VIDEO-CAFONALINO - RIEMPITEVI GLI OCCHI CON IL MONDO VISTO DA SALGADO, PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI (UNA MOSTRA DA NON PERDERE)
Video di Veronica Del Soldà per Dagospia
Foto di Luciano Di Bacco per Dagospia
Edoardo Sassi per "Il Corriere della Sera - Roma"
Da molti anni impegnato in prima persona per la riforestazione, la conservazione, l'educazione all'ambiente e la salvaguardia del pianeta, proprio al pianeta Terra ha dedicato questo suo ultimo progetto dal titolo «Genesi», iniziato nel 2004 e culminato nel gruppo di immagini in mostra da oggi e fino al 15 settembre nel complesso museale dell'Ara Pacis (da martedì a domenica 9-19, tel. 060608).
Protagonista e autore Sebastião Salgado, grande firma della fotografia internazionale - brasiliano di Aimorés, classe 1944, instancabile viaggiatore, vive a Parigi - il quale ha concepito questo suo ultimo lavoro anche come «potenziale cammino per la riscoperta della vera identità umana nella natura».
Curato dalla moglie Lélia Wanick Salgado, con la quale il fotografo ha lavorato fin dai primi anni Novanta al ripristino di una parte della fascia atlantica forestale del Brasile, territorio ora trasformato in una riserva naturale, la mostra Genesis si svolge in contemporanea con altre capitali (Londra, Rio De Janeiro e Toronto).
Da qui proseguirà poi il suo cammino attraverso altre tappe che la porteranno a raggiungere le maggiori metropoli del mondo. Oltre duecento le immagini esposte, tutte in bianco e nero, poeticamente sospese su quel sottilissimo crinale (tipico peraltro del lavoro del fotografo brasiliano) che divide e al tempo stesso accumuna «documento» e «lirismo», realtà narrata e astrazione formale.
Si possono innanzitutto citare i tanti luoghi fermati dal suo magistrale scatto: foreste dell'Amazzonia, Congo, Indonesia, Etiopia, Nuova Guinea, Antartide, Alaska, Usa, Cile, Siberia, Patagonia... Ma la mera geografia - sia pure la più esotica e remota possibile - non rende pienamente il grande incanto, la bellezza che proviene da queste immagini, oltre che dallo straordinario (e l'aggettivo, solo a prima vista banale, prende tutto il suo senso dalla visita di questa mostra) pianeta Terra.
Salgado, presente ieri a Roma per l'apertura della mostra, ha infatti realizzato le foto esposte andando alla ricerca di quelle parti di mondo ancora incontaminate, di quei segmenti di vita ancora intatta; un mondo di una grandiosa bellezza dove gli elementi, la terra, la flora, gli animali e l'uomo, vivono in sintonia con la natura. La mostra è suddivisa in cinque sezioni che ricalcano le zone geografiche in cui Salgado ha realizzato le foto: Pianeta Sud, Santuari della Natura, Africa, Grande Nord, Amazzonia e Pantanà l.
Paesaggi, natura, animali o esseri umani, con le diverse varietà di popolazioni indigene tipo gli Yanomami e i Cayapó dell'Amazzonia brasiliana o i Pigmei delle foreste equatoriali del Congo: mesi trascorsi da Salgado con ciascuno di questi gruppi, per raccontarne il fascino, per un atto d'amore verso un mondo fantastico ma anche per lanciare un grido di allarme contro la distruzione di precari equilibri:
«Ho chiamato Genesi questo progetto perché, per quanto possibile, desidero tornare alle origini del pianeta: all'aria, all'acqua e al fuoco da cui è scaturita la vita; alle specie animali che hanno resistito all'addomesticamento; alle remote tribù dagli stili di vita cosiddetti primitivi e ancora incontaminati; agli esempi esistenti di forme primigenie di insediamenti e organizzazione umane. Nonostante tutti i danni già causati all'ambiente, qui si può ancora trovare un mondo di purezza».