CATTOLICA MA NON NEL PERDONO - LE ASSICURAZIONI STANNO PER CHIEDERE 500 MILIONI DI EURO DI DANNI A BANCO BPM. TUTTA COLPA DI QUELLA SCELTA DA PARTE DELLA BANCA DI ESERCITARE L'OPZIONE DI ACQUISTO SULLA JOINT VENTURE ''VERA''. LO SPUNTO È STATO L'INGRESSO DI GENERALI CON UNA QUOTA (24,4%) CHE LA RENDE IL PRIMO AZIONISTA. PER LA BANCA, SI TRATTA DI UN CAMBIO DI CONTROLLO, E DUNQUE LA CONDIZIONE CONTRATTUALE PER ESERCITARE L'OPZIONE…
Francesco Spini per www.lastampa.it
La guerra di Verona è cominciata, tra diffide e conta dei danni. Cattolica Assicurazioni si prepara a chiederne a Banco Bpm per oltre 500 milioni di euro. Giova un piccolo ripasso della puntata precedente. Il 15 dicembre la banca guidata da Giuseppe Castagna, a sorpresa, chiede di esercitare l’opzione per riacquistare il 65% delle joint venture di bancassicurazione Vera Vita e Vera Assicurazioni in mano a Cattolica.
Se l’idea della banca milano-veronese è quella di liberarsi di vincoli assicurativi in vista di possibili nozze (e Bper, l’indiziata numero uno, come principale azionista ha un campione delle polizze come Unipol), lo spunto sta nel presunto «cambio di controllo» di Cattolica, dopo l’ingresso col 24,4% delle Generali. In una lunga lettera-diffida, la compagnia guidata dall’ad Carlo Ferraresi ribatte definendo «priva di ogni fondamento» l’opzione esercitata da Piazza Meda.
Il contestato controllo di Generali, si legge, è «infondato». Nonostante i soci abbiano deliberato la trasformazione in Spa, questa entrerà in vigore solo il primo di aprile. Fino ad allora quello del Leone «resta un voto capitario». Non solo. La compagnia scaligera fa notare come «proprio il contratto tra noi intercorso dispone che» l’opzione «non può essere esercitata ove vi sia una trasformazione di Cattolica, appunto, in Spa».
La missiva si concentra nel sottolineare piuttosto gli scostamenti al ribasso (tra il 15,8% e l’83,9% a seconda dei rami) della raccolta assicurativa delle joint venture tra obiettivi e consuntivo, «un andamento del tutto insoddisfacente» che genererebbe, ragionano a Cattolica, circa 50 milioni di penali da mancati obiettivi. Altri 452,18 milioni di danni rappresentano la differenza tra quanto Cattolica ha investito due anni fa e quanto oggi si vedrebbe riconoscere da Banco Bpm. Cattolica dà 7 giorni di tempo alla banca per fare un passo indietro. Poi la parola passerà agli arbitri.
CARLO FERRARESIMATTARELLA - PAOLO BEDONI - CARLO FERRARESI