UNA BUFALA PER SAVIANO! - IL RIESAME DI NAPOLI SCARCERA GIUSEPPE MANDARA, IL “RE DELLA MOZZARELLA” ACCUSATO DA UN PENTITO DEI CASALESI DI ESSERE UN PRESTANOME DEL CLAN - PER I GIUDICI IL PENTITO HA “EVIDENTI RAGIONI DI RANCORE” VERSO MANDARA - DISSEQUESTRATA ANCHE L’AZIENDA - LO SCRITTORE, CON ECCESSIVA PREMURA, L’AVEVA GIA’ CROCIFISSO DALLE COLONNE DI “REPUBBLICA”…

Andrea Acquarone per "il Giornale"

Altro che mozzarelle: le uniche bufale pare che siano le parole del pentito. I suoi racconti, quelli che avevano spedito in carcere lo scorso 17 luglio Giuseppe Mandara, 61 anni, il «re delle mozzarelle» appunto. Permettendo a Roberto Saviano di tuonare ancora contro le infiltrazioni della camorra nel settore agro-alimentare, di accusare una volta di più, forse con eccessiva premura, dalle colonne di Repubblica , produttori e venditori campani. Ripetendo che dal caffè, all'acqua,dallo zucchero alla pizza, ebbene tutto è controllato dai clan. Col rischio di mettere in ginocchio tanta gente che lavora onestamente.

Stando invece al Tribunale del Riesame di Napoli, le cose, nell' affaire Mandara, sarebbero andate diversamente: i giudici hanno annullato il sequestro del caseificio di Mondragone (Caserta) rimettendo in libertà l'imprenditore accusato di associazione camorristica, riciclaggio e frode alimentare. Con lui è uscito di prigione anche il suo collaboratore Vincenzo Musella. Tante scuse e investigatori «bocciati».

I giudici della XII sezione hanno dunque accolto l'istanza presentata dall'avvocato di Mandara, Vittorio Guadalupi, che aveva depositato una memoria difensiva. Ma quasi accusatoria nei confronti degli inquirenti . Nel documento, il legale si soffermava sulle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Augusto La Torre, sulle quali si fonda in buona parte l'accusa, secondo cui Mandara, in realtà, sarebbe stato solo il «prestanome» di un boss.

L'ordinanza di arresto, sosteneva il legale, «contiene una serie di imprecisioni e omissioni. In particolare, «va rimarcato come non siano state analizzate le vicende che hanno portato alla revoca del programma di protezione e la perdita dello status e benefici di «pentito» del La Torre. Nessuna valutazione vi è quindi in ordine agli elementi relativi alle evidenti ragioni di rancore che La Torre nutre nei confronti del Mandara. Né risultano valutati- sottolineava Guadalupi- gli esiti delle indagini che hanno portato in più di una occasione a far ritenere inattendibile il collaboratore ».

Non solo. La difesa è riuscita a smontare pure il teorema sui presunti flussi esagerati di denaro a disposizione dell'imprenditore.
Gia altri quattro collegi giudicanti avevano analizzato in un recente passato «la consistenza patrimoniale della famiglia Mandara, della compagine societaria, e dei singoli soci, rilevando che non v'era alcuna sproporzione tra i loro patrimoni e la capacità dell'azienda».

Come dire: tutto in regola, mozzarelle e treccine non puzzano di marcio. Ancora non si conoscono le motivazioni del Riesame, sembra verosimile, però, ipotizzare che il pentito sia stato considerato bugiardo. Falso ma abbastanza abile da ingannare la Procura sostenendo che il «re delle mozzarelle» avesse rapporti con il clan La Torre, il cui boss, Augusto, avrebbe finanziato la sua azienda, quando era in difficol­tà economiche, con 700 milioni di lire.

Oggi il gruppo Mandara vende tra Italia ed estero circa duecento quintali di moz­zarella di bufala al giorno, mozzarella destinata tra gli altri a Usa, Giappone, Russia e Nuova Zelanda.

 

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