRIONFA LORENZO “LE MAGNIFIQUE”, VALENTINO RIMONTA E CHIUDE SECONDO - ROSSI INSEGUE I DUE SPAGNOLI: E’ GIA’ BAGARRE MONDIALE - DISASTRO DUCATI: MA ORA DOVIZIOSO E IANNONE RISCHIANO

1. VALENTINO SECONDO È GIÀ IL MONDIALE DEI TRE GRANDI NEMICI

Massimo Calandri per “la Repubblica”

 

ROSSI LORENZO LE MANSROSSI LORENZO LE MANS

Dodici piccoli punti. E tre nemici giurati, che provano ad ignorarsi invece eccoli lì, tutti insieme appassionatamente. Condannati a una sfida infinita, tra sorpassi di millimetri e capitomboli a trecento all’ora. Ora in testa c’è Lorenzo, poi Marquez e Valentino.

 

Dall’inizio della stagione ognuno di loro ha vinto ed è caduto almeno una volta. Tra due settimane al Mugello sarà un’altra battaglia, forse una nuova rivoluzione in classifica. Quei tre si detestano, però rischiano di restare appiccicati per altri 6 mesi e 13 gran premi: tra provocazioni e colpi di genio, rancori e lampi di talento purissimo. Una grande, emozionante storia sportiva.

 

Jorge ieri ha fatto quello che tutti s’aspettavano: se n’è andato dalla pole con la solita prepotenza, ha collezionato una serie di giri impressionanti per costanza e precisione – lo chiamano il Martello -, ha corso da solo e al traguardo ha spiegato che «è stata una gara perfetta». Infatti. Non sarà il più spettacolare, d’accordo. Non brilla per simpatia, va bene.

 

Dal punto di vista psicologico soffre da morire il compagno di squadra, che non chiama nemmeno più per nome: “Rossi”, è il massimo che riesce a dire. Ma se tutto fila liscio, Lorenzo è semplicemente imbattibile.

VALENTINO ROSSIVALENTINO ROSSI

 

Valentino è l’esatto contrario. Nessuno come lui sa sorprendere, ribaltare situazioni impossibili. Partiva dalla terza fila perché prove e qualifiche sono state un mezzo disastro («Colpa mia, ho fatto troppi errori»). Si è «incasinato» dopo la prima curva, che paura.

 

Poi con una serie di sorpassi Doc ha fatto impazzire il pubblico francese: i due fratelli Espargarò, Smith, Marquez, Dovizioso. Cancellati con pennellate di classe e coraggio. Alla vigilia un quotidiano locale, Le Maine, titolava: “Chi è che non tifa per il Dottore?”. I cronisti non hanno trovato nessuno, tra gli spettatori.

 

Marquez quest’inverno ha cambiato pelle. Come i serpenti. Gli scivoloni irruenti della stagione passata lo hanno convinto a farsi più prudente, quasi ragioniere. Guida una Honda attualmente non all’altezza della Yamaha e quando è il caso non rischia. Sulla pista francese gli bastava il podio, invece è caduto all’improvviso e non sa nemmeno perché.

VALENTINO ROSSIVALENTINO ROSSI

 

Ha perso la leadership in classifica, pure il sorriso Durbans se n’è andato. «Mi piacerebbe un giorno stringere di nuovo la mano a Valentino», ha detto nei giorni scorsi. Illuso. Il pesarese ha la memoria lunga e le orecchie dure.

 

«Questo secondo posto vale come una vittoria». Rossi fa festa, trova il tempo di provocare un po’ Lorenzo: «Quando mi sono ritrovato dietro di lui, le gomme hanno cominciato a slittare. Peccato, altrimenti vincevo a mani basse». Fa il verso al maiorchino, che a Jerez aveva giustificato così la sua sconfitta. «A parte gli scherzi: Jorge oggi era troppo forte, ma io ho pure ridotto il distacco dalla vetta della classifica. Sto bene fisicamente, la moto è competitiva. Però la domenica non posso continuare a partire così lontano».

 

L’ansia suicida della Ducati è ormai un’abitudine: serve qualcuno che sciolga il mistero Michelin. Il derby tra Dovizioso e Iannone, che puntano alla riconferma per il 2017 (chi sarà il futuro compagno di Lorenzo?), si chiude nuovamente con un malinconico zero per entrambi.

 

The Maniac come al solito sarebbe stato tradito dalla foga, mentre – secondo – s’era messo ad inseguire Jorge: «Sciocchezze. In quel momento stavo andando più piano» protesta Iannone. Ce l’ha con le gomme. «Questa situazione è difficile da accettare. E da spiegare. Vado fortissimo, all’improvviso mi ritrovo per terra e non so perché ». Il forlivese invece a metà gara è stato vittima di un insolito, contemporaneo capitombolo con Marquez.

 

«Adesso sotto con il Mugello, il mio preferito: ci ho vinto anche lo scorso anno », gongola Lorenzo. Che ha parole solo per Marquez («Pensavo sarebbe arrivato secondo»), figurarsi se fa il nome di Valentino. Il pesarese non se la prende, anzi. «È una pista che piace anche a me. Non vedo l’ora».

 

2. FRENESIA E DUBBI: COSA C' È DIETRO IL DISASTRO DUCATI

Giorgio Terruzzi per il “Corriere della Sera”

 

IANNONE DOVIZIOSO LE MANSIANNONE DOVIZIOSO LE MANS

Andrea Iannone: terzo volo clamoroso dai piani nobili della corsa. Andrea Dovizioso: quarto incidente, tra collisioni, rotture e cadute.
 

Ieri, a Le Mans, ancora una volta con il profumo di un possibile podio diffuso nel box. Il bilancio Ducati dopo cinque gare è un disastro ferroviario. Contiene una reiterata amarezza da sorrisi mancati perché sia Iannone, sia Dovizioso, nelle rare occasioni in cui sono rimasti in sella, hanno conquistato un 3° e un 2° posto. E mostra un panorama sconcertante, connesso alla precoce decisione di ingaggiare Lorenzo dal 2017 e quindi al taglio inevitabile di uno dei due Andrea.
 

Dunque, una frenesia in pericolosa evidenza, soprattutto se consideriamo che l' Andrea destinato al sacrificio doveva essere inizialmente Dovizioso, quindi doveva essere Iannone, soprattutto dopo l' abbattimento del compagno in Argentina.
 

LORENZO ROSSILORENZO ROSSI

Solo che proprio Dovizioso, in Francia, nei panni del salvatore di se stesso e della patria, invece di porsi definitivamente in una posizione diversa rispetto a quella di Iannone, è scivolato fuori proprio come Iannone, poco dopo Iannone. Roba da crisi di nervi collettiva nella squadra più rossa e italiana del Mondiale.

 

Con l' ipotesi conseguente - pur considerando la rogna, in marcatura su Dovizioso da un pezzo - che di piloti con quel nome lì, Andrea, se ne possa fare a meno. Un attimo, però: la Ducati, in stressante attesa di una vittoria MotoGp dal 17 ottobre 2010 (Stoner, in Australia) deve aver compreso che le decisioni affrettate producono più danni che speranze. Meglio un colpo di freno, persino dove conta dare gas a tempo pieno.

ENRICO LETTA LE MANSENRICO LETTA LE MANSLORENZOLORENZO

 

Ultimi Dagoreport

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

bergoglio papa francesco salma

DAGOREPORT - QUANDO È MORTO DAVVERO PAPA FRANCESCO? ALL’ALBA DI LUNEDÌ, COME DA VERSIONE UFFICIALE, O NEL POMERIGGIO DI DOMENICA? - NELLA FOTO DELLA SALMA, SI NOTA SUL VOLTO UNA MACCHIA SCURA CHE POTREBBE ESSERE UNA RACCOLTA DI SANGUE IPOSTATICA, COME ACCADE NELLE PERSONE MORTE GIÀ DA ALCUNE ORE - I VERTICI DELLA CHIESA POTREBBERO AVER DECISO DI “POSTICIPARE” LA DATA DELLA MORTE DEL SANTO PADRE, PER EVITARE DI CONNOTARE LA PASQUA, CHE CELEBRA IL PASSAGGIO DA MORTE A VITA DI GESÙ, CON UN EVENTO LUTTUOSO - UN PICCOLO SLITTAMENTO TEMPORALE CHE NULLA TOGLIE ALLA FORZA DEL MAGISTERO DI FRANCESCO, TERMINATO COME LUI VOLEVA: RIABBRACCIANDO NEL GIORNO DELLA RESURREZIONE PASQUALE IL SUO GREGGE IN PIAZZA SAN PIETRO. A QUEL PUNTO, LA MISSIONE DEL “PASTORE VENUTO DALLA FINE DEL MONDO” ERA GIUNTA AL TERMINE...

andrea orcel castagna fazzolari meloni milleri caltagirone giuseppe giovanbattista giorgia giancarlo giorgetti

DAGOREPORT – MA ‘STI “GENI” ALLA FIAMMA DI PALAZZO CHIGI PENSANO DAVVERO DI GOVERNARE IL PAESE DEI CAMPANELLI? E COME SI FA A NON SCRIVERE CHE DIETRO L’APPLICAZIONE DEL GOLDEN POWER ALL’UNICREDIT, C’È SOLO L’ESPLICITA VOLONTÀ DEL GOVERNO DEI MELONI MARCI DI MANGANELLARE ANDREA ORCEL, IL BANCHIERE CHE HA OSATO METTERSI DI TRAVERSO AL LORO PIANO “A NOI LE GENERALI!”? - UNA PROVA DELL’ATTO ‘’DOLOSO’’? IL GOLDEN POWER, UNO STRUMENTO CHE NASCE PER PROTEGGERE GLI INTERESSI NAZIONALI DALLE MIRE ESTERE, È STATO APPLICATO ALL’OPERAZIONE ITALIANISSIMA UNICREDIT-BPM, EVITANDO DI UTILIZZARLO ALLE ALTRE OPERAZIONI BANCARIE IN CORSO: MPS-MEDIOBANCA, BPM-ANIMA E BPER-SONDRIO - ORA UNICREDIT PUÒ ANCHE AVERE TUTTE LE RAGIONI DEL MONDO. MA NON SERVE A UN CAZZO AVERE RAGIONE QUANDO IL TUO CEO ORCEL STA SEDUTO DALLA PARTE SBAGLIATA DEL POTERE…

jd vance papa francesco bergoglio

PAPA FRANCESCO NON VOLEVA INCONTRARE JD VANCE E HA MANDATO AVANTI PAROLIN – BERGOGLIO HA CAMBIATO IDEA SOLO DOPO L’INCONTRO DEL NUMERO DUE DI TRUMP CON IL SEGRETARIO DI STATO: VANCE SI È MOSTRATO RICETTIVO DI FRONTE AL LUNGO ELENCO DI DOSSIER SU CUI LA CHIESA È AGLI ANTIPODI DELL’AMMINISTRAZIONE AMERICANA, E HA PROMESSO DI COINVOLGERE IL TYCOON. A QUEL PUNTO IL PONTEFICE SI È CONVINTO E HA ACCONSENTITO AL BREVE FACCIA A FACCIA – SUI SOCIAL SI SPRECANO POST E MEME SULLA COINCIDENZA TRA LA VISITA E LA MORTE DEL PAPA: “È SOPRAVVISSUTO A UNA POLMONITE BILATERALE, MA NON È RIUSCITO A SOPRAVVIVERE AL FETORE DELL’AUTORITARISMO TEOCRATICO” – I MEME

jd vance roma giorgia meloni

DAGOREPORT – LA VISITA DEL SUPER CAFONE VANCE A ROMA HA VISTO UN SISTEMA DI SICUREZZA CHE IN CITTÀ NON VENIVA ATTUATO DAI TEMPI DEL RAPIMENTO MORO. MOLTO PIÙ STRINGENTE DI QUANTO È ACCADUTO PER LE VISITE DI BUSH, OBAMA O BIDEN. CON EPISODI AL LIMITE DELLA LEGGE (O OLTRE), COME QUELLO DEGLI ABITANTI DI VIA DELLE TRE MADONNE (ATTACCATA A VILLA TAVERNA, DOVE HA SOGGIORNATO IL BUZZURRO), DOVE VIVONO DA CALTAGIRONE AD ALFANO FINO AD ABETE, LETTERALMENTE “SEQUESTRATI” PER QUATTRO GIORNI – MA PERCHÉ TUTTO QUESTO? FORSE LA SORA “GEORGIA” VOLEVA FAR VEDERE AGLI AMICI AMERICANI QUANTO È TOSTA? AH, SAPERLO...