urbano cairo rcs blackstone

TERREMOTO IN VISTA AL “CORRIERE”? SE IL PROSSIMO 25 LUGLIO LA CORTE SUPREMA DI NEW YORK DOVESSE DARE RAGIONE A BLACKSTONE, NELLA SUA CAUSA DI RISARCIMENTO DANNI PROMOSSA CONTRO RCS, IL FONDO USA POTREBBE CHIEDERE L’OMOLOGAZIONE DELLA SENTENZA IN ITALIA PER INCASSARE I 600 MILIONI DI DOLLARI RICHIESTI IN PARTI UGUALI A RCS E A CAIRO - LA STRATEGIA LEGALE IDEATA DALL’AVVOCATO SERGIO EREDE E’ AFFOSSATA, CAIRO POTREBBE ESSERE COSTRETTO A UNA TRANSAZIONE E SI RISCHIA UN RIBALTAMENTO NEGLI ATTUALI ASSETTI DEL “CORRIERE”

Andrea Muratore per https://www.tag43.it

 

URBANO CAIRO

Dopo la vittoria in appello contro Rcs per la vicenda della vendita dell’immobile di Via Solferino, Blackstone non ha nessuna intenzione di fermarsi. Se il prossimo 25 luglio la Corte Suprema di New York dovesse dare ragione al fondo americano nella sua causa di risarcimento danni promossa contro Rcs, potrebbe infatti chiedere l’omologazione della sentenza in territorio italiano per incassare i 600 milioni di dollari richiesti in parti uguali a Rcs e al suo proprietario Urbano Cairo.

 

BLACKSTONE VUOLE RIVALERSI SU CAIRO

In tal caso il fondo Usa si muoverebbe sull’onda della sentenza dei giudici della Corte d’Appello di Milano che, disconoscendo la richiesta dell’editore del Corriere della Sera di identificare come usura l’affare del 2013 che ha portato in mano americana lo storico stabile di Via Solferino in cui il giornale ha sede, hanno esplicitamente dato il destro a Blackstone per procedere con ulteriori azioni risarcitorie. L’omologazione dell’eventuale sentenza newyorkese rappresenterebbe il naturale complemento di questo processo.

blackstone

 

ATTESA PER LA SENTENZA DEL TRIBUNALE DI NEW YORK

Per Blackstone l’accusa di usura mossa da Cairo è stata vista come infamante e le cause intentate dall’editore alla guida di Rcs dal 2016 ritenute non solo temerarie ma addirittura oltraggiose. Ebbene, dopo quattro vittorie in tribunale (due archiviazioni della causa penale, il lodo del 2021 che disconosceva la presunta usura e il giudizio d’appello) il fondo guidato da Stephen Schwarzman affila le armi in vista della sentenza di New York sul maxi-risarcimento chiesto per aver fatto naufragare la vendita dell’immobile ad Allianz e la conseguente notevole plusvalenza.

urbano cairo sergio erede

 

CAIRO, SCONFITTO IN APPELLO SU RCS CONTRO BLACKSTONE

Si parlava, nei giorni scorsi, della possibilità che Cairo potesse essere tentato di disconoscere, di fatto, la causa americana. Ma i bene informati confermano che è quasi impossibile ciò avvenga. Molto facile invece il contrario. Ovvero che la sentenza d’appello consenta a Blackstone di vedere riconosciuta, tramite omologazione in Italia, un’eventuale condanna al risarcimento inflitta dai giudici newyorkesi.

 

IL PRECEDENTE DI CITIBANK CHE VINSE LA CAUSA CON PARMALAT

Il precedente storico del caso Parmalat-Citigroup, in quest’ottica, potrebbe fare giurisprudenza. Si tratta di una causa intentata nel 2003 da Citibank all’azienda di Calisto Tanzi, vinta in Usa nel 2008 e omologata dalla giustizia italiana che condannò la multinazionale dell’alimentare a un risarcimento di 431 milioni di dollari.

calisto tanzi parmalat

 

Toccherà la stessa sorte nella diatriba che vede il patron del Torino e uno dei più grandi fondi del mondo combattersi a botte di sentenze e ricorsi? Blackstone è rinvigorita dal fatto che le parole della Prima sezione civile della Corte d’Appello di Milano presieduta da Carla Romana Raineri hanno fatto tabula rasa delle accuse di Cairo, stabilendo da un lato che non ci può in alcun modo essere usura in materia di compravendita immobiliare e dall’altro che l’affare del 2013 si è svolto in maniera trasparente e secondo le logiche di mercato.

urbano cairo 5

 

Questo conferma, a detta di chi la partita la conosce bene, che l’ardita trama ideata da Sergio Erede, uno dei più blasonati avvocati d’affari italiani, forse ha osato troppo. E suggerisce anche una peraltro remota possibilità: ovvero che Cairo si sieda al tavolo con gli americani per negoziare una transazione, non prima però di aver abiurato alla strategia sin qui seguita.

 

AGITAZIONE NEL PATTO DI SINDACATO CHE LEGA I SOCI STORICI DI RCS

Alberto Nagel

Del resto gli strascichi della partita Blackstone-Rcs si legano a un particolare momento vissuto dal sistema-Paese in cui, in caso di messa all’angolo di Cairo, si potrebbe prefigurare un ribaltamento negli attuali assetti del del Corriere della Sera, centro del suo impero mediatico nonché primo quotidiano del Paese. Ribaltamento tale da muovere molti soci a rimettere in discussione l’assetto proprietario del quotidiano di Via Solferino.

 

diego della valle al colosseo

Qualcosa è già nell’aria, se è vero che poco meno di due mesi fa alcuni storici azionisti della casa editrice (tra cui Mediobanca, Unipol, Pirelli, Della Valle) hanno rinnovato il patto di sindacato che controlla un pacchetto del 23 per cento di Rcs. Un patto cui Banca Intesa potrebbe prestare munizioni finanziarie, dopo che la diatriba con Blackstone ha gelato i suoi rapporti con Cairo, di cui per altro proprio l’istituto guidato da Carlo Messina aveva favorito l’ascesa al vertice.

 

urbano cairo 4

DA SEMPRE I RIBALTONI AL CORRIERE PRECEDONO QUELLI IN POLITICA

«Blackstone non si fermerà», il leitmotiv che circola in queste ore tra chi è addetto ai lavori del dossier, lascia presagire un nuovo terremoto. La partita andrà seguita con attenzione: la storia insegna che quando al centro del mirino finisce il Corriere della Sera cambia l’Italia.

 

Nel 1973-1974, a margine della turbolenta vicenda del passaggio del quotidiano dalla famiglia Crespi a Rizzoli, l’interesse della famiglia Agnelli denotava la possibilità di uno spostamento della testata, vicina alle esperienze di centrosinistra, verso nuove posizioni moderate e anticomuniste; nel 1984, la concretizzazione della scalata degli stessi Agnelli contribuì a posizionare il Corriere a favore, negli anni successivi, della svolta di sistema che avrebbe consolidato la fine della Prima Repubblica; nel 2016 l’ascesa di Cairo si legò inevitabilmente, nel giro di pochi mesi, alla grande visibilità offerta al Movimento 5 stelle nei media di sua proprietà, preludio dell’ascesa al governo nel 2018.

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