“IL MOVIMENTO SI È LIBERATO DI VECCHI VINCOLI PERSONALI E DI REGOLE ORMAI SUPERATE” – IL GRAN TESSITORE DEM GOFFREDO BETTINI ESULTA PER LA VITTORIA DI CONTE (GIA’ “PUNTO DI RIFERIMENTO FORTISSIMO DEI PROGRESSISTI”) E MANDA UN PIZZINO SULL’AMMUCCHIATA ANTI-MELONI: “NON SI PUÒ ARRIVARE ALLE PROSSIME DECISIVE POLITICHE ALL’ULTIMO MOMENTO, CON UN “ACCROCCO” SOLO DI CONVENIENZA E VERTICISTICO” – “RENZI DICE CHE NON STA A ME OCCUPARSI DEL CENTRO DELL’ALLEANZA? VEDO CHE PER LUI È DIFFICILE NON PARLARE DI ME. MA…”
Maria Teresa Meli per il “Corriere della Sera” - Estratti
Goffredo Bettini, come giudica l’esito della Costituente del Movimento 5 Stelle? Era quello da lei auspicato?
«Ho seguito la Costituente con rispetto. Un evento significativo circa la partecipazione, i contenuti, la vitalità politica. Ha prevalso la linea di rinnovamento di Conte. Il M5S si è liberato di vecchi vincoli personali e di regole ormai superate. Ha ribadito la necessità delle alleanze programmatiche che, vista la natura attuale di Lega e FdI, presumibilmente riguarderanno innanzitutto il campo progressista.
Come più volte ha dichiarato l’ex premier. Nulla, tuttavia, sarà automatico e facile. Occorre una battaglia comune nella società e in Parlamento. In difesa dei salari, di coloro che sono senza lavoro, dell’imprenditoria sana, della sanità e della scuola pubbliche, contro lo spezzettamento del Paese, per la pace. Non si può arrivare alle prossime decisive politiche all’ultimo momento, con un “accrocco” solo di convenienza e verticistico».
Il Partito democratico ha vinto le ultime due Regionali: a suo avviso Elly Schlein sta facendo bene? Ha dei suggerimenti da darle?
«Sta facendo molto bene. Ha conquistato sul campo una forza che solo i faziosi vogliono disconoscere. Ha vinto soprattutto la sua linea politica e il suo modo di interpretarla nella realtà. Vedo che alcuni hanno attribuito i meriti determinanti a molti altri, per sminuire il suo ruolo. Vagheggiano modelli alternativi di riformismo. Ma i fatti hanno la testa dura. È oggettivo che il compito maggiore per costruire in questi mesi l’alternativa alla destra sia sulle spalle della segretaria. E va aiutata, non condizionata».
nicola fratoianni conte schlein
Matteo Renzi dice che non sta a lei occuparsi del centro dell’alleanza...
«Ci eravamo promessi di non parlare più dell’altro. Per me è stato facile. Vedo che per lui è un po’ più difficile. Ma non ho nessuna intenzione di costruire un clima di tensione. Ripeto a tutti ciò che mi sembra dirimente: l’area di centro, che non coincide con quella cattolica che è altra cosa, potenzialmente vale il 10%.
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Finora, al contrario, per varie ragioni, è spezzettata e in difficoltà. Se non emergerà una volontà unitaria di tanti e di nuovi che decidano di rischiare, non si raggiungerà mai quell’obiettivo. Che, peraltro, da molti anni indico; non per impicciarmi, ma per rendere più forte la nostra alternativa alla destra. Problema che, in piccolo, riguarda anche me».
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Secondo lei ha fatto bene alla fine il Partito democratico a lavorare per l’elezione di Raffaele Fitto alla vicepresidenza della Commissione Ue?
«Una volta che il gruppo Socialista ha deciso di votare Fitto, chiedendo di ribadire con chiarezza alla von der Leyen che la maggioranza restasse quella di luglio, per il Pd non c’era la possibilità di una diversa scelta. Il voto non chiude, semmai apre, una nuova fase di scontro per l’egemonia. Occorre, infatti, evitare uno spostamento a destra degli equilibri europei.
Meloni, con la proposta di Fitto, non ha pensato tanto agli interessi italiani, quanto a uno spazio maggiore per la sua manovra politica: essere lei stessa il ponte tra i Popolari e i Patrioti per far nascere una nuova maggioranza. Una catastrofe per ogni prospettiva europeista, anche per la più moderata».
IL CAMPO LARGO - MEME BY EDOARDO BARALDI
Bettini, il mondo sembra quasi sull’orlo della guerra. Putin insiste con le sue minacce. Secondo lei sono credibili? E in questo contesto il Pd fa bene a continuare ad appoggiare l’invio di armi a Kiev?
«Lei sente un’apprensione dell’opinione pubblica adeguata al pericolo di una guerra generalizzata, persino atomica? Io no. Anche molti democratici europei hanno sostenuto la vittoria finale su Mosca. Del tutto irrealistica.
(...) La storia è complicata. Non si racchiude in un solo atto criminale. Ecco perché oggi dico più che mai: diplomazia, trattativa e pace giusta. Dimensioni quasi assenti nel mentre infuria la guerra e noi continuiamo a mandare nuovi armamenti a Kiev».
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