FARE IL CULO A UNO PER EDUCARNE CENTO - PER NON FINIRE COME GLI USA, SOTTOMESSI A GOOGLE E FACEBOOK, APPLE E AMAZON, XI JINPING HA RIDIMENSIONATO JACK MA, REO DI AVER ALZATO TROPPO LA CRESTA - UNA LEZIONE CHE VALE ANCHE PER GLI INVESTITORI ESTERI: LA RIAFFERMAZIONE DELLA CENTRALITÀ ASSOLUTA DEL PARTITO COMUNISTA. DELLA SERIE: CI SONO LINEE ROSSE CHE È MEGLIO NON OLTREPASSARE, ALTRIMENTI...
Danilo Taino per “l’Economia - Corriere della Sera”
I 110 mila dipendenti di Alibaba, la cosiddetta Amazon cinese, sono ansiosi in questi giorni. Sono famosi per la loro frenesia lavorativa, condensata nel numero 996: dalle nove alle nove, sei giorni la settimana. Ora, però, temono di non essere più il modello di impresa da proporre a tutta la Cina.
Il gruppo creato da Jack Ma Yun sta andando incontro a un ridimensionamento deciso dalle autorità politiche. Non alla distruzione, è troppo grande e importante per milioni di clienti cinesi: a una revisione di ruolo significativa e soprattutto a un maggiore vassallaggio rispetto al Partito Comunista Cinese e al governo.
È la seconda fase di quella che è la riduzione a normalità di Ma, iniziata con alcuni segnali l'anno scorso, continuata con il blocco della quotazione in Borsa, da 37 miliardi di dollari, del potente braccio finanziario Ant e ora arrivata anche alla decisione dei vertici dello Stato di spingere l'imprenditore a uscire dall'azionariato delle società di media che controlla o delle quali possiede quote societarie.
È il rimpicciolimento di Jack Ma, l'imprenditore cinese più famoso al mondo e fino all'ottobre scorso più ricco. Voluto - dicono gli insider di Pechino - dallo stesso presidente Xi Jinping. È una storia straordinaria che racconta l'evoluzione del potere e delle politiche al vertice della Repubblica Popolare e accende segnali d'allarme per gli imprenditori e per gli investitori privati che fanno business in Cina, siano cinesi o stranieri.
Che l'accentratore Xi fosse innervosito da Ma gli osservatori avevano iniziato a notarlo già nel 2016. Quell'anno, la Cina ospitò il summit dei leader del G20 a Hangzhou. Nell'occasione, a margine delle riunioni ufficiali, almeno tre di questi capi di Stato o di governo approfittarono dell'occasione per incontrare Ma: furono il primo ministro canadese Justin Trudeau, il presidente indonesiano Joko Widodo e il presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi. Senza che i vertici cinesi e la loro diplomazia fossero coinvolti. Jack Ma che diventa una star del G20 in parallelo a Xi Jinping? Poco concepibile per gli standard del posto.
xi jinping durante la videoconferenza con i leader europei
Pare che l'irritazione del presidente cinese sia iniziata in quel momento o che lì abbia preso quota: nessuno può ambire a essere più potente del partito e del capo del partito, per quanto sia ricco e popolare. Anzi, se è ricco, popolare e troppo politicamente ambizioso va tenuto a freno.
Anche se, come Ma, è membro fedele (almeno ufficialmente) del Pcc. Molti collaboratori attuali ed ex di Ma, in effetti, hanno sostenuto che, sull' onda del grande successo, l'uomo sia andato troppo oltre nel fare di testa sua. Quando, lo scorso ottobre, a una riunione a Shanghai presente il potente vicepresidente Wang Qishan, l'imprenditore criticò esplicitamente il sistema finanziario cinese poco innovativo, scattò la decisione di umiliarlo.
jack ma rockstar durante le celebrazioni per il ventennale di alibaba
In novembre, Ma fu convocato dal partito e pochi momenti dopo fu pubblicato un articolo criptico dell'agenzia ufficiale Xinhua intitolato «Non parlare senza pensare, non fare quel che ti pare, la gente non può agire sulla base del suo libero arbitrio».
Jack Ma Yun non era citato ma lo scritto era accompagnato da un quadro del pittore giapponese Kaii Higashiyama nel quale è rappresentata, su un cielo blu, una nuvola a forma di cavallo. In cinese, Ma è cavallo, Yun è nuvola: l'immagine fu letta da molti come un avvertimento, «il cavallo può essere spazzato via come una nuvola».
Da allora, Jack Ma Yun è apparso raramente in pubblico, la quotazione di Ant è saltata, un'indagine antitrust pare sia stata aperta su Alibaba. Ora, l'invito a vendere le proprietà nei media indica la profondità del ridimensionamento: si tratta di quote rilevanti in Weibo, Bilibili e la proprietà del quotidiano in lingua inglese di Hong Kong, il glorioso South China Morning Post.
Con l'intervento su Ma, il presidente Xi ottiene alcuni obiettivi. Ma corre qualche rischio. Ribadisce che anche il settore privato deve attenersi alle regole del partito al potere: uno degli slogan preferiti da Xi è «Est, Ovest, Sud, Nord, Centro, il Partito domina su tutto».
È una riaffermazione di molta sostanza, rispetto alla politica meno stringente verso i privati portata avanti dai suoi predecessori, un ritorno indietro nelle politiche di liberalizzazione dei mercati. Rilevante soprattutto perché il settore privato sostiene l'80% dell'occupazione nelle aree urbane e produce una quota maggioritaria del Pil.
L'affermazione indiscutibile dell'autorità del potere centrale e l'esclusione della possibilità di creare centri di influenza alternativi, anche se condotti da membri del partito, è un obiettivo chiaro di Xi e della sua politica di sostegno a una sorta di capitalismo leninista.
Da quando è arrivato al vertice del partito e dello Stato, tra 2012 e 2013, Xi Jinping ha accentrato nelle sue mani poteri che nessun presidente aveva avuto sin dai tempi di Mao Zedong, ha condotto epurazioni attraverso la lotta alla corruzione, ha aperto la strada verso una sua lunghissima presidenza, ha riaffermato il potere assoluto del Partito Comunista su ogni ambito della vita nazionale, ha azzerato la democrazia a Hong Kong, ha condotto la «normalizzazione etnica» tra gli uiguri dello Xinjiang, ha sviluppato una politica internazionale sempre più assertiva.
L'attacco a Ma rientra nella svolta di Xi. È probabilmente servito, secondo molti osservatori, anche a frenare i vantaggi che alcune figure rilevanti in Cina, importanti pure nelle gerarchie come un nipote dell'ex presidente Jiang Zemin, si arricchissero e conquistassero potere grazie alla quotazione di Ant.
Quel che più conta, però, è che i vertici di Pechino mandano un segnale a tutti gli imprenditori, secondo la pratica «colpirne uno per educarne cento»: c'è una linea rossa da non superare.
Qui ci sono una contraddizione e un rischio. Jack Ma e con lui gli imprenditori cinesi ed esteri non sono nuvole a forma di cavallo che possono essere spazzate via, sono troppo importanti per la Cina: il fondatore di Alibaba è stato addirittura fondamentale nella realizzazione degli strumenti di sorveglianza di massa in uso del regime e il suo gruppo è all'avanguardia nello sviluppo dell'Intelligenza Artificiale.
Gli imprenditori cinesi probabilmente si allineeranno ai dettati del Pcc. Ma le grandi multinazionali estere? Come potranno destreggiarsi? La Volkswagen accetterà il Nord e il Sud indicati dal timoniere Xi? Goldman Sachs si allineerà Est-Ovest alle direttive del partito? E i grandi fondi d'investimento accetteranno il capitalismo-leninismo cinese? Il caso di Jack Ma Yun è diventato uno spartiacque per chi fa business in Cina.