CALTAGIRONE E MILLERI S’AGITANO PER LA CAMPAGNA DI FRANCIA DI DONNET – I DUE SOCI FORTI DI GENERALI (E MEDIOBANCA) SONO INCAZZATI CON L’AD PER LA JOINT VENTURE CON LA FRANCESE NATIXIS, CHE PORTERÀ ALLA NASCITA DI UN COLOSSO DEL RISPARMIO GESTITO DA 2MILA MILIARDI – LA PARTITA SI INCROCIA CON QUELLA DELLA CREAZIONE DI UNA LISTA UNICA DEL CDA, PREVISTA DAL DDL CAPITALI – LA LINEA UFFICIALE È CHE MILLERI SIA PREOCCUPATO CHE L’ACCORDO SI TRASFORMI IN UN REGALO ALLA FRANCIA. PROPRIO LUI, GRANDE ARTEFICE DELLA FUSIONE DI LUXOTTICA CON LA TRANSALPINA ESSILOR...
Estratto dell’articolo di Giuliano Balestreri per “La Stampa”
Sull'accordo nel risparmio gestito tra Generali e la francese Natixis sono destinate a naufragare le trattative per una lista unica del cda. L'accelerazione sulla joint venture rischia di mandare in fumo mesi di lavoro delle diplomazie dei grandi azionisti, da Caltagirone a Delfin, per arrivare a un elenco di nomi condiviso per la guida del Leone.
L'amministratore delegato di Generali, Philippe Donnet, però tira dritto. Convinto che il mercato dell'asset management abbia bisogno di consolidarsi per restare competitivo. Così, sul tavolo del cda della compagnia assicurativa triestina lunedì prossimo, 10 giorni prima della presentazione del nuovo piano triennale, arriverà l'accordo preliminare dell'accordo con Natixis.
In caso di un via libera dal board verrà posta la firma al memorandum of understanding che potrà portare un accordo finale, vincolante, in un percorso che durerà diversi mesi. Non solo per i necessari passaggi regolamentari ma anche a causa delle tante società coinvolte.
L'arco di volta dell'alleanza […] è costituito dalla joint venture, una società di nuova costituzione, fra Natixis Investment Managers e Generali Investments Holding (Gih). Il controllo delle newco sarà in capo, con quote paritetiche del 50% ciascuna, a Generali e al gruppo bancario francese Bpce che controlla Natixis.
Alla piattaforma, con 2.000 miliardi di assets in gestione, faranno capo una trentina di boutique finanziarie che gestiscono attualmente i risparmi dei clienti del gruppo transalpino e di quello italiano: sono 16 per Natixis e 14 per il Leone. Natixis conferirà circa 1.200 miliardi di attività e Generali, che in partenza ha dimensioni minori malgrado il recente acquisto di Conning, 650 miliardi.
A questi potrebbe tuttavia aggiungere ogni anno una parte della nuova raccolta netta generata dalle sottoscrizioni delle polizze assicurative in modo da garantire un peso equivalente ai due protagonisti anche nella governance. Nei primi cinque anni alla guida del nuovo soggetto di risparmio gestito ci sarà Woody Bradford, il ceo di Conning già al timore di Generali Investments Holding, che verrà riconfermato al raggiungimento di determinati obiettivi industriali.
Sulla carta si tratta di un'operazione puramente industriale […], ma i grandi azionisti del Leone contestano ai vertici di non essere stati coinvolti nella decisione. E sono diversi gli aspetti che non convincono. Fonti vicine a Francesco Milleri, amministratore delegato di Delfin, azionista al 9,9%, raccontano che il manager tema l'effetto boomerang con un accordo che rischia di trasformarsi in un regalo alla Francia. Non tanto sul fronte della raccolta, quanto quello degli impieghi. In caso d'emergenza, per esempio, Parigi potrebbe mostrare resistenza nell'investire sull'Italia.
D'altra parte non è un mistero che nel 2011 quando all'apice della crisi lo spread volo a 574 punti con i titoli di Stato rendevano quasi il 7%, furono i grandi gruppi assicurativi come Generali e le grandi banche, da Intesa a Unicredit, a sostenere il debito pubblico italiano. Oggi la situazione è sotto controllo, ma i 3 mila miliardi di debito sui cui si poggiano le casse dello Stato espongono tutto il Paese a rischio di choc.
Anche per questo tutta l'operazione dovrà passare sotto la lente del governo, chiamato a decidere se applicare il golden power […]. I vertici di Generali, però, sono convinti di aver utilizzato le giuste leve e lunedì lo spiegheranno al cda. Una volta definito l'accordo quadro, poi, ci sarà tempo per chiarire i termini per un eventuale scioglimento della joint venture e la tutela dei capitali. Caltagirone e Delfin, però, avrebbero preferito affrontare prima tutti i nodi e poi deliberare l'operazione.
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