CASSE IN ROSSO-NERO - DA MEDIASET A MEDUSA, L’IMPERO DEL BANANA È IN SOFFERENZA E NON PUÒ PIÙ PERMETTERSI DI SPENDERE PER IL MILAN - LA ZARINA BARBARA, INCETRIOLANDO GALLIANI, VUOLE IMPORRE AUSTERITY E IL LICENZIAMENTO DI 40 PERSONE SU 180 - LA POSSIBILE CESSIONE DI THIAGO SILVA, LE VOCI SUGLI ADDII DI PATO E IBRA - SECONDO “FORBES”, IL MILAN HA UN VALORE D’IMPRESA DI 838 MLN € MA CHE OGGI POTREBBE ESSERE GESTITA SENZA AFFANNI SOLO DA RUSSI, CINESI E ARABI…

Malcom Pagani per il "Fatto quotidiano"

Né i riferimenti lungimiranti, ma puramente casuali: "Tranquilli non vendo Kakà, Berlusca una squillo ha più dignità". Né le sequenze vietate ai minori: "Galliani gobbo, Berlusconi interista". Silvio censurerebbe il film. Fu proiettato nell'agosto di quattro anni fa tra striscioni, fumogeni, insulti e rischia di ripetersi. Il Milan è nei guai. La pronuncia della Cassazione sul lodo Mondadori, all'orizzonte.

E oggi, a un quarto di secolo dall'insediamento, le gentilezze disegnate con lo spray verso i totem all'epoca: "Armani boia/Rivera la sua troia" rischiano di tornare indietro con gli interessi che ogni storia d'amore trascina con sé. Quelli passivi del giocattolo preferito dal re decaduto avrebbero bisogno di un nuovo sultano all'orizzonte. Ma tra un depistaggio e l'altro, l'unico disponibile fino a ieri, Ahmed Al-Maktoum (padrone della Emirates Fly) si è tirato indietro.

Non per divergenze teologiche con Silvio il levantino: "L'occidente deve avere la consapevolezza della superiorità della sua civiltà", ma per realismo. Dubai soffre. Il petrolio manca. Abu Dhabi, ricca di pozzi detta la linea e lo sprofondo finanziario del 2009 invita anche gli Emirati al rigore. Al-Maktoum continuerà a vedere quelli di San Siro in tv proseguendo a corrispondere fino al 2014 un milione di euro al mese per osservare il logo della compagnia aerea sulle maglie. I calciatori, da domani, cambieranno nome.

Dopo aver accompagnato alla porta reliquie e anagrafe di Gattuso, Van Bommel, Seedorf, Nesta e Inzaghi, Galliani è passato ad altre pietre filosofali. Thiago Silva, brasiliano come Kakà, cui il Psg di Leonardo offre l'irrinunciabile raddoppio dello stipendio e un assegno, in direzione Milan di 50 milioni tra premi e contrappesi e gli altri come Zlatan Ibrahimovic, troppo costosi per rimanere in un clima di austerity obbligata. Oggi disegnano Barbara, la figlia in rapporti per così dire dialettici con gli altri eredi Piersilvio (Mediaset) e Marina (Mondadori), nel ruolo della tagliatrice di teste spedita a far ordine nel caos.

La naturale oppositrice delle memorie di Adriano. Quelle in cui si vinceva a qualsiasi prezzo, spegnendo luci nelle notti marsigliesi o accendendole con plusvalenze, cene nel ristorante di Leonardo Meani o passaggi offerti ai designatori Bergamo e Pairetto sul volo (infausto) per Istanbul . Quel Milan non esiste più e per la prima volta, si parla di licenziamenti.

Quaranta persone su 180, molte scelte dal geometra che in gioventù, come raccontano in un bel libro Luti e Solani, addomesticava l'esistenza sul Gargano in divisa da bagnino. Mare in tempesta. Pezzi di vita, tramonti. Ora, a un passo dall'ultima sfida di B., con la spina del governo Monti a corrente alternata, disfarsi del Milan non è possibile.

Così piovono smentite poco convinte sugli addii di Thiago Silva, del fidanzato della giovane Barbara, Pato, su Ibra e su tutti quelli che "il cuore", come piagnucola il comunicato ufficiale, consiglierebbe di trattenere. Il Milan è una squadra che continua ad avere un valore d'impresa, stimato da Forbes nel 2011, di 838 milioni. Ma certe macchine, non può permettersele più nessuno.

Con il pallone si perde dietro le quinte della finanza e neanche gli arabi dipinti come sciocchi in vena di follie si presteranno al teatrino. Potrebbero farlo cinesi o russi, ma dai nomi profetici che il Milan tratta (Acerbi del Chievo) si intuisce che i tempi non siano maturi. Così, con un grande futuro dietro le spalle, Berlusconi medita. Nessuno caccerà olgettine e calciatori dai loro appartamenti come avvenne, ai tempi della presidenza di Giussy Farina, con Hateley sfrattato da un cupo residence di Legnano.

Ma sarà battaglia, anche cruenta, per ridurre sprechi e regalìe. Di Berlusconi il Milan era metafora e cosmogonìa. Eros e Priapo. Cazzo, cazzotto e sfera magica: "È un affare costoso. Ma anche le belle donne costano". Il miglior elemento del gruppo, quello che permetteva l'esistenza di tutti gli altri: "27 mila volte meglio perdere la Mondadori che il calcio. La seconda è una sconfitta definitiva". Adesso la prospettiva si è ribaltata, Fininvest rimpingua le voragini e anche le sparate delle giovinezza rimangono tracce, modelli, passato: "Ho insegnato al Milan come si gioca al calcio".

Indro Montanelli aveva intuito deriva e conclusione prima di tutti. Berlusconi avrebbe vinto, per poi piangere, in una solitudine che oggi, conosciuti dettagli anche privatissimi, sembra più plastica e cupa di un mausoleo di Cascella: "C'è un solo pericolo: che il neo presidente voglia fare l'allenatore, il massaggiatore, il capitano e il centrattacco. Potrebbe anche andare bene. Ma ad una condizione: che possa fare anche l'arbitro". Ora Silvio, nerovestito per contingenza, può solo fischiare la fine di una partita in cui comandano altri. Più di qualunque triste burocrazia di bilancio, a essergli davvero insopportabile, è la verità.

 

 

silvio e barbara berlusconigallianiABU DHABITHIAGO SILVAibrahimovicbacio pato barbara foto mezzelani

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni john elkann

DAGOREPORT – COME MAI IMPROVVISAMENTE È SCOPPIATA LA PACE TRA JOHN ELKANN E FRATELLI D’ITALIA? IL MINISTRO DELLE IMPRESE, ADOLFO URSO, SI È SPINTO A DEFINIRE L’AUDIZIONE DI YAKI ALLA CAMERA COME “UN PUNTO DI SVOLTA NETTO” – AL GOVERNO HANNO FATTO UN BAGNO DI REALISMO: INNANZITUTTO LA CRISI DELL’AUTOMOTIVE È DRAMMATICA, E I GUAI DI STELLANTIS NON DIPENDONO SOLO DAI DANNI FATTI DA TAVARES - E POI CI SONO I GIORNALI: ELKANN È PROPRIETARIO DI “STAMPA” E “REPUBBLICA” (E DELL'AUTOREVOLISSIMO SETTIMANALE "THE ECONOMIST). MOSTRARSI CONCILIANTI PUÒ SEMPRE TORNARE UTILE…

meloni giorgetti fazzolari caltagirone nagel donnet orcel castagna

DAGOREPORT - DELIRIO DI RUMORS E DI COLPI DI SCENA PER LA CONQUISTA DEL LEONE D’ORO DI GENERALI – SE MEDIOBANCA, SOTTO OPA DI MPS-CALTA-MILLERI, TENTA DI CONQUISTARE I VOTI DEI FONDI ANNUNCIANDO LA POSSIBILITÀ DI METTERE SUL PIATTO IL SUO 13,1% DI GENERALI, SOLO DOMANI ASSOGESTIONI DECIDERÀ SE PRESENTARE UNA LISTA DI MINORANZA PER LEVARE VOTI ALLA LISTA DI NAGEL-DONNET, PER LA GIOIA DI CALTA-MILLERI (LA DECISIONE È NELLE MANI DEI FONDI CONTROLLATI DA BANCA INTESA) - FINO AL 24 APRILE, TUTTO È INCERTO SULLE MOSSE IN GENERALI DI ORCEL: CHI OFFRE DI PIÙ PER IL 9% DI UNICREDIT? E CHE FARÀ INTESA DI CARLO MESSINA? AH, SAPERLO...

raffaele cantone - francesco lo voi - pasquale striano giovanni melillo

FLASH! – AVVISO AI NAVIGATI! IL CASO STRIANO SUGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA BANCA DATI DELLA PROCURA NAZIONALE ANTIMAFIA, NON È APERTO: È APERTISSIMO! UNA VOLTA CHE IL FASCICOLO È PASSATO DALLE MANI DI CANTONE, PROCURATORE DI PERUGIA, A QUELLE DI LO VOI (CAPO DELLA PROCURA DI ROMA), CI SI ASPETTANO I BOTTI - IL CAPO DELLA DNA, GIOVANNI MELILLO, È DETERMINATO AD ARRIVARE FINO IN FONDO. E LO VOI, CONSIDERATI I PRECEDENTI (L’OSTILITA' DEL GOVERNO PER IL CASO ALMASRI), NON FARÀ SCONTI - COME NELL'AMERICA DI TRUMP, LA MAGISTRATURA E' L'UNICA OPPOSIZIONE A PALAZZO CHIGI...

giorgia meloni donald trump

DAGOREPORT – AIUTO! TRUMP CONTINUA A FREGARSENE DI INCONTRARE GIORGIA MELONI - ANCORA ROSICANTE PER LE VISITE DI MACRON E STARMER A WASHINGTON, LA "GIORGIA DEI DUE MONDI" SI ILLUDE, UNA VOLTA FACCIA A FACCIA, DI POTER CONDIZIONARE LE SCELTE DI TRUMP SUI DAZI ALL'EUROPA (CHE, SE APPLICATI, FAREBBERO SALTARE IN ARIA L'ECONOMIA ITALIANA E IL CONSENSO AL GOVERNO) - LA DUCETTA NON HA ANCORA CAPITO CHE IL TYCOON PARLA SOLO IL LINGUAGGIO DELLA FORZA: SE HAI CARTE DA GIOCARE, TI ASCOLTA, ALTRIMENTI SUBISCI E OBBEDISCI. QUINDI: ANCHE SE VOLASSE ALLA CASA BIANCA, RITORNEREBBE A CASA CON UN PUGNO DI MOSCHE...