1- AVE MARIO, ‘LE MONDE” TE SALUTANT! BRUTALE ATTACCO FRANCESE AL ‘GERMANICO’ MONTI -DOPO AVER SOTTOLINEATO UNO SCONTRO ACIDO CON SARKOZY, SI RICORDA IL SUO ARRIVO A GOLDMAN SACHS CON “IL COMPITO DI APRIRE LE PORTE, CERCANDO DI PENETRARE NEL CUORE DEL POTERE EUROPEO PER DIFENDERE GLI INTERESSI DELLA BANCA D’AFFARI” -E SI CHIUDE RICORDANDO CHE NEL 2010 MONTI È DIVENTATO PRESIDENTE EUROPEO DELLA FAMOSA TRILATERAL OCCUPANDO L’INCARICO GIÀ RICOPERTO DA “UN ALTRO EX-GOLDMANIANO” 2- L’UNICO TRA I GRANDI MANAGER CHE NON SI È SBILANCIATO NEI CONFRONTI DELL’EX CONSIGLIERE FIAT MARIO MONTI È MARPIONNE (GIUNTO AI MINIMI ‘TERMINI’ CON LA CAMUSSO) 3- C’È UN ALTRO NAPOLITANO CHE CREDE NEL RISCATTO DELL’ITALIA. SI CHIAMA FERNANDO 4- IL SOGNO SPEZZATO DI MAURO MORETTI: MINISTRO DEI TRASPORTI (TREMONTI NON C’È PIÙ) 5- PER GHIZZONI, DOPPIA LEGNATA: CROLLO IN BORSA DI UNICREDIT ED ERMOTTI AD DI UBS
1 - AVE MARIO, âLE MONDE" TE SALUTANT! BRUTALE ATTACCO FRANCESE AL âGERMANICO' MONTI
Quando Mario Monti davanti ai microfoni del Quirinale ha detto di non leggere i giornali italiani non ha detto una bugia.
Chi ha lavorato in questi anni al suo fianco sa benissimo che il professore di Varese con la sua padronanza di quattro lingue, legge prima di tutto il "Financial Times", "The Wall Street Journal", "Frankfurter Allgemeine" e il quotidiano francese "Le Monde", l'orecchio più sensibile della politica francese.
à probabile che anche questa mattina dopo una frugale colazione nella stanza dell'hotel Forum che affaccia sui Fori Imperiali, non gli sia sfuggito quel "Ave Mario" che campeggia sul quotidiano parigino. E si può immaginare che dopo una rapida lettura il succo di frutta che deve dargli le vitamine negate dai partiti gli sia andato di traverso.
Dentro l'articolo che ha il sapore di una inchiesta ed è firmato da ben tre giornalisti, si descrivono all'inizio le sue abitudini severe e c'è posto anche per una breve dichiarazione di Marco Follini secondo il quale con l'arrivo di Monti finisce il carnevale di Berlusconi e inizia la quaresima.
Bisogna andare un po' più avanti per capire lo spirito tutt'altro che benevolo che attraversa l'articolo del giornale. Uno spazio notevole è dedicato alla sua esperienza del Commissario Monti a Bruxelles, e a questo proposito il giornale ricorda lo scontro che avvenne nel 2004 tra l'allora ministro delle Finanze Sarkozy e il professore italiano. In ballo c'era la sopravvivenza del Gruppo francese Alstom, il colosso che produce il treno Tgv e che in quell'epoca si trovava in grande difficoltà .
La difesa degli interessi francesi fu fatta a Bruxelles dal marito di Carla Bruni con argomenti "brillanti e appassionati" rispetto ai quali "Monti rispondeva invariabilmente: signor ministro, non ho ascoltato nulla che mi impedisca di prendere una decisione negativa". A queste parole segue l'acido commento che "Le Monde" ha strappato dalla bocca di un anonimo diplomatico di alto rango: "se avessimo ascoltato i commissari europei, Renault, AirFrance e Alstom sarebbero scomparse".
L'articolo prosegue con l'osservazione, non casuale, che a Bruxelles Monti era circondato da una equipe di giuristi tedeschi e aveva un approccio "tutto tedesco" e molto giuridico della sua missione.
La botta però arriva verso la fine dell'articolo quando si ricorda l'arrivo di Monti a Goldman Sachs nel dicembre 2005 come membro del Consiglio di ricerche della merchant bank americana. E qui il giornale francese spiega che il suo ruolo presso la "madre di tutti gli scossoni" era esattamente l'inverso di quello di Mario Draghi perché Monti - secondo "Le Monde" - "aveva il compito di aprire le porte, cercando di penetrare nel cuore del potere europeo per difendere gli interessi della banca d'affari".
In pratica, con la sua conoscenza degli arcani misteri dell'Unione europea e con in mano un carnet "confortevole" di indirizzi, il Commissario alla Concorrenza incarnava quel "capitalismo d'ingresso" nel quale eccelle Goldman Sachs. La malizia francese non si ferma qui perché arrivano alcune domande pungenti del tipo: "perché diavolo questo tecnocrate dall'etica puntigliosa è andato a confondersi nell'universo dei grandi finanzieri? per avidità di guadagno?, per l'ammirazione che dell'intelighentia italiana verso gli Stati Uniti?".
Sono domande pesanti che si chiudono ricordando che nel maggio 2010 Monti è diventato presidente europeo della famosa Trilateral occupando l'incarico già ricoperto da Peter Sutherland, "un altro ex-goldmaniano".
Ecco come gli ambienti di Parigi, critici verso Sarkozy e sensibili alle istanze della sinistra, salutano il suoperbocconiano. Lo fanno spulciando senza tante riserve nel suo passato e usano il saluto di Cesare: "Ave Mario" senza aggiungere peraltro..."morituri te salutant".
2 - C'Ã UN ALTRO NAPOLITANO CHE CREDE NEL RISCATTO DELL'ITALIA. SI CHIAMA FERNANDO
C'è un altro Napolitano che crede nel riscatto dell'Italia.
Si chiama Fernando, ha 47 anni e dopo la laurea all'università di Napoli ha studiato negli Stati Uniti che considera la sua seconda patria. La sua carriera è iniziata in una società di Finmeccanica, poi a partire dal 1990 è proseguita nell'ufficio italiano della Booz Allen Hamilton, la società di consulenza ora divenuta Booz & Company Italia dove siede come partner e vicepresidente dal 1998.
Il buon Napolitano occupa anche uno strapuntino nel consiglio di amministrazione dell'Enel, ma il suo occhio rimane sempre rivolto al mercato nordamericano dove si incontra spesso per amicizia e per affari con l'ex-ambasciatore Ronald Spogli. L'ultimo incontro è avvenuto un paio di giorni fa a New York nel corso di un Forum che aveva per titolo "Italian Business Investment Iniziative" al quale avrebbero dovuto partecipare numerosi big di aziende italiane. All'ultimo momento e a causa della crisi politica Paoletto Scaroni ha dato forfait e la stessa cosa ha fatto il banchiere Andrea Beltratti di IntesaSanPaolo.
In effetti ci vuole una buona dose di coraggio per portare all'attenzione della comunità americana il tema delle opportunità che si aprono in Italia, ma sembra che la cosa non abbia scoraggiato Fulvio Conti, l'amministratore di Enel che con la sua voce baritonale ha dichiarato davanti all'altro Napolitano e allo sparuto gruppetto di partecipanti che Mario Monti "è una persona preparata, determinata e credibile".
3 - IL SOGNO SPEZZATO DI MAURO MORETTI: MINISTRO DEI TRASPORTI (TREMONTI NON C'Ã PIÃ)
Gli uscieri del palazzo-obitorio delle Ferrovie stentano a credere che l'amministratore dell'Alitalia Rocco Sabelli possa diventare ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti.
Se questa sera o domani il nome del calvo manager di Agnone dovesse entrare nella lista, Mauro Moretti sarebbe a rischio di infarto.
Non è un mistero che il manager di Rimini nell'ultimo anno ha sognato a occhi aperti quella carica che ritiene un atto dovuto dopo il successo dell'Alta Velocità . Da quella poltrona potrebbe far vedere i sorci verdi a Luchino di Montezemolo e a Ntv che proprio domani dovrebbe finalmente ricevere l'omologazione del suo treno "Italo".
Purtroppo il ritorno di Giulietto Tremonti all'antico e fruttuoso mestiere di tributarista, ha spezzato il sogno di Moretti che aveva preparato un'altra delle sue grandiose kermesse. L'evento si svolgerà giovedì nella stazione di Napoli Gianturco che si trova nella zona industriale e a una manciata di chilometri da Nola dove Luchino, Sciarrone e Punzo hanno allestito l'officina per la manutenzione dei loro treni.
A muoversi saranno due treni Etr 500 completamente recuperati con un nuovo allestimento che andranno a potenziare la flotta Frecciarossa. Questi treni sono stati progettati e costruiti a metà degli anni '80 dal consorzio Trevi di cui faceva parte anche la Fiat e continuano a correre dall'inizio degli anni '90. Gli uscieri che hanno avuto l'onore di salire su questi treni dicono che il restyling effettuato da Moretti è semplicemente straordinario e in grado di competere alla grande con le carrozze magnificate da Luchino e dai suoi compagni di merenda.
Ancora una volta e purtroppo senza il giusto riconoscimento, l'ex-sindacalista di Rimini vuole puntare le sue carte sull'Alta Velocità . Il vecchio governo gli ha tagliato 1,5 miliardi senza i quali i pendolari dovranno soffrire, e il nuovo governo che si sta per fare gli ha tagliato le speranze di realizzare il suo grande sogno.
A Moretti non resta che vincere la sfida con Luchino sperando in un treno migliore.
4 - L'UNICO TRA I GRANDI MANAGER CHE NON SI Ã SBILANCIATO NEI CONFRONTI DELL'EX CONSIGLIERE DELLA FIAT MARIO MONTI Ã SERGIO MARPIONNE
Avviso ai naviganti N.1: "Si avvisano i signori naviganti che l'unico tra i grandi manager che non si è sbilanciato nei confronti di Mario Monti è Sergio Marpionne.
Con un colpo di mano che ha fatto incazzare la Camusso e la Fiom, il manager italo-canadese ha deciso di chiudere in anticipo lo stabilimento di Termini Imerese. D'altra parte Marpionne non dimentica ciò che Monti ha scritto il 2 gennaio di quest'anno sul "Corriere della Sera" a proposito dei vincoli che frenano l'Italia nella competitività .
In quell'occasione il professore di Varese denunciò "l'arcaico stile di rivendicazione, che finisce spesso per fare il danno degli interessi tutelati ed è un grosso ostacolo alle riforme", poi aggiunse fiducioso che l'ostacolo "può venire superato come abbiamo visto di recente con le due importanti riforme dovute a Mariastella Gelmini e a Sergio Marchionne".
Un omaggio che la Gelmini porterà nel cuore e Marpionne nelle casse di quella Fiat dove Monti è stato consigliere".
5- GHIZZONI, DOPPIA BOTTA: CROLLO IN BORSA DI UNICREDIT ED ERMOTTI AD DI UBS
Avviso ai naviganti N.2: "Si avvisano i signori naviganti che questa mattina Roberto Ghizzoni, l'amministratore delegato di Unicredit, davanti al crollo del titolo in Borsa ha perso un po' del colorito della sua carnagione.
A dargli un'altra stretta allo stomaco è arrivata la notizia dell'agenzia Reuters delle 9 in cui si annuncia che Sergio Ermotti, il manager ticinese portato nel 2005 da Profumo ai piani alti di Unicredit abbandonati nell'aprile di quest'anno, è stato definitivamente nominato amministratore delegato di Ubs, il colosso dove si troverà a lavorare insieme all'ex-presidente della Bundesbank Axel Weber".
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