CHE SUCCEDE A BOLOGNA? – È IN CORSO UNA GUERRA IN SENO ALLA FONDAZIONE CARISBO, SALOTTO BUONO DELLA CITTÀ, EPICENTRO DEL POTERE PRODIANO E AZIONISTA (1,6%) DI INTESA SANPAOLO: ALCUNI SOCI STORICI CONTESTANO LA GESTIONE POCO TRASPARENTE DEGLI ATTUALI VERTICI (CARLO MONTI E IL DOMINUS GIANFRANCO RAGONESI, PRESIDENTE ONORARIO) – E IN VISTA DELL’ASSEMBLEA DECISIVA DI DOMANI, ARRIVA L’ULTIMATUM DEL TESORO: SE LA SITUAZIONE NON SI SBLOCCA VI COMMISSARIAMO
Camilla Conti per “la Verità”
C'è una guerra che sta scuotendo il «salotto buono» di Bologna epicentro del potere prodiano. Lo scontro è stato aperto da una pattuglia di soci storici per scardinare una gestione, a loro avviso, poco trasparente degli attuali vertici della Fondazione Carisbo e che da settimane ha mandato in stallo le nomine dell'ente azionista di Intesa Sanpaolo (con l'1,6 per cento).
Alla fine è arrivato l'ultimatum del ministero dell'Economia, cui spetta la vigilanza sulle Fondazioni. Se la situazione non si sblocca nell'assemblea convocata per domani, il Tesoro «dovrà prendere atto dell'incapacità dell'ente di assicurare il regolare andamento dell'attività» e quindi prendere i provvedimenti previsti dalla legge.
Tradotto: commissariare la Fondazione. Facciamo una premessa. La fondazione bolognese ha una governance barocca e complessa che alimenta gli appetiti corporativi: c'è l'assemblea di circa 100 soci presieduta da Daniele Furlanetto, il Collegio d'indirizzo (votato per dieci componenti dall'assemblea, nove dagli enti territoriali e uno dal collegio d'indirizzo uscente, l'organo chiave che indica consiglio e presidente, approva il bilancio e sceglie i settori cui destinare le erogazioni) e il consiglio di amministrazione (a sua volta votato dal Collegio d'indirizzo) che con il suo presidente Carlo Monti governa la Fondazione.
carlo monti fondazione carisbo
In più, c'è un presidente onorario, Gianfranco Ragonesi (ex segretario di Confartigianato), che oggi a Bologna è considerato il vero dominus della Fondazione. La Fondazione si è però spaccata in due fazioni, quella che appoggia l'operato di Monti e del presidente onorario Ragonesi e gli «oppositori» che contestano duramente la gestione della «cassaforte» della città.
Parliamo di 12,4 milioni di contributi liquidati nel 2019 per 408 erogazioni erogate (322 nel 2018). La prima battaglia si è consumata il 14 maggio quando gli oppositori sono riusciti a diventare maggioranza e a eleggere tra i «critici» dieci membri del nuovo Collegio di indirizzo. Un risultato definito illegittimo dal presidente Monti che per avere un parere ha interpellato dunque il ministero.
leone sibani, ex presidente di fondazione carisbo
In una prima risposta il Tesoro avrebbe valutato come non valida quell'assemblea e aggiunto che prima di eleggere il «parlamentino» che nomina il cda, bisogna rinnovare l'assemblea stessa, dove alcuni membri sono in scadenza, successivamente si è adoperato per promuovere un accordo tra le parti. II presidente dell'assemblea Daniele Furlanetto ha quindi inviato una lettera a tutti i soci per convocare una nuova seduta che si terrà domani, 24 luglio.
All'ordine del giorno ci sarà nuovamente l'elezione dei dieci membri del Collegio che spettano all'assemblea e una procedura di voto modificata rispetto all'appuntamento di maggio, sia in presenza che per via telematica. Monti puntava a rinnovare i membri che sono scaduti nella stessa assemblea dei soci (le cui poltrone, per tradizione, si votano ad aprile). La mossa di Furlanetto, invece, prevede solo l'elezione per il Collegio rimandando quindi il rinnovo dei soci scaduti nella convinzione che in questo modo Monti e Ragonesi si sarebbero ricreati la maggioranza perduta.
«È fondamentale che l'assemblea dei soci sia veramente autonoma, per non correre il rischio di avere organi di amministrazione (cda) e di indirizzo (Collegio) potenzialmente autoreferenziali. Il cda è eletto dal Collegio, quest' ultimo è designato per la metà dall'assemblea.
Se i titolari dei due organi gestionali interferiscono e incidono sull'assemblea (in particolare nel frangente delle designazioni) essi divengono organi che rispondono solo a sé stessi mettendo in grave pericolo l'autonomia della Fondazione Carisbo», si legge in una nota diffusa lo scorso 6 luglio.
Ma quali sono le contestazioni dei soci in rivolta? Il cahiers de doléances è corposo. Nel mirino, ci sono ad esempio nuovi incarichi a componenti degli organi della Fondazione che avevano già superato il numero massimo di mandati ammissibili. Risulta, inoltre, che la Fondazione non abbia realmente costituito il «Comitato finanza» per garantire una obiettiva gestione del patrimonio». Non solo.
carlo monti fondazione carisbo
Un elenco completo delle erogazioni nei documenti contabili è stato reso disponibile solo dal bilancio di missione del 2016 e questo avrebbe consentito di rilevare che il principio della non ripetitività dei contributi ai medesimi beneficiari, nonché quello della erogazione di contributi a componenti degli organi della Fondazione, erano principi disattesi che quindi andavano regolamentati.
Quanto poi alla nomina di un presidente onorario, a Ragonesi si contesta di non essere mai stato presidente in precedenza, di non avere titoli di studio significativi, né esperienza finanziaria e soprattutto di tenere una condotta poco coerente con il ruolo che dovrebbe avere una figura meramente simbolica senza influenze sulle decisioni del cda. Board per altro formato in buona parte da medici (compreso il presidente Monti, medico radiologo) con scarsa cultura finanziaria o d'impresa. In sostanza, le tensioni interne alla Fondazione dipenderebbero da una deviazione dell'attuale governance dagli scopi statutari, sia nei metodi sia nelle attività.
carlo monti fondazione carisbo 1
Si fa per esempio riferimento a nomine di soci e bocciature di candidature autorevoli che sarebbero state utilizzate in passato da chi spalleggia in modo esecutivo il presidente onorario per regolare vicende risalenti al periodo in cui è stata costituita l'unione industriali tra Assindustria e Associazione delle Piccole e medie imprese. Si punta il dito sulla diminuzione di impatto che gli enti esterni hanno sulle loro nomine e sui cambiamenti frequenti di statuto per consolidare l'autoconservazione del gruppo di controllo.