PULIZIE GENERALI - DOMANI IL CDA DECIDE SULL’AZIONE DI RESPONSABILITA’ VERSO PERISSINOTTO E AGRUSTI. MA GRECO MIRA SUI GRANDI SOCI CHE, IN CDA, HANNO AVALLATO LE OPERAZIONI CONTESTATE – NAGEL E PELLICIOLI FURIOSI

DAGOREPORT

A Trieste prende il via una due giorni di quelle che saranno ricordate nella storia delle Assicurazioni Generali, ora guidate dall'amministratore delegato Mario Greco. Oggi, infatti, è prevista la riunione del comitato di controllo del gruppo del Leone che si pronuncerà sull'opportunità o meno di procedere con un'azione di responsabilità verso l'ex amministratore delegato, Giovanni Perissinotto, e l'ex direttore generale suo braccio destro, Raffaele Agrusti. Una sorta di "messa in stato d'accusa" degli ex vertici, la prima nella storia di quella che probabilmente è la società italiana più conosciuta al mondo, che domani sarà poi al vaglio del consiglio di amministrazione.

A inchiodare Perissi-rotto, cacciato con un golpe dei grandi soci tra maggio e giugno del 2012, e il suo ex braccio destro sono alcune operazioni "irregolari" in odore di conflitto di interessi stipulate con gli azionisti veneti del Leone (in primis i fondi Finint di Enrico Marchi e Andrea De Vido e Palladio di Roberto Meneguzzo e Giorgio Drago), a cui l'ex ad delle Generali era molto vicino, che non sarebbero passate dal consiglio di amministrazione.

Le stesse operazioni sono anche finite nel mirino della Procura di Trieste, nell'ambito di un'inchiesta che potrebbe avere esiti inimmaginabili e che preoccupa qualcuno anche più dell'azione di responsabilità domani al vaglio del consiglio.

In realtà, però, il vero obiettivo di Greco non sarebbero tanto i vecchi vertici del Leone, ormai evidentemente fuori dai giochi (Perissinotto si occupa di cucine), quanto piuttosto i consiglieri che avrebbero in qualche modo avallato quelle stesse operazioni. Nel consiglio di amministrazione delle Generali, infatti, fino alla primavera del 2012, sedeva, in qualità di vicepresidente, Alberto Nagel, il grande capo di Mediobanca, prima socia del gruppo triestino con oltre il 13 per cento.

Fino all'inizio del 2011, era presente in consiglio anche Leonardo Del Vecchio, tra i grandi azionisti industriali del Leone, mentre sono tuttora componenti del board il vicepresidente Francesco Gaetano Caltagirone, in rappresentanza del proprio gruppo, e Lorenzo Pellicioli, espressione di De Agostini.

E si chiude così il cerchio dei grandi soci, finanziari e industriali, delle Generali che di questi tempi non sembrano essere in totale sintonia con Greco. La domanda che assilla l'ad del Leone, infatti, sarebbe un po' la seguente: come è possibile che l'ex ad Perissinotto e il suo braccio destro Agrusti abbiano fatto tutto da soli? Non ci saranno state delle forme di connivenza se non addirittura delle corresponsabilità all'interno della compagine soci e/o tra i componenti, vecchi e nuovi, del consiglio?

Va poi ricordato che, in un primo momento, e cioè fino alla scorsa estate, tra le operazioni "irregolari" individuate da Greco non c'erano soltanto quelle con i soci veneti ma anche quelle stipulate con i gruppi De Agostini (fondi di private equity) e Caltagirone (operazioni immobiliari). Transazioni che, tuttavia, da quel che scriveva "Il Sole 24 Ore" di sabato, negli ultimi mesi, sarebbero uscite dal perimetro di quelle contestate che stanno alla base dell'azione di responsabilità.

In ogni caso, in questi giorni, c'è chi descrive i grandi soci del Leone, e in particolare Nego Nagel e Pellicioli, come indiavolati e particolarmente seccati nei confronti di Greco. Ma l'ad delle Generali francamente se ne infischia e continua ad andare avanti per la propria strada. Prosegue perciò il lavoro di totale pulizia ai vertici che Greco ha avviato fin dal suon insediamento a Trieste, risalente all'agosto del 2012.

Così, alla guida della divisione immobiliare del Leone, al posto di Giancarlo Scotti, sta per arrivare Christian Delaire. C'è poi l'indiano Nikhil Srinivasan, che proprio un anno fa Greco ha voluto al suo fianco alla guida della divisione investimenti del gruppo (è stato nominato "chief investment officer"). Tutti manager che non hanno nessun aggancio con i grandi soci.

Per non parlare dello stesso Agrusti, in un primo momento depotenziato e poi silurato, dopo le resistenze dei grandi soci del Leone, la scorsa estate. E adesso, addirittura, a rischio di azione responsabilità. Anche se le ultime indiscrezioni narrano che verso Agrusti il consiglio potrebbe essere più clemente che verso Perissinotto.

 

mario greco Christian Delaire mario greco generali LORENZO PELLICCIOLIMARCO TRONCHETTI PROVERA E ALBERTO NAGEL FOTO BARILLARI DEL VECCHIO Francesco Gaetano Caltagirone PERISSINOTTO Roberto Meneguzzo Giorgio Drago pelliccioli jpegEnrico Marchi

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni donald trump emmanuel macron

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI NON AVEVA ALCUNA VOGLIA DI VOLARE A PARIGI AL VERTICE ORGANIZZATO DA MACRON PER L’UCRAINA (E SI VEDEVA), MA HA DOVUTO ABBOZZARE – IL TOYBOY DELL’ELISEO HA APPARECCHIATO UN TAVOLO CON TUTTI I PRINCIPALI LEADER EUROPEI (PIÙ IL BRITANNICO STARMER, PRIMO CONTRIBUTORE DI KIEV, DOPO GLI USA) E LA DUCETTA NON POTEVA DISERTARE – A CONVINCERLA È STATO ANCHE IL PRESSING DELLA "FIAMMA MAGICA", CHE LE HA FATTO NOTARE CHE NON PRESENZIARE L’AVREBBE ISOLATA COMPLETAMENTE. MEGLIO PARTECIPARE, E MARCARE LA PROPRIA DISTANZA AGENDO COME “DISTURBATRICE” TRUMPIANA. E COSÌ È STATO – IL PIANO DI TRUMP: RIAVVICINARE PUTIN ALL’ORBITA EURO-ATLANTICA PER LASCIARE SOLO XI JINPING...

jd vance giorgia meloni

L'ANGOLO DEL BUONUMORE – OGGI IL "CORRIERE" VERGA UN ARTICOLO SURREALE, IN CUI SCOPRIAMO CHE “IL MANTRA DELLA MELONI” È "LA DEMOCRAZIA BASATA SUL FREE SPEECH” (DITELO AI GIORNALISTI NON APPECORONATI QUERELATI DAL GOVERNO) – NON SOLO: GIORGIA MELONI “CONDIVIDE IN TOTO” IL DISCORSO DI JD VANCE, GIUDICATO DA TUTTI I LEADER EUROPEI (A RAGIONE) INQUIETANTE –  IL GRAFFIO FINALE: “SE IL NUMERO DUE DELLA CASA BIANCA NON HA CONVINTO LA NOSTRA PREMIER È NEI TONI E NEL REGISTRO DI AGGRESSIVITÀ”. PROPRIO LEI, CHE SBROCCA UN GIORNO SÌ E L’ALTRO PURE...

forza italia marina pier silvio berlusconi antonio tajani martusciello barelli gianni letta gasparri

DAGOREPORT - SE IN FORZA ITALIA IL MALCONTENTO SI TAGLIA A FETTE, L’IRRITAZIONE DI MARINA E PIER SILVIO È ARRIVATA ALLE STELLE: IL PARTITO È DIVENTATO ORMAI UN FEUDO DOMINATO DAL QUARTETTO  DA TAJANI-BARELLI-MARTUSCIELLO-GASPARRI - DOPO AVER SPADRONEGGIATO IN LUNGO E IN LARGO, NELLA SCELTA DEL GIUDICE COSTITUZIONALE ALLA CONSULTA È ARRIVATA UNA PESANTE SCONFITTA PER TAJANI - È DA TEMPO CHE LA FAMIGLIA BERLUSCONI NON SA DOVE SBATTERE LA TESTA PER RIUSCIRE A SCOVARE UN SOSTITUTO AL 70ENNE CIOCIARO, RIDOTTO IN UN BURATTINO NELLE MANI DI GIORGIA MELONI, CHE È RIUSCITA AD ANESTETIZZARLO CON LA PROMESSA DI FARE DI LUI IL CANDIDATO NEL 2029 ALLA PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA (CIAO CORE!) - OLTRE AL PARTITO E ALLA FAMIGLIA BERLUSCONI, CHE CON IMPERDONABILE RITARDO COGNITIVO HA COMPRESO CHE IL GOVERNO NON È UN’ALLEANZA MA UN MONOCOLORE DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA, OCCORRE AGGIUNGERE UN ALTRO ‘’NEMICO’’ DI TAJANI: L‘89ENNE GIANNI LETTA. NELLA SUA AFFANNOSA (E FALLITA) BATTAGLIA PER PORTARE ALLA PRESIDENZA DELLA RAI LA SUA PROTETTA SIMONA AGNES, TAJANI E I SUOI COMPARI NON SI SONO SPESI, SE NON A PAROLE...

donald trump giorgia meloni almasri husam el gomati osama njeem almasri giovanni caravelli

DAGOREPORT - SERVIZI E SERVIZIETTI: IL CASO ALMASRI E' UN “ATTACCO POLITICO” ALLA TRUMPIANA MELONI? - COME È POSSIBILE CHE UN DISSIDENTE LIBICO, HUSAM EL-GOMATI, PUBBLICHI SU TELEGRAM DOCUMENTI E NOTIZIE DEI RAPPORTI SEGRETI TRA LA MILIZIA LIBICA DI ALMASRI E L'INTELLIGENCE ITALIANA, SQUADERNANDO IL PASSAPORTO DEL CAPO DELL’AISE, CARAVELLI? - CHI VUOLE SPUTTANARE L'AISE E DESTABILIZZARE IL GOVERNO MELONI POSTANDO SUI SOCIAL LA FOTO DEL TRIONFALE RITORNO A TRIPOLI DI ALMASRI CON ALLE SPALLE L'AEREO DELL'AISE CON BANDIERA ITALIANA ? - CHE COINCIDENZA! IL TUTTO AVVIENE DOPO CHE TRUMP HA DECAPITATO L'INTELLIGENCE DI CIA E FBI. UNA VOLTA GETTATI NEL CESSO GLI SPIONI DELL'ERA OBAMA-BIDEN, E' INIZIATO UN REGOLAMENTO DI CONTI CON I PAESI GUIDATI DA LEADER CHE TIFANO TRUMP? - VIDEO

guerra ucraina vladimir putin donald trump ali khamenei xi jinping volodymyr zelensky

DAGOREPORT – IN UN MESE, TRUMP HA MACIULLATO L’ORDINE MONDIALE: RIABILITATO PUTIN, ISOLATA LA CINA - CINQUE PREVISIONI CHE NON SI SONO AVVERATE SULL’UCRAINA CON L'ARRIVO DEL NUOVO INQUILINO DELLA CASA BIANCA: 1) MARK RUTTE, SEGRETARIO GENERALE DELLA NATO: “KIEV ENTRERÀ NELLA NATO, È UN PROCESSO IRREVERSIBILE”. ORA ANCHE ZELENSKY PARLA DI PIANO B – 2) NON SI FA LA PACE SENZA LA CINA. FALSO: TRUMP ALZA LA CORNETTA E PUTIN LO ASPETTA – 3) XI JINPING: “L’AMICIZIA CON LA RUSSIA È SENZA LIMITI” (MANCO PER IL GAS) – 4) L’IRAN S’ATTACCA AL DRONE: LA RUSSIA L'HA MOLLATA – 5) L’EUROPA, SOLITO SPETTATORE PAGANTE CHE NON CONTA UN CAZZO