colao

COLAO MERAVIGLIAO - CHE FARÀ IL MANAGER DOPO VODAFONE? COMCAST? AT&T? FCA? GE? TIM? FORSE POTREBBE FARE IL PICCOLO GATES, UN’AVVENTURA ‘SUA’ E FILANTROPICA. DI SICURO NIENTE POLITICA - È RIMASTO MOLTO LEGATO ALL’ITALIA, MA ANCORA BRUCIANO QUEI DUE ANNI IN RCS QUANDO SE NE ANDÒ SOTTO IL FUOCO AMICO DEGLI AZIONISTI CHE SPINGEVANO PER L’OPERAZIONE RECOLETOS. QUELLA CHE ARRICCHÌ QUALCUNO E DISTRUSSE I CONTI DEL GRUPPO

 

1. LA TENTAZIONE DI FARE IL PICCOLO GATES E IL FUTURO POSSIBILE IN UN SUPER GRUPPO

Marco Zatterin per “la Stampa

 

Chiedi in giro e ti dicono che Vittorio Colao è «uno che, a questo punto, potrebbe far di tutto e di buono», ma anche che «ci sono delle cose che probabilmente non farà». Non andrà alla Tim, come qualcuno ha già preso a sussurrare, e non tanto in nome di un contratto che limita la possibilità di lavorare per un concorrente nelle Tlc, quanto per attaccamento alla maglia, «una volta Vodafone, per sempre Vodafone».

vittorio colao vodafone

 

Non farà politica, non almeno in un tempo prossimo, perché non è il suo mestiere, ma anche perché è convinto che «senza Europa saremmo irrilevanti» e questo lo rende lontano dagli umori dei duellanti euroscettici giallo-verdi. Non lo vedono nemmeno a reggere subito un colosso pubblico come Eni o Enel - dove Renzi e altri tentarono di averlo e ottennero solo rifiuti -, perché i tempi non coincidono e perché è diventato un «uomo del mondo» e, per quanto innamorato dell' Italia, ormai ha in mente «di continuare la sfida per adeguarsi al cambiamento da un punto d' osservazione diverso» .

 

Vacanza in bicicletta

Di certo, quando lascerà Vodafone il primo ottobre, «si prenderà una vacanza, probabilmente in bicicletta», assicura chi lo frequenta spesso, del resto risulta aver percorso già oltre 50 mila chilometri sulle due ruote e non intende smettere, fa bene allo spirito e al corpo: a 56 anni è in ottima forma.

 

COLAO

E poi? «Forse non ha ancora deciso», suggerisce un esperto di cose telefoniche e in ogni caso dipende da che offerte gli arriveranno, «perché c' è da credere che saranno più di una». Più segnali invitano a immaginare che possa fare «qualcosa di suo», nell' ideazione del futuro, nella filantropia, nella consulenza globale al servizio dello sviluppo in un sistema tecnologico rapido e complesso. Qualcosa tipo Bill & Melinda Gates Foundation con parecchi zeri in meno, si può immaginare.

 

Se si crede che due segnali costituiscono un indizio, ecco che proprio ieri pomeriggio - chiusa la sessione con gli analisti sui conti - Colao si è imbarcato per Seattle dove parteciperà a un evento Microsoft e cenerà con il fondatore del gigante di Redmond. Guarda il caso. Potrebbe essere il momento del «give-back», il tempo di restituire alla Società quello che la Società ti ha permesso di avere.

 

Potrebbe essere, dato il senso di fatalismo confessato qualche anno fa al «Sunday Telegraph» dopo la scomparsa improvvisa di un familiare: «So bene che tutto può cambiare e non dipende da noi, per questo dico a chi mi è caro "goditi la vita", ogni giorno che viene e goditi i momenti trascorsi con le persone care: e non fare programmi, perché domani potresti avere un infarto».

john elkann presidente del gruppo fca

 

Qualche programma, necessariamente, il top manager bresciano è solito farlo, non per altro ha annunciato l' addio con cinque mesi di anticipo. Nel mondo del business anglosassone non sono previste le reggenze a vita, così una discontinuità dopo un decennio è un evento normale soprattutto dopo aver distribuito a piene mani dividendi durante la sua gestione. «Si è fatto un nome - assicura un banchiere d' affari che lo frequenta da anni -, ora potrebbe entrare in un board e fare il presidente di una multinazionale, una banca, una finanziaria o un grande gruppo industriale globale, avrà l' imbarazzo della scelta».

 

Per argomentare l' ipotesi di un ritorno in Patria un osservatore mette in fila tre pietre miliari della carriera di Colao: il rispetto per la famiglia, il servizio nei Carabinieri e la passione per il film capolavoro sul surf, «Un mercoledì da leoni». Dice che potrebbe farlo per passione, per spirito di servizio, in fondo è un cervello in fuga che ha tenuto alto il nome dell' Italia in Europa, un milionario sui generis che prende la metropolitana per essere nell' ufficio londinese alle 7,30 ogni mattina.

MARCHIONNE BORSA FCA

 

La controindicazione potrebbe essere il ricordo dell' esperienza in Rcs, dove arrivò nel 2004 come «risanatore» e uscì dopo due anni sotto il pesante «fuoco amico» di alcuni degli azionisti più significativi del gruppo editoriale. Onnivoro e nemico degli schemi, Colao è in fondo uno che può accettare di giocare una partita per il gusto di rimettere qualcosa a posto, il che lascerebbe aperta la porta alla politica e ai gioielli di Stato. «Meglio la bici», insiste chi lo conosce. Anche se, in questo genere di affari, vige la regola del «mai dire mai».

 

Montezemolo con l ex ad Rcs Antonello Perricone ora in Ntv GetContent asp

 

2. IL MANAGER ITALIANO CHE SFIDA IL VENTO E CHE TUTTI VOGLIONO

Osvaldo De Paolini per “il Messaggero

 

Comcast? At&t? Fca? E perché no? anche General Electric. Ognuna di queste grandi imprese globali potrebbe diventare la prossima destinazione di Vittorio Colao, il manager italiano che ha saputo trasformare Vodafone in una conglomerata mondiale da oltre mezzo miliardo di clienti con una contabilità da capogiro, protagonista di compravendite aziendali mozzafiato, stimato dagli azionisti per le non poche soddisfazioni regalate al punto che il board ha delegato a lui la scelta del successore.

 

Naturalmente ora si guarda bene dallo svelare i suoi piani per il futuro, ma chi lo conosce bene sa che, a 56 anni, non ha alcuna intenzione di chiudere qui la sua esperienza manageriale. Da leader di Vodafone ha girato il mondo, l' India, l' Africa, il Medio Oriente, l' Australia, incontrando ministri e capi di Stato per trattare con loro lo sviluppo delle tlc di quei Paesi. Impensabile che con il suo straordinario bagaglio di rapporti e informazioni ora si ritiri in campagna per curare il suo giardino.

 

bazoli

Il suo invidiabile curriculum pare costruito in provetta. Bocconiano con Mba alla Harvard Business School, inizia la sua vita professionale in McKinsey di cui diventa partner nel 1995. Chiamato da Carlo De Benedetti, nel 1996 Colao entra quale direttore generale in Omnitel (oggi Vodafone Italia) diventandone di lì a poco amministratore delegato con il vanto di aver realizzato la più imponente creazione di valore dopo Mediaset: in soli sei anni l' investimento iniziale di 750 miliardi di lire frutterà infatti all' Olivetti poco meno di 15mila miliardi (serviranno alla cordata Colaninno per la scalata a Telecom Italia).

 

Nel 2003 il salto internazionale: viene nominato ceo di Vodafone per il Sud Europa, Medio Oriente e Africa. Nel 2004 la sua grande passione per l' editoria lo condurrà, convinto dal suo mentore storico Giovanni Bazoli, ad assumere l' incarico di ad del gruppo Rcs-Corsera.

 

VISIONI E SUCCESSO

Un' avventura di breve durata perché già nel 2006, in contrasto con il gruppo di azionisti di controllo che premono per l' acquisizione della casa editrice Recoletos, è costretto ad abbandonare la guida di Via Rizzoli. Un' uscita per lui amara, nonostante più tardi si capirà quanto la sua visione fosse corretta: proprio la crisi di Recoletos sarà alla base delle sfortune del gruppo Rcs.

RECOLETOS

 

Colao però non resta a lungo disoccupato, perché di lì a qualche mese viene chiamato nuovamente in Vodafone con il ruolo di ceo per l' Europa mentre nel 2008 assume la guida del gruppo a livello mondiale. Naturalmente in questi dieci anni non sono state solo rose e fiori, la crisi ha colpito anche Vodafone ma il modo in cui Colao è riuscito a far compiere al gruppo il turnaround è la vera cifra del manager.

 

Uomo di visioni, recentemente spiegava a un pubblico di imprenditori italiani che nei prossimi cinque anni la trasformazione digitale sarà protagonista di forti accelerazioni: «Passeremo da velocità in mega a velocità in giga, e da latenze in decine di millesecondi a latenze in due o tre millesecondi: in alcuni casi, addirittura microsecondi». Poi spiegava: «Ciò vuol dire che si può arrivare ad eliminare il concetto di distanza tra oggetti, tra oggetti e clienti e tra clienti e aziende, pubblica amministrazione compresa». Concetti apparentemente astratti, ma capaci - per chi li maneggia con perizia - di rivoluzionare le fondamenta dell' economia mondiale.

 

Insomma, un manager globale come in Italia ce ne sono pochi.

cellulare di supercar

Eppure non ha mai abbandonato l' amore per la sua Brescia, dove vanta ancora grandi amicizie sebbene la professione lo abbia portato ben presto a Milano, dove tuttora mantiene casa. Giovane ufficiale dei carabinieri (come suo padre), la formazione militare ne ha plasmato il rigore delle idee e una certa spigolosità. Che però sfuma quando è in famiglia (con i due figli e la moglie Silvia) e soprattutto quando può inforcare la sua bicicletta. O quando, anche all' alba, agguanta il boma del windsurf nelle acque del Lago di Garda.

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