TUMORE DI FONDO - I MALATI ONCOLOGICI SONO PASSATI IN SECONDO PIANO DURANTE L'EMERGENZA COVID E ORA I MEDICI LANCIANO L'ALLARME: STA ARRIVANDO UN'ONDATA DI PAZIENTI CON CANCRO IN FASE AVANZATA, DUNQUE PIÙ DIFFICILI DA CURARE, PER COLPA DEGLI ESAMI RIMANDATI - IL PRESIDENTE DELLA FEDERAZIONE ONCOLOGI: "DUE ANNI DI PANDEMIA NON CI HANNO INSEGNATO NULLA..."
1 - L'ONDATA DEI TUMORI
Francesco Rigatelli per "La Stampa"
Per la Giornata mondiale contro il cancro, che si celebra oggi, gli oncologi lanciano l'allarme: sta arrivando un'ondata di tumori in fase avanzata, dunque più difficili da curare, a causa degli esami rimandati per il Covid.
Il caos negli ospedali e i tagli ai posti letto e al personale sanitario del passato rischiano di invertire la tendenza positiva delle terapie anticancro degli anni scorsi. Per impedirlo servirebbe un Recovery plan dedicato, suggerisce l'Associazione italiana di Oncologia medica.
Secondo il suo presidente, Saverio Cinieri, «senza un'adeguata programmazione, con assegnazione di risorse e personale, le oncologie non saranno in grado di affrontare l'ondata di casi in fase avanzata stimati nei prossimi mesi e anni».
Quello che si starebbe verificando è conosciuto dagli esperti come "effetto pandemia". Verrebbero infatti alla luce in questi mesi «le neoplasie non rilevate nel 2020, ma in stadi più avanzati e con prognosi peggiori rispetto al periodo precedente la pandemia.
Inoltre, queste patologie presentano anche un carico tumorale maggiore, cioè metastasi diffuse, con quadri clinici che non vedevamo da tempo», spiega Cinieri. Nel 2020 le nuove diagnosi di tumore si sono ridotte dell'11% rispetto al 2019, i nuovi trattamenti farmacologici del 13% e gli interventi chirurgici del 18%.
Gli screening per il tumore della mammella, della cervice uterina e del colon retto hanno registrato una riduzione di due milioni e mezzo di esami. Sono state stimate anche le diagnosi mancate: oltre 3.300 per il cancro al seno, circa 1.300 per il colon-retto, mentre l'assistenza domiciliare oncologica è disponibile solo per il 68% dei centri.
L'emergenza non è finita se anche in queste settimane, rivela Cinieri, «la nuova ondata della pandemia causata dalla variante Omicron sta mettendo in crisi la gestione dei reparti di oncologia e spesso l'attività chirurgica programmata è stata sospesa o rallentata, poiché le terapie intensive sono occupate da pazienti Covid».
Ecco perché «gli ottimi risultati degli ultimi anni nelle terapie rischiano di essere vanificati senza una programmazione adeguata e la quarta ondata pandemica sta peggiorando una situazione già critica.
Plaudiamo alle iniziative del governo che ha stanziato 1 miliardo di euro per recuperare gli interventi e le visite rinviate, ma non basta. Se non viene definito un piano speciale di recupero, con un potenziamento vero del personale e delle strutture - conclude Cinieri - rischiamo di non riuscire a gestire la prossima epidemia di casi oncologici gravi».
La giornata di oggi è anche l'occasione per fare il punto sulla ricerca. Per Giampaolo Tortora del Gemelli di Roma «vedremo uno sviluppo dell'immunoterapia con farmaci che hanno la capacità di bloccare più bersagli e un domani avremo delle terapie cellulari per ora utilizzate per i tumori del sangue, mentre il filone dei vaccini, seppur interessante, è ancora sperimentale».
Certo è invece il principale fattore di rischio: il fumo da solo è responsabile del 27% dei decessi per tumore, seguito da obesità e sedentarietà. E sul tumore più diffuso, quello al seno, su cui si sono fatti passi da gigante tanto che il 90% non ne muore più, uno studio del Centro di Biotecnologie molecolari dell'Università di Torino ha individuato il meccanismo che permette alle cellule di metastatizzare.
I ricercatori Federico Gulluni, Huayi Li e Lorenzo Prever, guidati da Emilio Hirsch, hanno dimostrato che si può bloccare questo processo migratorio e invasivo delle particelle tumorali del seno.
2 - DUE ANNI DI PANDEMIA NON CI HANNO INSEGNATO NULLA
Francesco Cognetti* per "La Stampa"
*Presidente della Federazione oncologi, cardiologi ed ematologi
Ogni anno in Italia vengono diagnosticati circa 377mila nuovi casi di tumore. L'alto livello dell'assistenza oncologica nel nostro Paese è evidenziato dalle percentuali di sopravvivenza a 5 anni, che raggiungono il 65% nelle donne e il 59% negli uomini.
Inoltre, in sei anni (2015-2021), si è osservato un calo complessivo della mortalità per cancro del 10% negli uomini e dell'8% nelle donne. Non solo. La sopravvivenza nel nostro Paese è allineata ai livelli più alti osservati in Europa. In Italia, aumentano sempre più le persone vive dopo la diagnosi, nel 2020 erano circa 3,6 milioni, il 6% della popolazione, con un incremento del 36% rispetto al 2010.
Durante i due anni di pandemia, però, sono stati numerosi gli ostacoli all'assistenza oncologica. Il Covid-19 ha interferito con il corretto svolgimento delle attività di prevenzione e cura dei pazienti colpiti dal cancro, soprattutto di coloro che presentano malattia avanzata o in trattamento con chemioterapia.
Questi pazienti fragili, in caso di infezione da Covid-19, sono più a rischio di morte rispetto alle persone sane. I trattamenti chemioterapici infatti aumentano la probabilità di contrarre il virus e ne incrementano la letalità, attraverso una diminuzione della risposta del sistema immunitario.
Nella prima ondata della pandemia, i trattamenti chemioterapici e radioterapici sono stati ridotti e distanziati nel tempo. Anche gli interventi chirurgici per tumore hanno subito, negli ultimi 24 mesi, diverse interruzioni, blocchi o cancellazioni. Ricordiamo che il rinvio degli interventi chirurgici o dei trattamenti adiuvanti, cioè successivi alla chirurgia, può favorire lo sviluppo di tumori in fasi più avanzate, con minori possibilità di guarigione.
Si stima che tutti questi disagi nell'assistenza oncologica causeranno nei prossimi mesi o anni un aumento di diagnosi di cancro in fase più avanzata, con conseguente peggioramento delle percentuali di sopravvivenza.
Purtroppo sono trascorsi due anni di pandemia senza individuare adeguate soluzioni per garantire l'assistenza ai pazienti più fragili come quelli oncologici. Non solo. Abbiamo più volte chiesto anche il riavvio degli screening anticancro su tutto il territorio nazionale.
Nel 2020 rispetto al 2019, sono stati eseguiti circa 2 milioni e mezzo di screening in meno. Nell'autunno 2020 alcune Regioni sono riuscite ad erogare più test rispetto al 2019. Mancano però i dati del 2021 per fotografare lo stato dei programmi di prevenzione secondaria. Inoltre c'è stata la notevole riduzione delle vaccinazioni anti HPV.
Per avanzare alle Istituzioni proposte concrete di riforma del sistema sanitario, 26 società scientifiche hanno recentemente istituito il "Forum delle Società Scientifiche dei Clinici Ospedalieri e Universitari Italiani" (FoSSC), la prima realtà che nel nostro Paese riunisce i medici di diverse discipline che ogni giorno curano i pazienti negli ospedali.
Negli ultimi 40 anni, gli Ospedali e i Policlinici universitari sono stati mortificati e ridotti nella loro dotazione di posti letto di degenza ordinaria, terapia intensiva, di medici specialisti e finanziamenti rispetto a tutti i Paesi dell'Europa occidentale. Queste strutture vanno rifondate. Ed è necessario acquisire nuovi finanziamenti, perché il PNRR prevede pochissime risorse per l'assistenza ospedaliera.