andrea pezzi

TIM A “PEZZI” – SCOPPIA IL BUBBONE DEI CONTRATTI DELLA SOCIETÀ “MINT” DI ANDREA PEZZI, CONSULENTE NEL CUORE DI DE PUYFONTAINE, BOSS DI VIVENDI (24% IN TIM) – MINT HA OTTENUTO SENZA GARA LA MILIONARIA GESTIONE DELLA PUBBLICITÀ ONLINE DI TIM - E LUNEDI’ ARRIVA IL CARICO: L'INCHIESTA DI “REPORT” SULLA STRATEGIA DI VIVENDI PER LA CONQUISTA DEL MERCATO ITALIANO…

Estratto dell’articolo di Giovanni Pons per www.repubblica.it

 

pietro labriola

Si apre una settimana cruciale per Telecom Italia, il cui cda del 9 novembre dovrà approvare i conti dei nove mesi, forse decidere chi cooptare in consiglio al posto del dimissionario Luca De Meo, e analizzare alcune situazioni interne […].

 

Tra queste c’è sicuramente il contratto stipulato da Tim con Dazn nell’autunno 2020, quando alla guida del gruppo c’era Luigi Gubitosi, e che ha per oggetto la trasmissione delle partite di Serie A. Un contratto con diversi aspetti anomali e che tra le tante cose coinvolge anche la società Mint di proprietà di Andrea Pezzi, il consulente più ascoltato da Arnaud de Puyfontaine, grande capo di Vivendi. Il gruppo francese dal 2014 ha una partecipazione del 24% in Tim che finora non ha dato i suoi frutti.

 

ANDREA PEZZI

Ma i rapporti tra la società di Pezzi e la Tim non finiscono qui e sono stati anche oggetto di un audit specifico condotto sotto la gestione di Pietro Labriola e che è approdato al collegio sindacale, senza però che si siano ravvisate irregolarità in quanto si tratta di rapporti di consulenza.

 

I contatti tra Pezzi e la Tim sono iniziati nel 2016, sono transitati anche da Tim Uk quando al timone del gruppo c’era Amos Genish e poi da Tim Brasil quando la società carioca era guidata proprio da Labriola. Quindi il rapporto è proseguito con alti e bassi nella stagione di Gubitosi e si è consolidato da quando Labriola è stato catapultato al vertice della società telefonica.

 

Nel gennaio 2022, infatti, e per la durata di cinque anni rinnovabili per altri cinque, Tim ha stipulato, senza ricorrere a una gara, altri due contratti con la Mint. Il primo riguarda la “Piattaforma M1” che permette al cliente di automatizzare il processo di acquisto della pubblicità online.

 

ARNAUD DE PUYFONTAINE

Pezzi è riuscito a ottenere che tutto il budget digitale di Tim (stimato tra 60 e 100 milioni di euro) debba transitare sulla sua piattaforma in cambio di una “Tech fee” di 5 milioni all’anno. Un altro contratto prevede che la fornitura di una serie di servizi di advertising collegati alla “Piattaforma M1” vengano remunerati con una “fee” pari al 4% del budget. Ovviamente la Mint a fronte di questo fatturato che ottiene da Tim deve sopportare dei costi e dunque il margine di guadagno finale di questi tre contratti, sempre secondo fonti vicine a Pezzi, peserebbe solo per l’8% del totale. […]

 

ANDREA PEZZI

Il consiglio di mercoledì prossimo sarà dunque denso di argomenti, tra cui anche le questioni di governance. Nelle ultime ore Vivendi ha scritto una lettera al presidente di Tim sponsorizzando l’ingresso in cda di Massimo Sarmi, nonostante il suo nome sia stato giudicato non idoneo dal Comitato nomine, probabilmente per questioni di età.

 

Nelle intenzioni dei francesi Sarmi, molto stimato dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, dovrebbe andare a sostituire Salvatore Rossi alla presidenza ma su questo tema non c’è ancora un consenso sufficiente. L’altro nome accreditato in queste ore è quello di Fabrizio Palenzona, oggi presidente di Prelios e molto vicino a Intesa Sanpaolo, in passato gran tessitore di Unicredit per conto della Fondazione Crt. Mentre le preferenze del Comitato nomine sarebbero per Stefano Proverbio della McKinsey.

 

2 – LO SCOPRIREMO SOLO VIVENDI

Da www.rai.it

 

Nella puntata di lunedì 7 novembre alle 21.20 su Raitre

 

Giorgio Mottola

Collaborazione di Norma Ferrara e Goffredo De Pascale

Immagini di Alfredo Farina, Andrea Lilli, Fabio Martinelli e Carlos Dias

Grafica e montaggio di Giorgio Vallati

 

Tim uno dei fascicoli più spinosi che il Governo Meloni si troverà ad affrontare. Oggi è visto solo come un problema, uno dei fascicoli più spinosi che il governo Meloni si troverà ad affrontare. All’inizio degli anni ‘90 Telecom è stato il fiore all’occhiello dell’industria di Stato. Poi l’hanno privatizzata, scalata, spolpata e, forse tra qualche settimana, sarà anche scorporata. Da terza azienda telefonica più ricca d’Europa è finita agli ultimi posti per fatturato e indebitamento a causa di scelte industriali e finanziarie sbagliate. Come, ad esempio, l’alleanza con Dazn per i diritti televisivi, che potrebbe costare a Tim perdite per oltre mezzo miliardo di euro.

 

Dal 2016 l’azionista di maggioranza dell’ex società di telecomunicazioni di stato è Vivendi, il gruppo francese di media controllato da uno dei più spregiudicati uomini d’affari transalpini, Vincent Bolloré. Grazie a un’intervista esclusiva a un suo ex socio, Report ricostruirà le strategie del finanziere francese per la conquista del mercato italiano: dalla scalata ostile a Mediaset della famiglia Berlusconi alla conquista di Tim, avvenuta negli anni in cui al governo c’era Matteo Renzi.

 

Attraverso documenti e testimonianze inedite, Report ricostruirà come la politica continui ad avere ancora oggi un peso enorme nella più importante industria di telecomunicazioni italiana, condizionando scelte e piani industriali. Un ruolo centrale rispetto alle vicende di Tim lo interpretano soprattutto alcuni degli uomini di fiducia di Vivendi, come Andrea Pezzi, l’ex conduttore di Mtv, diventato consigliere strategico dei francesi, al centro di appalti milionari con l’azienda telefonica e di trame di potere insospettabili.

 

PIETRO LABRIOLA PIETRO LABRIOLAARNAUD DE PUYFONTAINE

 

Ultimi Dagoreport

terzo mandato vincenzo de luca luca zaia giorgia meloni matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER TUTTO CON LA DUCETTA CHE INSISTE PER UN CANDIDATO IN VENETO DI FRATELLI D'ITALIA - PER SALVARE IL CULO, A SALVINI NON RESTA CHE BATTERSI FINO ALL'ULTIMO PER IMPORRE UN CANDIDATO LEGHISTA DESIGNATO DA LUCA ZAIA, VISTO IL CONSENSO SU CUI IL DOGE PUÒ ANCORA CONTARE (4 ANNI FA LA SUA LISTA TOCCO' IL 44,57%, POTEVA VINCERE ANCHE DA SOLO) - ANCHE PER ELLY SCHLEIN SONO DOLORI: SE IL PD VUOLE MANTENERE IL GOVERNO DELLA REGIONE CAMPANA DEVE CONCEDERE A DE LUCA LA SCELTA DEL SUO SUCCESSORE (LA SOLUZIONE POTREBBE ESSERE CANDIDARE IL FIGLIO DI DON VINCENZO, PIERO, DEPUTATO PD)

elisabetta belloni giorgia meloni giovanni caravelli alfredo mantovano

DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE IMPRONTE PORTANO A “FONTI DI INTELLIGENCE A LEI OSTILI” - L'ADDIO DELLA CAPA DEGLI SPIONI NON HA NULLA A CHE FARE COL CASO SALA. LEI AVREBBE PREFERITO ATTENDERE LA SOLUZIONE DELLE TRATTATIVE CON TRUMP E L'IRAN PER RENDERLO PUBBLICO, EVITANDO DI APPARIRE COME UNA FUNZIONARIA IN FUGA - IL CONFLITTO CON MANTOVANO E IL DIRETTORE DELL'AISE, GIANNI CARAVELLI, VIENE DA LONTANO. ALLA FINE, SENTENDOSI MESSA AI MARGINI, HA GIRATO I TACCHI   L'ULTIMO SCHIAFFO L'HA RICEVUTO QUANDO IL FEDELISSIMO NICOLA BOERI, CHE LEI AVEVA PIAZZATO COME VICE ALLE SPALLE DELL'"INGOVERNABILE" CARAVELLI, È STATO FATTO FUORI - I BUONI RAPPORTI CON L’AISI DI PARENTE FINO A QUANDO IL SUO VICE GIUSEPPE DEL DEO, GRAZIE A GIANMARCO CHIOCCI, E' ENTRATO NELL'INNER CIRCLE DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA

cecilia sala abedini donald trump

DAGOREPORT – LO “SCAMBIO” SALA-ABEDINI VA INCASTONATO NEL CAMBIAMENTO DELLE FORZE IN CAMPO NEL MEDIO ORIENTE - CON IL POPOLO IRANIANO INCAZZATO NERO PER LA CRISI ECONOMICA A CAUSA DELLE SANZIONI USA E L’''ASSE DELLA RESISTENZA" (HAMAS, HEZBOLLAH, ASSAD) DISTRUTTO DA NETANYAHU, MENTRE L'ALLEATO PUTIN E' INFOGNATO IN UCRAINA, IL PRESIDENTE “MODERATO” PEZESHKIAN TEME LA CADUTA DEL REGIME DI TEHERAN. E IL CASO CECILIA SALA SI È TRASFORMATO IN UN'OCCASIONE PER FAR ALLENTARE LA MORSA DELL'OCCIDENTE SUGLI AYATOLLAH - CON TRUMP E ISRAELE CHE MINACCIANO DI “OCCUPARSI” DEI SITI NUCLEARI IRANIANI, L’UNICA SPERANZA È L’EUROPA. E MELONI PUÒ DIVENTARE UNA SPONDA NELLA MORAL SUASION PRO-TEHERAN...

elon musk donald trump alice weidel

DAGOREPORT - GRAZIE ANCHE ALL’ENDORSEMENT DI ELON MUSK, I NEONAZISTI TEDESCHI DI AFD SONO ARRIVATI AL 21%, SECONDO PARTITO DEL PAESE DIETRO I POPOLARI DELLA CDU-CSU (29%) - SECONDO GLI ANALISTI LA “SPINTA” DI MR. TESLA VALE ALMENO L’1,5% - TRUMP STA ALLA FINESTRA: PRIMA DI FAR FUORI IL "PRESIDENTE VIRTUALE" DEGLI STATI UNITI VUOLE VEDERE L'EFFETTO ''X'' DI MUSK ALLE ELEZIONI POLITICHE IN GERMANIA (OGGI SU "X" L'INTERVISTA ALLA CAPA DI AFD, ALICE WEIDEL) - IL TYCOON NON VEDE L’ORA DI VEDERE L’UNIONE EUROPEA PRIVATA DEL SUO PRINCIPALE PILASTRO ECONOMICO…

cecilia sala giorgia meloni alfredo mantovano giovanni caravelli elisabetta belloni antonio tajani

LA LIBERAZIONE DI CECILIA SALA È INDUBBIAMENTE UN GRANDE SUCCESSO DELLA TRIADE MELONI- MANTOVANO- CARAVELLI. IL DIRETTORE DELL’AISE È IL STATO VERO ARTEFICE DELL’OPERAZIONE, TANTO DA VOLARE IN PERSONA A TEHERAN PER PRELEVARE LA GIORNALISTA - COSA ABBIAMO PROMESSO ALL’IRAN? È PROBABILE CHE SUL PIATTO SIA STATA MESSA LA GARANZIA CHE MOHAMMAD ABEDINI NON SARÀ ESTRADATO NEGLI STATI UNITI – ESCE SCONFITTO ANTONIO TAJANI: L’IMPALPABILE MINISTRO DEGLI ESTERI AL SEMOLINO È STATO ACCANTONATO NELLA GESTIONE DEL DOSSIER (ESCLUSO PURE DAL VIAGGIO A MAR-A-LAGO) - RIDIMENSIONATA ANCHE ELISABETTA BELLONI: NEL GIORNO IN CUI IL “CORRIERE DELLA SERA” PUBBLICA IL SUO COLLOQUIO PIENO DI FRECCIATONE, IL SUO “NEMICO” CARAVELLI SI APPUNTA AL PETTO LA MEDAGLIA DI “SALVATORE”…