BERNABÈ COME UNA ROCCIA: “NIENTE VENDITA DI TIM BRASIL, NIENTE AUMENTO DI CAPITALE E (PER ORA) NIENTE COLLOQUI CON CDP”
1. TELECOM: BERNABE', NON STIAMO PARLANDO CON CDP SU SOCIETA' RETE
(ASCA) - ''Ancora non stiamo parlando con Cdp'' sulla societa' nella quale sara' conferita la rete Telecom. E' quanto ha rilevato il presidente Telecom, Franco Bernabe', rispondendo alle domande degli analisti nel corso della conference call. Bernabe' ha quindi indicato che lo scorporo della rete avra' un impatto positivo a livello contabile con la riduzione del debito e potra' far accelerare gli investimenti sullo sviluppo della fibra.
2. BERNABÃ, NESSUNA VENDITA IN BRASILE O AUMENTO DI CAPITALE
Da "Milano Finanza"
A dispetto di un business domestico depresso e di un maxi debito (28,8 miliardi di euro al 30 giugno), il presidente di Telecom Italia continua a essere convinto che il colosso tlc non abbia bisogno di un aumento di capitale o di vendere Tim Brasil per raggiungere il target di riduzione del debito a fine anno sotto quota 27 miliardi.
"Rispondendo anche a indiscrezioni di stampa, dico che noi non avremo bisogno di un aumento di capitale né abbiamo bisogno di vendere il Brasile per raggiungere il target di riduzione del debito prefissato", ha detto Bernabè nel corso della conference call con gli analisti sui risultati semestrali, rimarcando anche come alla fine del primo semestre il gruppo abbia una "solida liquidità ", pari a 12,8 miliardi di euro.
Una cifra sufficiente a far fronte alle necessità finanziarie per i prossimi 18-24 mesi, a fronte di un capex (spese per investimenti) salito a fine giugno dai 2,160 miliardi del primo semestre 2012 a 2,193 miliardi di euro. Bernabè ha quindi confermato l'obiettivo di debito per fine anno sotto i 27 miliardi, sottolineando l'importanza del mantenimento del rapporto tra posizione finanziaria netta/ebitda rettificato stabile rispetto a fine anno 2012 a circa 2,4 volte, per garantire la stabilità del rating da parte delle agenzie.
Per perseguire questo obiettivo, come indicato dal cfo, Piergiorgio Peluso, Telecom sta predisponendo una serie di interventi. Tra questi l'ottimizzazione del patrimonio immobiliare. "Stiamo creando ulteriori buffer di deleveraging", ha detto Peluso, "tra cui l'ottimizzazione del patrimonio immobiliare con la cessione di alcuni immobili di lusso a Milano e ulteriori efficienze con accordi per la condivisione della rete mobile".
Anche la controllata TI Media, con le sue torri di trasmissione, rimane un asset non strategico. Nella seconda metà dell'anno Telecom metterà quindi in campo una serie di misure aggiuntive per arrivare a mantenere sotto i 27 miliardi di euro il debito e l'Italia contribuirà per 450 milioni di euro, il Brasile per 280 milioni e l'Argentina per altri 80 milioni di euro.
Proprio Brasile e Argentina si confermano fondamentali per la performance del gruppo. Bernabè ha infatti evidenziato che, a fronte di numeri in calo sul mercato domestico a causa della congiuntura economica negativa, interventi dell'autorità di regolazione e agguerrita concorrenza, il mercato del sud America continua a mostrare performance positive.
In Brasile i ricavi sono aumentati del 7,1% nel semestre con un'accelerazione nel secondo trimestre mentre il margine operativo lordo è migliorato del 2,8%. Invece in Argentina i ricavi sono saliti del 22,5% e l'ebitda del 15,5%. Detto questo, ha aggiunto Bernabè in riferimento a Tim Brasil, "c'è sempre un prezzo per tutto. Sarei pronto a considerare ogni opzione al giusto prezzo. Ma il Brasile è un asset core per noi".
Dopo lo stop alle trattative con 3 Italia, Telecom continuerà a valutare future occasioni di consolidamento nel mobile. "Continuiamo a credere che il modo più efficace per stabilizzare il nostro mercato mobile sia attraverso una riduzione del numero di giocatori e perseguiremo ogni opportunità concreta", ha ribadito il presidente esecutivo, ricordando che il dialogo con 3 Italia si è interrotto per le forti differenze di valutazione, "noi continuiamo a stare vigili per trovare altre soluzioni".
Al tempo stesso Bernabè ha indicato che Telecom "non è più disposta a perdere quote di mercato per non disturbare". Alla guerra dei prezzi Telecom intende rispondere. "Partiamo con durezza", ha detto, "per mettere fine a questa guerra dei prezzi".
Dichiarazioni e rassicurazioni che non hanno effetto sul titolo a Piazza Affari che vale meno di 50 centesimi di euro. Ora scende del 3,61% a 0,494 euro con un minimo toccato a quota 0,4906 euro. Il gruppo ha, d'altra parte, chiuso il semestre con una perdita netta di 1,4 miliardi, dopo svalutazioni per oltre 2,2 miliardi, e rivisto al ribasso gli obiettivi di ebitda 2013.
La compagnia prevede che la flessione del mol della business unit domestica passi da "mid-single digit decline" a high-single digit decline". Per quanto riguarda l'intero gruppo, invece, la riduzione percentuale dell'ebitda per tutto il 2013 passerà da "low single digit decline" a "mid-single digit decline".
Per gli analisti di Bernstein, citati dall'agenzia Mf-DowJones, si tratta dell'esito peggiore per gli azionisti: un outlook più basso sull'ebitda con lo stesso target di debito implica una riduzione del capex e/o un ampio miglioramento del capitale circolante. Tuttavia per Bernstein in questo momento, con il business in deterioramento e la guerra del capex in Brasile, TI non può permettersi il lusso di una riduzione delle spese per investimenti.
Inoltre, le svalutazioni hanno portato a una perdita e questo mette in dubbio il dividendo, anche se oggi Bernabè ha detto che non vede nessun motivo per cambiare la politica di dividendo relativa all'anno in corso, una politica peraltro non legata alle esigenze della holding Telco. Bernstein resta convinto che nel breve termine la direzione più probabile del titolo TI sia verso 0,28 euro piuttosto che al rialzo. Rating market perform e target price a 0,65 euro confermati.
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