SIAMO ALLE TELECOM-ICHE - A 3 GIORNI DAL CDA, BUIO TOTALE SUI PIANI DELLA SOCIETÀ - CATANIA LEVA IL DISTURBO

1. TELECOM ITALIA QUATTRO DOSSIER PER IL GRANDE VERTICE
Massimo Sideri per "CorrierEconomia - Corriere della Sera"

Settimana calda per Telecom Italia che mercoledì dovrà affrontare un consiglio di amministrazione che non solo rischia di essere caldissimo, ma anche inconcludente. Un mix esiziale. La data da tenere d'occhio è infatti il 28 del mese, quando si chiuderà la finestra temporale per la disdetta anticipata al piano superiore, il patto Telco. Inutile dire che saranno dieci giorni in cui potrà accadere di tutto. Con un futuro (prossimo) così complicato serve un manuale delle istruzioni. Eccolo.

LE STRATEGIE
Ipotesi uno: la contendibilità. È la carta che vorrebbero giocare alcuni esponenti italiani del patto se Telefonica non farà una mossa risolutiva: la cassaforte Telco, che detiene il 22,4% di Telecom, è posseduta con le seguenti quote: Telefonica (46,18%), Intesa Sanpaolo e Mediobanca (11,62% ciascuna) e Generali (30,58%). Per dare un chiaro messaggio al mercato che le quote sono acquistabili insieme al controllo dell'azienda (e con il titolo a 60 centesimi è difficile non considerarlo un affare) non ci sarebbe niente di meglio della fine del patto con il ritiro anche non condiviso di equity e debito dalla cassaforte. Tecnicamente non sarebbe una disdetta ma una scissione con complessità finanziarie non secondarie. Ma si può fare.

Non è un caso se si è sentito riparlare dei Benetton che proprio in Telco nel 2009 chiesero la scissione dal patto dove erano presenti con Sintonia (uscirono con il 2% di Telecom più 300 milioni di debito). La richiesta finita sul tavolo dell'assemblea straordinaria il 26 novembre di quattro anni fa sfociò infine, su richiesta del board, in un contestuale acquisto di azioni Telecom in contanti da parte di Sintonia e acquisto in contanti e annullamento da parte di Telco dell'intera partecipazione detenuta da Sintonia nel capitale sociale di Telco stessa (al tempo l'operazione fu conclusa sulla base di un prezzo Telecom di 2,2 euro per azione).
Con una mossa di questo genere Telefonica si troverebbe con il 10% circa di Telecom e il valore dell'azione salirebbe.

L'AUMENTO
Ipotesi due: l'aumento di capitale. È l'opzione che ha preso sostanza in chiusura di settimana con un deprezzamento del titolo. Una ricapitalizzazione rimetterebbe in carreggiata la sostenibilità economica dell'azienda ma senza effettivi vantaggi per il mercato.

L'ASSO DI TELEFONICA
Ipotesi tre: Telefonica cala l'asso. Il presidente del gruppo spagnolo, Cesar Alierta, sta trattando a tutti i livelli. Con gli altri soci di Telco con i quali ci sono stati incontri e anche con il presidente del gruppo italiano, Franco Bernabé che, in questi mesi non ha certo fatto mistero di preferire altri partner industriali a partire dal magnate egiziano Naguib Sawiris. Approfittando della kermesse politico-finanziaria di Cernobbio ha infatti ricordato che Sawiris ha già mostrato di sapere fare bene con Wind. Aggiungendo che Telecom ha bisogno di operazioni industriali ma con un partner alla pari.

Il che sembra depennare dalle sue preferenze Telefonica visto che il gruppo spagnolo è più grande di Telecom.

Ça va sans dire che a scegliere saranno però i soci e Alierta può contare in un solido rapporto con il presidente delle Generali, Gabriele Galateri, che detiene l'altra quota importante in Telco. L'obiettivo principale di Telefonica non è un mistero: il progetto di fusione con Telecom Italia, anche per proteggersi da un contesto di mercato che è ormai chiaro. L'industria degli operatori telefonici è in mezzo a un importante consolidamento. Le reti sono schiacciate tra i cosiddetti Over the top (Google, Amazon, Microsoft, Apple) che controllano l'intelligenza e la monetizzazione del sistema con i loro server e i terminali telefonici che guarda caso loro stessi stanno acquistando (Motorola e Nokia sono passate a Google e Microsoft). Il rischio è la trasformazione in commodity.

E, come ha detto esplicitamente Vittorio Colao, ceo di Vodafone group, resteranno in pochi e dovranno essere grandi. Ecco allora il progetto di fusione che però si scontra con una serie di problemi: il primo è la posizione dominante che Telefonica si troverebbe ad avere in Brasile con l'unione di Vivo e Tim Brasil, primo e secondo operatore del Paese sudamericano. Il secondo, non per importanza, è la rete Telecom. Il progetto di scorporo è stato avviato. La Cdp di Gorno Tempini è già in pista per un eventuale ingresso. Ma Alierta sa bene che Telecom Italia senza rete non sarebbe più Telecom Italia.

ALTRE SPONDE
Ipotesi quattro: voce altri contendenti. Allo stato attuale siamo più nel mondo virtuale che in quello reale. Una specie di Second Life dove si ipotizzano mosse e affari a metà tra voci di mercato e desiderata. Come dicono gli inglesi: compra rumor e vendi fatti. In questo caso stiamo comprando rumor. Sawiris era già uscito allo scoperto qualche mese fa ma il magnate egiziano - che era tornato al Cairo subito dopo la caduta di Hosny Mubarak per tentare di avere un ruolo di primo piano nel nuovo Egitto - ora potrebbe tornare nel mondo degli affari europei.

Ma chi lo conosce sa bene che Sawiris ama comandare, non condividere. Carlos Slim d'altra parte sembra rimasto impantanato nella palude delle fondazioni di Kpn. L'operazione con Hutchinson Whampoa più che non essere riuscita non è mai veramente decollata. Infine ci sarebbe Vodafone che quando arriverà il mega assegno di Verizon diventerà la società più liquida del momento. Il gruppo avrebbe sì guardato, com'è scontato, anche il dossier Telecom ma poi si sarebbe ben guardato dal procedere oltre. Al limite si può ipotizzare un investimento nella società delle reti.
Ma questo è un altro film.


2. TELECOM, CRESCE LA TENSIONE CATANIA INTERDETTO DAI GIUDICI SI DIMETTE DA CONSIGLIERE
Sara Bennewitz per "la Repubblica"

La procura di Roma ha interdetto per due mesi Elio Catania, il consigliere di Telecom Italia che è indagato «per aver diffuso indebitamente informazioni privilegiate» in seguito a un esposto contro ignoti presentato dal presidente del gruppo Franco Bernabè. In seguito al provvedimento emesso ieri dal gip Alessandra Boffi, Catania ha deciso di rimettere il suo incarico nel consiglio del gruppo di telefonia «per consentire un sereno svolgimento
delle attività del cda», ribadendo la correttezza del suo operato. Le dimissioni di Catania arrivano alla vigilia della riunione del 19 settembre, in cui dovranno essere prese importanti decisioni.

E così il consiglio Telecom si riduce a 14 membri, di cui 7 sono espressione dell'azionista di maggioranza Telco e, in quanto tali, portatori di un interesse preciso. La governance di Telecom era stata pensata per un numero di consigliere dispari, pertanto in caso di parità nelle votazioni non è previsto che prevalga il voto di un consigliere prestabilito, come ad esempio quello del leader degli indipendenti.

Pertanto se di fronte a una decisione straordinaria, come ad esempio la proposta di un aumento di capitale riservato all'ingresso di un nuovo socio, i 7 esponenti di Telco votassero contro, si creerebbe uno stallo difficilmente sanabile all'interno del consiglio. In attesa che il comitato nomine si riunisca per decidere il da farsi, nominando magari un supplente da cooptare tra gli indipendenti della lista Telco da cui era stato eletto Catania, sale la tensione in vista della riunione del 19.

Servono misure straordinarie capaci di scongiurare il rischioche le agenzie di rating declassino a "spazzatura" il debito di Telecom, una decisione che Moody's potrebbe prendere entro ottobre prima dei risultati del terzo trimestre. Ma anche ai piani alti di Telco il fermento sale in vista del 28 settembre, data entro la quale Telefonica, Intesa, Generali e Mediobanca dovranno decidere se esercitare il loro diritto di chiedere una scissione della finanziaria che controlla il 22,4% di Telecom.

Per tutti questi motivi, salvo una proroga di qualche settimana, non è escluso che il cda del 19 serva più a fare il punto sulla situazione e sul nuovo piano industriale messo a punto dall'ad Marco Patuano, rimandando ogni decisione all'esame di un futuro consiglio, che è già in agenda per il 3 ottobre.

I soci italiani di Telco a vario titolo concordano con l'opinione del numero uno di Mediobanca Alberto Nagel, ovvero che sia necessario valorizzare la quota in Telecom consegnando il controllo del gruppo telefonico in mano a un partner industriale. Ma a questo proposito la trattativa con Telefonica appare in salita, come hanno evidenziato gli esperti di Bernstein, Santander e Ubs i quali hanno giudicato improbabile e rischiosa una fusione tra il gruppo spagnolo e Telecom facendo salire le chances di uno scioglimento di Telco.

A quel punto gli italiani avrebbero le mani libere per negoziare il futuro assetto di Telecom con altri gruppi industriali, come ad esempio Vodafone o At&T. Un'ipotesi che Telefonica cercherà di evitare ad ogni costo, dato che la maggiore preoccupazione di Cesar Alierta è difendere la leadership in Brasile bloccando eventuali passaggi di mano di Tim Brasil.

 

 

 

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