LA CAMPAGNA D’ITALIA COSTA A BOLLORE' (AL MOMENTO) 500 MILIONI IN BILANCIO - VIVENDI SI NASCONDE DIETRO UN DITO: NON CONTROLLIAMO L’ASSEMBLEA TIM. E PUNTA ALL'ALLEANZA CON CANAL + - GENTILONI FA SCOUTING: IL PREMIER INCONTRA CAIO (CACCIATO DALLE POSTE PER VOLERE DI RENZI) PER PROPORLO AI FRANCESI AL POSTO DI CATTANEO
Claudio Antonelli per La Verità
de puyfontaine mediaset vivendi
«L' alleanza tra Canal+ e Tim riguarda progetti che possono fare la differenza». Ha sentenziato ieri, in qualità di amministratore delegato di Vivendi e allo stesso tempo presidente del gruppo italiano, Arnaud de Puyfontaine, dopo aver ieri pomeriggio commentato i conti della società francese.
La frase a prima vista sembra concentrarsi solo sulla scelta industriale che fa stretto riferimento alla joint venture annunciata lo scorso luglio. I progetti che dovrebbero fare la differenza riguarderebbero dunque l' acquisto di diritti tv dello sport e anche di produrre contenuti quali film e serie televisive. Ma al di là delle mosse di mercato l' uscita del presidente di Tim è più che altro politica.
Un messaggio chiaro all' Agcom che meno di un mese fa si era detta pronta a bloccare l'operazione per garantire gli equilibri tra tutti gli operatori. Il segnale è ancor più chiaro dal momento che la dichiarazione d' intenti di de Puyfontaine arriva in contemporanea a un' altra esternazione. Il manager francese per conto di Vincent Bolloré ha ribadito che il conglomerato Vivendi non esercita il controllo di fatto sulla società di telecomunicazione italiana. Un modo per spiegare al governo che la strategia bretone non cambia.
Nessun passo indietro a meno che anche il governo cambi posizione sull' altra partita calda, quella di Mediaset su cui Bolloré ha messo gli occhi da quasi un anno. Ovviamente i francesi sono ben consapevoli che una tale strategia ha i suoi costi. Lo si capisce dai conti presentati in occasione della semestrale.
Vivendi ha chiuso la prima metà dell' anno con ricavi pari a 5,437 miliardi, in crescita del 7,8% rispetto allo stesso periodo dell' anno precedente, e con un utile teorico in aumento a 320 milioni (+12%) al contrario con un utile rettificato a seguito di tutte le operazioni straordinarie di soli 176 milioni. In pratica, un calo dell' 80,7% tanto più che il confronto è con un primo semestre 2016 che includeva pure la plusvalenza per la cessione della quota residua in Activision Blizzard.
Franco Bassanini e Linda Lanzillotta
I risultati, prima degli oneri finanziari, ammontano a 362 milioni, in flessione del 31,5%. Anche considerando il solo secondo trimestre l' utile operativo sale del 22,7% a 177 milioni. A soffrire però di tutta la tensione con Mediaset è stata la cassa liquida di cui fino allo scorso anno Vivendi ha sempre fatto un vanto. La posizione di cassa netta a fine giugno è scesa a 500 milioni (era 1,068 miliardi a fine 2016). Un dimezzamento che pesa drasticamente sulle future opportunità o acquisizioni.
Nel frattempo si gioca la partita delle nuove poltrone che si gioca attorno alla rete. Come ha scritto il Corriere della Sera da inizio estate si rincorrono voci di cambi al vertice della società e il confronto tra Enel e Cdp sarebbe in corso. E sembrerebbe che il presidente Franco Bassanini si muova per consolidare il proprio comando. Alcuni rumor parlano di un ingresso nella squadra di Maximo Ibarra, il manager che a giugno ha lasciato la guida di Wind-Tre dopo aver completato la fusione.
sabrina ferilli flavio cattaneo
Ibarra è lo stesso manager che era finito nelle brame di Vivendi prima di scegliere Flavio Cattaneo come ceo di Tim. Il futuro di Open Fiber è in qualche modo strettamente connesso a quello di Tim, o meglio della rete di Tim visto che è tornata in auge l' idea dello scorporo della rete Telecom.
Secondo altre indiscrezioni, si starebbe lavorando a una ipotesi che consisterebbe nel conferimento della partecipazione in Open Fiber della stessa Cdp nella società - una newco - in cui verrebbe rilevata la rete Telecom. Nella newco potrebbero inoltre essere trasferiti i 10 miliardi e passa di debito stimati per la «quota» rete (sui 32-33 complessivi), e di qui il balzo del valore in Borsa della società intorno agli 8 miliardi, con equity al 40%.
Intanto per Vivendi continua la ricerca del ceo per Tim: il nuovo capo operativo Amos Genish potrebbe esser stato chiamato da Bolloré per vendere la controllata brasiliana e negoziare la cessione della rete visto che si vocifera un rafforzamento di Franco Bernabè, già due volte a capo di Tim e che Bolloré ha scelto personalmente per completare il board.
A stimolare nuovi rumor c' è stata la novità targata Paolo Gentiloni. Ieri l' ex numero uno di Poste, Francesco Caio, ha incontrato il presidente del consiglio. Il manager, nato in Olivetti, è cresciuto nell' ambito delle tlc inglesi ed è stato un consulente per il governo nel 2008. Si occupò di banda larga. Guarda caso il tema cadrebbe a fagiolo.