BENEDETTO SIA IL CRUCIVERBA – PAROLE CROCIATE, PUZZLE E SUDOKU SONO UNA MANNA PER NON FAR INVECCHIARE LE PROPRIE ABILITÀ COGNITIVE E PREVENIRE L’ARRIVO DI MALATTIE DEGENERATIVE – È UTILE PER TUTTI, MA SOPRATTUTTO PER GLI ANZIANI E ALCUNE UNIVERSITÀ PROPONGONO DEI CORSI DEDICATI AL “BRAIN TRAINING” – IMPARARE UNO STRUMENTO MUSICALE, STUDIARE UNA LINGUA: ECCO COSA POTETE FARE
Davide Michelin per “Salute - la Repubblica”
anziano fa le parole crociate 1
Otto orizzontale: passatempo da ombrellone; 11 verticale: fa bene al cervello. Numerosi studi scientifici hanno dimostrato i benefici di cruciverba e sudoku - e in generale dei giochi enigmistici - nel miglioramento a breve termine di alcune abilità cognitive. La cosiddetta ginnastica cerebrale non si limita ad allenare attenzione e concentrazione ma può stimolare anche memoria, capacità verbali e spaziali, ragionamento logico. Insomma, sono un vero e proprio toccasana, per giunta privo di effetti collaterali, tanto più prezioso quanto più passano gli anni.
parole crociatesimone migliore
L' idea è che il nostro cervello è un muscolo come gli altri. «E come gli altri può essere allenato e potenziato - ragiona Simone Migliore, neuropsicologo - sia con programmi di training cognitivo con personale specializzato, sia con attività quotidiane. Come imparare a suonare uno strumento musicale, studiare una lingua straniera, allacciare le scarpe o abbottonarsi la camicia a occhi chiusi, pettinarsi o lavarsi i denti con la mano non dominante. Tutte attività che stimolano le nostre cellule cerebrali».
Negli ultimi anni, addirittura alcuni atenei - ma anche comuni e associazioni - hanno iniziato a proporre corsi dedicati, strutturati in attività pratiche, che puntano a migliorare una o più funzioni cognitive dell' anziano. «Esistono percorsi adattivi, che lavorano su aspetti specifici come la memoria di lavoro, e altri più generici, spendibili nella vita quotidiana. I benefici si mantengono nel tempo, anche se andrebbero previsti incontri di richiamo», nota Elena Cavallini, ricercatrice del dipartimento di Scienze del sistema nervoso e del comportamento dell' università di Pavia.
L' utilità di queste palestre mentali è la stessa di quelle che propongono pilates e aerobica: si viene seguiti da un istruttore qualificato, si socializza, ma soprattutto si è costretti a mantenere quei buoni propositi che nella comodità domestica finiscono sistematicamente per naufragare.
Come l' adolescenza, l' ingresso nella terza età è infatti una fase di passaggio e bisogna farsi trovare preparati. Il rifiuto del declino cognitivo o la rassegnazione sono reazioni frequenti che sfociano nello scetticismo nei confronti di strategie e accorgimenti per contrastarlo.
«Il primo passo sta nel riconoscere i propri limiti e le proprie capacità, imparando a distinguere l' invecchiamento fisiologico da quello patologico. Scordare un numero di cellulare è normale, smarrire la strada di casa non lo è», sottolinea Cavallini.
Mantenere quotidianamente allenato il cervello contrasta l' inevitabile declino cognitivo e permette di rallentare, almeno in parte, l' evoluzione di malattie neurodegenerative. «Non a caso, uno dei principali fattori di protezione contro l' Alzheimer è la scolarità: chi ha una storia scolastica più lunga può contrastare più a lungo l' insorgere della malattia», ricorda Raffaella Rumiati, professoressa di Neuroscienze cognitive alla Sissa di Trieste.
Se per il passato c' è poco da fare, per il presente non resta che rimboccarsi le maniche, cercando di mantenere il più a lungo possibile l' efficienza cognitiva. La ricetta per un invecchiamento di successo è complessa, e prevede un gran numero di ingredienti non ancora del tutto compresi. «Gli stili di vita possono migliorare la situazione. Una corretta alimentazione, e soprattutto l' attività fisica, hanno effetti positivi», prosegue Rumiati. Per certi versi, il cervello è come un muscolo: se non lo si usa finisce per atrofizzarsi. E l' esercizio di una certa funzione cognitiva, come la memoria, porta a migliorare le prestazioni. Tuttavia, i benefici di un allenamento di questo tipo su altre funzioni rimangono incerti. Ecco perché si deve variare, alternando per esempio compiti visuo-spaziali e verbali.
Ma non solo. «Leggere, scrivere, fare conversazione, andare al teatro o al cinema: tutto contribuisce a tenere allenato il cervello. Purché ci si imponga di sforzare l' attenzione », riprende Cavallini. Uno studio recente coordinato da Drew Altschul, epidemiologo cognitiva all' università di Edimburgo, e pubblicato su Journals of Gerontology, evidenzia come i giochi da tavolo possano proteggere dal declino e perfino aumentare le funzioni cognitive negli anziani. Gli autori hanno monitorato per dieci anni un migliaio di anziani coinvolti, all' età di 11 anni, in una valutazione del quoziente intellettivo.
Sebbene il declino cognitivo tra i 70 e i 79 anni abbia interessato tutti, esso è risultato significativamente ridotto, soprattutto in termini di memoria e velocità di esecuzione, nei giocatori assidui di scacchi, bingo e carte. La pratica di giochi diversi è stata associata a un minor declino delle funzioni cognitive complessive. Perfino il divano può trasformarsi in una palestra «se non ci si lascia trasportare passivamente dal film ma ci si concentra sullo sviluppo della trama e si provano ad associare gli scenari ai luoghi delle riprese oppure i personaggi ai nomi degli attori che li interpretano», chiarisce la psicologa.
Gioca un ruolo importante anche il tipo di lavoro o le esperienze pregresse. Chi ha svolto professioni letterarie, per esempio, ottiene prestazioni migliori negli esercizi di memoria verbale, gli ingegneri nelle abilità visuo-spaziali (studio su Applied Cognitive Psychology).
«I trascorsi personali sono importanti ma non bisogna generalizzare: ogni anziano è una storia a sé ed eventuali interventi di potenziamento cognitivo devono tenere conto di capacità e potenziale individuale - riprende la psicologa. Un po' come avviene nei programmi personalizzati per lo sviluppo della massa muscolare».
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