BARBARA ESECUZIONE - LA BERLUSCHINA HA FATTO FUORI GALLIANI METTENDO UNA PULCE NELL’ORECCHIO DI PAPI (QUEGLI ‘’AFFARI’’ CON RAIOLA…)

Gianfrancesco Turano per "l'Espresso"

Adriano Galliani rideva, come il cinico Franti del libro "Cuore", nella sua Audi di rappresentanza all'uscita di Arcore sabato scorso. Inquadrato in campo lunghissimo, Silvio Berlusconi salutava i cronisti appostati ai cancelli di Villa San Martino. Ma, in effetti, congedava l'amministratore delegato del Milan. Silvio e Adriano, che questo mese hanno festeggiato mestamente 34 anni di affari comuni, trionfi calcistici e amicizia sterilizzata dal lei. Silvio e Adriano, entrambi in attesa di decadenza.

Il presidente, "il mio presidente" come lo chiama Galliani, decadrà per primo. Il presieduto farà i bagagli a fine campionato, in primavera. Il verdetto sulla successione rossonera risale al fine settimana del 2 e del 3 novembre. Per due giorni, Arcore è tornata ai bei tempi quando nella conversazione tenevano banco Marco Van Basten e Ruud Gullit, invece di Angelino Alfano e Fabrizio Cicchitto.

l merito del salto nel passato va alla più giovane tra i presenti, Barbara, 29 anni compiuti a luglio, terza figlia del fondatore della Fininvest e primogenita di Veronica Lario. Il suo attacco al manager con maggiore anzianità del calcio italiano (27 anni) è stato frontale.
Su Galliani sono piovute accuse di tipo sportivo, per i risultati penosi della squadra, di tipo finanziario, per i rapporti troppo stretti con procuratori come Mino Raiola, e di tipo personale, dopo la rissa nel consiglio di amministrazione di fine ottobre fra l'amministratore delegato e la consigliera ai progetti speciali Barbara che contestava la firma di un accordo di sponsorizzazione troppo lungo con Adidas (fino al 2023) e che si è sentita rinfacciare il disastro Pato, sedotto e abbandonato come un'olgettina qualunque.

Il cuore paterno si è lasciato travolgere dalla passionalità dell'erede che, fra i cinque, è la più simile per carattere a lui e che, molto meglio dell'introversa Marina, potrebbe un domani - un dopodomani - scendere in altri campi che non siano quelli in erba.
Certo, al capo di Forza Italia non bisogna chiedere sforzi di memoria o di coerenza.

Nella sua critica della ragion gallianica, il presidente ha dimenticato che, se Alessandro Matri è stato pagato un po' troppo per quanto rende, bastava tenersi il centravanti più forte del mondo a nome Zlatan Ibrahimovic oppure il regista italiano più dominante dopo Gianni Rivera a nome Andrea Pirlo o magari quello stesso Clarence Seedorf che Barbara vuole sulla panchina milanista la prossima stagione e che, nelle sue chiacchierate pre-elettorali al mercato della frutta, Silvio bollava con la frase: «Ma lo sa quanto mi costa quello? 12 miliardi all'anno netti!», con cifra espressa nella vecchia valuta per incidere meglio sul voto dei coetanei.

Succedeva a gennaio, non un secolo fa. Oltre all'obiettivo della remuntada elettorale, il Milan pagava l'onda lunga del tentato, e grosso modo riuscito, risanamento del club dopo qualche tentativo per nulla riuscito di vendere la società a cifre impresentabili in un mercato dove il Football Club Internazionale passa agli indonesiani a costo zero.

L'ombra della dissipazione nello stile di Massimo Moratti (1,2 miliardi di euro bruciati dal 1995) terrorizza Piersilvio e soprattutto Marina, che aveva perfino tentato il taglio dei 50 appartamenti che Milan Real Estate affitta come benefit a calciatori e allenatori. La divisione del patrimonio paterno ha smorzato le polemiche benché sia ancora una spartizione virtuale. A oggi il Milan è una società controllata quasi integralmente dalla Fininvest, quindi dal fondatore e da tutti i figli. Un altro elemento da non trascurare nella presa di possesso da parte di Barbara è l'aspetto finanziario.

L'operazione pulizia rossonera, fin da quando si è capito che la squadra andava all'unica erede davvero interessata a seguirla, ha puntato a rimettere in equilibrio un bilancio che, senza avere i profondi rossi dei cugini nerazzurri, ha scarsa familiarità con la parola profitto. Risanare non significa che non ci siano stati casi di dissipazione, di investimenti sbagliati e di quello che Barbara ha definito: «Non spendere poco, ma spendere male».

In particolare, Barbara ha messo nel mirino il rapporto preferenziale fra Galliani e l'entourage dell'agente Mino Raiola o dell'astro nascente Giuseppe Riso, trentenne ex cameriere del ristorante Giannino, il locale preferito dall'ad milanista, diventato procuratore sportivo.

Più che l'ex juventino Matri, disistimato da Silvio, tra gli acquisti criticati ci sono quelli del catalano Didac Vilà e del brasiliano Felipe Mattioni, rappresentati da Raiola. Mattioni, in particolare, è arrivato a Milanello dal Maga Esporte Indaial, oscurissimo club della terza serie statale di Santa Catarina gestito dall'agente di origine napoletana con residenza a Montecarlo e dal suo avvocato brasiliano Rafaela Pimenta.

Riso, invece, ha molta presa sui giovani del vivaio (Bryan Cristante, Andrea Petagna e Kingsley Boateng). Nel nuovo corso, proprio le squadre giovanili dovrebbero essere rilanciate, insieme alla rete degli osservatori, in modo da abbassare i costi del calciomercato.

Questo perché, vada come vada, i figli di Berlusconi in blocco non sono più disposti a tornare alle spese folli che fecero grande il Milan di Arrigo Sacchi e Fabio Capello in piena espansione imprenditoriale e politica del Cavaliere.

Ad analizzare le proprietà della giovane consigliera, sulle quali vigilano alcuni anziani del Biscione come Salvatore Sciascia, senatore, Giuseppe Spinelli, ragioniere, ed Ennio Doris, mister Mediolanum, la sua partecipazione nel Milan dipende da quel 21 per cento di Fininvest intestato alla Holding Quattordicesima. Nella holding, però, tutto va diviso in tre parti uguali con gli altri figli di Veronica: Eleonora, piuttosto defilata nella Fondazione Milan, e Luigi.

Barbara e i due fratelli minori possono disporre di 60 milioni di euro in titoli, di 59 milioni liquidi e di 200 milioni di altre riserve accumulate quando Fininvest, e la controllata Mediaset soprattutto, producevano guadagni ben più consistenti del margine netto di 2,8 milioni di euro che è toccato alla Holding Quattordicesima nel 2012. A parte la casa in via Mario Pagano comprata da papà, gli averi visibili di Barbara superano di poco i 100 milioni di euro, che è quanto il Real Madrid ha speso per il solo acquisto di Gareth Bale. E l'intera partecipazione di Barbara, Eleonora e Luigi in Fininvest vale 39 milioni di euro, soltanto due in più del centravanti napoletano "el Pipita" Higuaín.

Fra le illusioni giovanili è anche possibile coltivare la speranza di vincere e al contempo guadagnare con il club più titolato del mondo, come Galliani ha fatto scrivere sulla fiancata del pullman sociale. La scommessa di Barbara è, al momento, creare una completa rottura generazionale in stile Matteo Renzi.

Il nome di punta per la direzione sportiva è Paolo Maldini, certamente bellissimo e certamente campionissimo, ma finora usato più che altro come muleta rossa per fare infuriare Galliani. Poi c'è il dirigente romanista Claudio Fenucci, contattato già l'anno scorso. Come nuovo ad, sembra avere più chanche lui, magari dopo un anno trionfale con la Roma, che il suo amico Michele Uva, eminenza grigia di Giovanni Malagò al Coni.

Per quanto riguarda il business, la strategia della rifondazione rossonera è imperniata su tre elementi: la nuova sede, il nuovo marchio, il nuovo stadio. Quanto alla sede, il trasloco dalla centrale via Turati alla periferia nord-ovest del Portello è in corso in questi giorni. Il nuovo Milan Palace, assistito da una fermata della nuova metro 5 e dalla vicinanza con San Siro, prevede negozi, ristoranti e le varie attività commerciali di cui Barbara B. ama occuparsi.

Il nuovo marchio è stato affidato a Fabio Novembre, designer salentino emergente che si è occupato anche degli arredi della nuova sede. Sul nuovo stadio la prospettiva è meno chiara. Barbara è un'ammiratrice del nuovo impianto della Juventus, oltre che socia in Belfin Uno dei fratelli Ginatta, giovani rampolli di una famiglia imprenditoriale vicinissima ad Andrea Agnelli. Anche in questo c'è disaccordo con la vecchia guardia, che si terrebbe San Siro.

L'affitto versato al Comune è il più caro d'Italia (4,5 milioni di euro all'anno) ma, fino a prova contraria, la Juve non chiude in attivo nemmeno con la stadio di proprietà.
Se il futuro è incerto, il presente sportivo promette di lasciare un'eredità misera che avrà ripercussioni sulla stagione 2014-2015, la prima dell'era BB. Forse per questo sabato scorso ai cancelli di Arcore Galliani ripeteva la sua professione di fede berlusconiana e, cinicamente, rideva.

Come i tangueros argentini (anche se lui preferisce comprare in Brasile), sa che "nadie va a quitarse lo bailado", nessuno ci toglierà quello che abbiamo ballato. Insomma nessuno gli toglierà la firma sotto titoli e coppe conquistate in un'epoca sportiva totalmente diversa, quando i club italiani compravano i migliori nel mondo senza limiti di spesa e senza la concorrenza sleale di emiri e oligarchi post-sovietici. Un'epoca finita per sempre. Fare meglio, per Barbara, sarà quasi impossibile. Fare pari, durissimo. E gli esigenti tifosi del Milan non perdonano niente.

 

 

Galliani e Barbara Berlusconi allo stadio durante Barcellona Milan Galliani e Barbara Berlusconi allo stadio durante Barcellona Milan Galliani e Barbara Berlusconi allo stadio durante Barcellona Milan FOTO GALLIANI BARBARA BERLUSCONIGALLIANI E BERLUSCONI IN TRIBUNA DURANTE MILAN BARCELLONA Berlusconi Galliani e Katarina Knezevic a San Siro Da Novella Mino RaiolaMino Raiolabalotelli mario fuma

Ultimi Dagoreport

ing banca popolare di sondrio carlo cimbri steven van rijswijk andrea orcel - carlo messina

DAGOREPORT: OPA SU OPA, ARRIVEREMO A ROMA! - AVVISO AI NAVIGATI! LE ACQUISIZIONI CHE STANNO INVESTENDO IL MERCATO FINANZIARIO HANNO UN NUOVO PLAYER IN CAMPO: IL COLOSSO OLANDESE ING GROUP È A CACCIA DI BANCHE PER CRESCERE IN GERMANIA, ITALIA E SPAGNA - ED ECCO CHE SULLE SCRIVANIE DEI GRANDI STUDI LEGALI COMINCIANO A FARSI LARGO I DOSSIER SULLE EVENTUALI ‘’PREDE’’. E NEL MIRINO OLANDESE SAREBBE FINITA LA POP DI SONDRIO. SÌ, LA BANCA CHE È OGGETTO DEL DESIDERIO DI BPER DI UNIPOL, CHE HA LANCIATO UN MESE FA UN’OPS DA 4 MILIARDI SULL’ISTITUTO VALTELLINESE - GLI OLANDESI, STORICAMENTE NOTI PER LA LORO AGGRESSIVITÀ COMMERCIALE, APPROFITTERANNO DEI POTERI ECONOMICI DE’ NOANTRI, L’UNO CONTRO L’ALTRO ARMATI? DIFATTI, IL 24 APRILE, CON IL RINNOVO DEI VERTICI DI GENERALI, LA BATTAGLIA SI TRASFORMERÀ IN GUERRA TOTALE CON L’OPA SU MEDIOBANCA DI MPS-MILLERI-CALTAGIRONE, COL SUPPORTO ATTIVO DEL GOVERNO - ALTRA INCOGNITA: COME REAGIRÀ, UNA VOLTA CONFERMATO CARLO MESSINA AL VERTICE DI BANCA INTESA, VEDENDO IL SUO ISTITUTO SORPASSATO NELLA CAPITALIZZAZIONE DAI PIANI DI CONQUISTA DI UNICREDIT GUIDATA DAL DIABOLICO ANDREA ORCEL? LA ‘’BANCA DI SISTEMA’’ IDEATA DA BAZOLI CORRERÀ IL RISCHIO DI METTERSI CONTRO I PIANI DI CALTA-MILLERI CHE STANNO TANTO A CUORE A PALAZZO CHIGI? AH, SAPERLO…

andrea orcel giuseppe castagna anima

DAGOREPORT LA CASTAGNA BOLLENTE! LA BOCCIATURA DELL’EBA E DI BCE DELLO “SCONTO DANESE” PER L’ACQUISIZIONE DI ANIMA NON HA SCALFITO LE INTENZIONI DEL NUMERO UNO DI BANCO BPM, GIUSEPPE CASTAGNA, CHE HA DECISO DI "TIRARE DRITTO", MA COME? PAGANDO UN MILIARDO IN PIÙ PER L'OPERAZIONE E DANDO RAGIONE A ORCEL, CHE SI FREGA LE MANI. COSÌ UNICREDIT FA UN PASSO AVANTI CON LA SUA OPS SU BPM, CHE POTREBBE OTTENERE UN BELLO SCONTO – IL BOTTA E RISPOSTA TRA CASTAGNA E ORCEL: “ANIMA TASSELLO FONDAMENTALE DEL PIANO DEL GRUPPO, ANCHE SENZA SCONTO”; “LA BCE DICE CHE IL NOSTRO PREZZO È GIUSTO...”

bpm giuseppe castagna - andrea orcel - francesco milleri - paolo savona - gaetano caltagirone

DAGOREPORT – IL GOVERNO RECAPITA UN BEL MESSAGGIO A UNICREDIT: LA VALUTAZIONE DELL’INSOSTENIBILE GOLDEN POWER SULL’OPA SU BPM ARRIVERÀ IL 30 APRILE. COME DIRE: CARO ORCEL, VEDIAMO COME TI COMPORTERAI IL 24 APRILE ALL’ASSEMBLEA PER IL RINNOVO DI GENERALI - E DOPO IL NO DELLA BCE UN’ALTRA SBERLA È ARRIVATA AL DUO FILO-GOVERNATIVO CASTAGNA-CALTAGIRONE: ANCHE L’EBA HA RESPINTO LO “SCONTO DANESE” RICHIESTO DA BPM PER L’OPA SU ANIMA SGR, DESTINATO AD APPESANTIRE DI UN MILIARDO LA CASSA DI CASTAGNA CON LA CONSEGUENZA CHE L’OPA DI UNICREDIT SU BPM VERRÀ CESTINATA O RIBASSATA - ACQUE AGITATE, TANTO PER CAMBIARE, ANCHE TRA GLI 7 EREDI DEL COMPIANTO DEL VECCHIO…

gesmundo meloni lollobrigida prandini

DAGOREPORT - GIORGIA È ARRIVATA ALLA FRUTTA? È SCESO IL GELO TRA LA FIAMMA E COLDIRETTI (GRAN SOSTENITORE COL SUO BACINO DI VOTI DELLA PRESA DI PALAZZO CHIGI) - LA PIU' GRANDE ORGANIZZAZIONE DEGLI IMPRENDITORI AGRICOLI (1,6 MILIONI DI ASSOCIATI), GUIDATA DAL TANDEM PRANDINI-GESMUNDO, SE È TERRORIZZATA PER GLI EFFETTI DEVASTANTI DEI DAZI USA SULLE AZIENDE TRICOLORI, E' PIU' CHE IRRITATA PER L'AMBIVALENZA DI MELONI PER LE MATTANE TRUMPIANE - PRANDINI SU "LA STAMPA" SPARA UN PIZZINO ALLA DUCETTA: “IPOTIZZARE TRATTATIVE BILATERALI È UN GRAVE ERRORE” - A SOSTENERLO, ARRIVA IL MINISTRO AGRICOLO FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, UN REIETTO DOPO LA FINE CON ARIANNA: “I DAZI METTONO A RISCHIO L'ALLEANZA CON GLI USA. PUÒ TRATTARE SOLO L'EUROPA” – A BASTONARE COLDIRETTI, PER UN “CONFLITTO D’INTERESSI”, CI HA PENSATO “IL FOGLIO”. UNA STILETTATA CHE ARRIVA ALL'INDOMANI DI RUMORS DI RISERVATI INCONTRI MILANESI DI COLDIRETTI CON RAPPRESENTANTI APICALI DI FORZA ITALIA... - VIDEO

autostrade matteo salvini giorgia meloni giancarlo giorgetti roberto tomasi antonino turicchi

TOMASI SÌ, TOMASI NO – L’AD DI ASPI (AUTOSTRADE PER L’ITALIA) ATTENDE COME UN’ANIMA IN PENA IL PROSSIMO 17 APRILE, QUANDO DECADRÀ TUTTO IL CDA. SE SALVINI LO VUOL FAR FUORI, PERCHÉ REO DI NON AVER PORTARE AVANTI NUOVE OPERE, I SOCI DI ASPI (BLACKSTONE, MACQUARIE E CDP) SONO DIVISI - DA PARTE SUA, GIORGIA MELONI, DAVANTI ALLA FAME DI POTERE DEL SUO VICE PREMIER, PUNTA I PIEDINI, DISPETTOSA: NON INTENDE ACCETTARE L’EVENTUALE NOME PROPOSTO DAL LEADER LEGHISTA. DAJE E RIDAJE, DAL CAPPELLO A CILINDRO DI GIORGETTI SAREBBE SPUNTATO FUORI UN NOME, A LUI CARO, QUELLO DI ANTONINO TURICCHI….

mario draghi ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - AVVISO AI NAVIGANTI: IL DISCORSO DI MARIO DRAGHI A HONG KONG ERA UNA TIRATA D’ORECCHIE A BRUXELLES E ALLA DUCETTA DELLE "DUE STAFFE" - PER "MARIOPIO", SE TRUMP COSTRUISCE UN MURO TARIFFARIO INVALICABILE, È PREFERIBILE PER L'EUROPA TROVARE ALTRI SBOCCHI COMMERCIALI (CINA E INDIA), ANZICHE' TIRAR SU UN ALTRO MURO – SUL RIARMO TEDESCO, ANCHE GLI ALTRI PAESI DELL'UNIONE FAREBBERE BENE A SEGUIRE LA POLITICA DI AUMENTO DELLE SPESE DELLA DIFESA - IL CONSIGLIO A MELONI: SERVE MENO IDEOLOGIA E PIÙ REAL POLITIK  (CON INVITO A FAR DI NUOVO PARTE DELL'ASSE FRANCO-TEDESCO), ALTRIMENTI L’ITALIA RISCHIA DI FINIRE ISOLATA E GABBATA DA TRUMP CHE SE NE FOTTE DEI "PARASSITI" DEL VECCHIO CONTINENTE...