calcio corrotto 4

CALCIO & AFFARI - STANGATA DI 51 MILIONI PER MEDIASET, 9 PER INFRONT, SOLO 4 A SKY – L'ASTA DELLA SERIE A PER IL TRIENNIO 2015-18 È STATA ALTERATA DA LEGA E INFRONT PER FAVORIRE MEDIASET AI DANNI DI SKY CHE AVEVA PRESENTATO LE OFFERTE PIÙ ALTE

Francesco Ceniti e Marco Iaria per “La Gazzetta dello Sport”

berlusconi confalonieri mediasetberlusconi confalonieri mediaset

 

L' intesa restrittiva tra Mediaset e Sky per spartirsi i diritti tv della Serie A c' è stata ma l' Antitrust, nell' infliggere una stangata per complessivi 66 milioni, dice qualcosa di più e di diverso: l' asta per il triennio 2015-18 è stata alterata da Lega e Infront per favorire Mediaset ai danni di Sky che aveva presentato le offerte più alte. Conseguentemente le sanzioni sono nettamente differenziate: Mediaset 51,4 milioni, Sky 4, Infront 9 e Lega 1,9.
 

piersilvio e silvio berlusconipiersilvio e silvio berlusconi

E non è un caso se le reazioni sono di due tipi. Critiche quelle di Mediaset, Infront e Lega, determinate a fare ricorso al Tar, di soddisfazione quella di Sky, che prende tempo prima di decidere se accodarsi. D' altronde, l' emittente di Murdoch esce trionfatrice dall' istruttoria aperta quasi un anno fa dall' Antitrust e giunta a conclusione con la delibera di ieri, che ha stupito un po' tutti: «Gli elementi acquisiti indicano che tale soggetto (Sky) ha partecipato all' intesa con un ruolo marginale e sostanzialmente difensivo» mentre Mediaset «sin dall' apertura delle buste ha condiviso la soluzione di aggiudicazione di carattere spartitorio promossa dalla Lega e Infront, ed è risultato di fatto il soggetto che maggiormente ha tratto vantaggio dall' intesa alla luce delle offerte presentate e della dubbia liceità delle offerte condizionate».

BOGARELLI INFRONTBOGARELLI INFRONT


LETTURA L' Antitrust, che doveva verificare l' esistenza di un accordo anti-concorrenza (in un mercato pay tv già dominato dal duopolio Sky-Mediaset e con Eurosport a presentare un' offerta inferiore al minimo), ha finito per ricostruire tutto ciò che sarebbe avvenuto prima dell' intesa: un' alterazione delle procedure competitive, con la Lega che «poteva e doveva agire diversamente, aggiudicando i pacchetti A e B a chi aveva presentato l' offerta più alta (Sky)» e l' advisor Infront a influenzare l' assemblea dei club assumendo «un ruolo di leadership».

 

GALLIANI BOGARELLI INFRONTGALLIANI BOGARELLI INFRONTandrea zappiaandrea zappia

Le cronache di quelle settimane convulse, risalenti ormai a due anni fa, riferiscono di una presa d' atto da parte della maggioranza dei presidenti di A: no all' esclusiva di Sky in nome della no single buyer rule, per una ragione molto semplice, portare a casa quanti più soldi possibile, addirittura 1078 milioni nell' ipotesi massimalista suggerita da Infront assegnando i diritti sulle piattaforme incrociate (a Sky il digitale, a Mediaset il satellite), per poi "accontentarsi" dei 943 milioni frutto del compromesso.


REAZIONI La più dura è quella di Mediaset: «Siamo allibiti, decisione infondata e basata su un teorema costruito sulla sabbia. L' Autorità avrebbe auspicato l' eliminazione del secondo soggetto assegnatario, Mediaset. In altre parole: un' Autorità Antitrust che incoraggia il trust». Mentre la Lega esprime «un netto giudizio critico sul provvedimento», con una «ricostruzione errata dei fatti», l' advisor parla di eventi «travisati per attribuire a Infront un comportamento che non è provato da alcun elemento». Sky esulta: «L' Antitrust ha accolto la tesi difensiva di Sky e riconosciuto che l' azienda non ha promosso alcun accordo restrittivo della concorrenza».

LOTITOLOTITO


IL RETROSCENA Pare che il collegio sia stato combattuto tra due anime. Quella che propendeva per assegnare responsabilità in misura paritetica e quella che spingeva per differenziare le posizioni, focalizzandosi sul "pre-intesa". La sostituzione recente di un commissario - il costituzionalista Ainis al posto del dimissionario Rebecchini - potrebbe avere dato la spinta decisiva. Si sussurra, peraltro, di pressioni politiche intensificatesi negli ultimi giorni, e di un presidente Pitruzzella davvero combattuto prima di propendere per la sentenza che affossa Mediaset e Infront (e Lega) e rende felice Sky.

cyrill vincent e yannick bollorecyrill vincent e yannick bollore


LE RIPERCUSSIONI L' Antitrust, pur in presenza di un parere divergente dell' Agcom, ha conferito una particolare gravità ai comportamenti determinando sanzioni dure e incrementando addirittura del 50% quella di Infront, ma non ha messo in discussione la validità dei contratti in corso. Potrebbe farlo un tribunale civile, se qualcuno denunciasse questa sorta di illecito, anche se i tempi rischiano di essere lunghi.

TAVECCHIO LOTITO 1TAVECCHIO LOTITO 1

 

Sempre in attesa dell' inchiesta penale della procura di Milano su turbativa d' asta. Sul piano politico, la sentenza accelererà la riforma della Legge Melandri portata avanti dal governo Renzi, che mira a ridimensionare il ruolo di Infront. E sul mercato televisivo? Mediaset aveva appena sottoscritto un' intesa con Vivendi, pronta a rilevare il 100% di Premium. Il closing sarà tra agosto e settembre e con l' asset della Serie A a rischio non possono essere escluse turbolenze.

 

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE ARRIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…