putin mercati borsa

LA BORSA RUSSA NON APRE, IL RUBLO VA A PICCO E ORA LA RUSSIA RISCHIA IL DEFAULT - A PAGARE IL CONTO PIÙ ELEVATO DELLA GUERRA SONO LE COMPAGNIE RUSSE. SULLA PIAZZA LONDINESE SBERBANK HA PERSO IL 74%, GAZPROM IL 51%, LUKOIL IL 62,8%, ROSNEFT IL 42,3%, MAGNIT IL 74% - FUGA DI INVESTITORI DA SBERBANK E GAZPROM - SUL FRONTE EUROPEO, LA BCE STA VALUTANDO LE ESPOSIZIONI DELLE PRINCIPALI BANCHE DELL'EUROSISTEMA…

Fabrizio Goria per “la Stampa”

 

ROSNEFT

Isolamento totale. La guerra fra Ucraina e Russia testa la resistenza delle Borse mondiali, ma a farne le spese maggiori è Mosca. Pesante l'impatto in apertura per l'Europa, salvo un ritracciamento nel finale. Le sanzioni finanziarie, a cominciare dall'esclusione dal sistema interbancario di pagamento Swift, hanno costretto la piazza finanziaria di Mosca a chiudere le contrattazioni a tempo indeterminato. Il rublo è crollato del 24%, e il divieto di effettuare transazioni con la Banca centrale russa sta estromettendo il Paese dal resto del mondo.

 

gazprom sponsor uefa 4

E si è intensificata la fuga, da BP e Shell, passando per Fifa e Uefa, dagli asset russi. Dopo una giornata vissuta in profondo rosso, gli indici hanno recuperato terreno, con Milano che ha chiuso a meno 1,39%, Francoforte che ha terminato la sessione con un ribasso dello 0,73%, Londra che ha limitato le perdite allo 0,49%, mentre Parigi ha lasciato l'1,39 per cento.

 

Ma si è trattata di una seduta con poche certezze e troppi chiari di luna. Lo spettro nucleare evocato da Vladimir Putin ha aleggiato sopra il sistema bancario. Anche italiano, come nel caso di UniCredit (-9,5%), ai minimi da tre mesi, e Intesa Sanpaolo (-7,4%). È balzata in controtendenza del 15,1% Leonardo dopo che la Germania ha annunciato un aumento delle spese militari in risposta al conflitto in Ucraina. Posizione che, secondo gli analisti, sarà presto seguita da altri Paesi europei.

Sberbank sede Mosca

 

A pagare il conto più elevato della guerra in corso sono le compagnie russe. Sulla piazza londinese Sberbank ha perso il 74%, Gazprom il 51%, Lukoil il 62,8%, Rosneft il 42,3%, Magnit il 74 per cento. Tra gli Exchange traded fund (Etf, i fondi negoziabili come azioni), VanEck Russia ha ceduto il 26%, lo iShare Msci Russia il 23,4%, mentre il Lyxor Msci Russia il 51,7 per cento. E le posizioni da liquidare sono «ancora numerose», come ammesso da una fonte finanziaria dietro richiesta di anonimato.

 

Nello specifico, quelle fra le compagnie russe e le controparti europee, statunitensi, canadesi, australiane e giapponesi. Ovvero, le aree che hanno imposto le sanzioni verso Mosca. «Gli investitori iniziano a temere che bandire la Russia da Swift significhi che qualsiasi posizione negli asset russi sarà completamente congelata», avverte Althea Spinozzi, "senior fixed income strategist" di BG Saxo. Nel caso delle obbligazioni societarie, dice, «potrebbe significare che sarà difficile ricevere pagamenti di cedole da obbligazioni russe». Il problema reale, secondo Goldman Sachs, non si è ancora verificato.

Putin e Sberbank CEO German Gref

 

Oltre all'incubo bellico, c'è quello delle esposizioni correlate e non ancora chiuse. Limpido è il caso di Citigroup, che è stata investita da vendite a Wall Street dopo l'emersione di circa 10 miliardi di dollari di attività con la Federazione Russa. Ma, come rimarcato dagli analisti della banca scandinava Nordea, la valutazione degli asset in portafoglio dei singoli attori finanziari potrebbe essere «più lunga del previsto». Ecco perché numerose aziende con liquidità e marginalità elevate, come nel caso di Shell verso Gazprom, stanno chiudendo le porte alle partecipazioni nelle compagnie russe.

 

putin

Tutti elementi che potrebbero portare Mosca verso un default sovrano che avrebbe ripercussioni rilevanti per la popolazione. Sul fronte della Bce, come noto dalla scorsa settimana, Francoforte sta valutando le esposizioni delle principali banche dell'eurosistema. La situazione più complicata è quella di Raiffeisen, dal momento che risulta ancora esposta in modo significativo non tanto alla volatilità di mercato, bensì alla corsa agli sportelli. Non sono esclusi interventi mirati, spiegano fonti interne, con l'obiettivo ultimo di preservare la stabilità finanziaria dell'area euro.

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