zaino smart working

SE LO ZAINO DIVENTA UN MANIFESTO - DALLA BUROCRAZIA DELLA 24 ORE, SIMBOLO DEI PORTABORSE, ALLA ZAINOCRAZIA DEI MILLENNIAL: OGNI PERSONA DEVE PORTARSI IN SPALLA TUTTO IL SUO UNIVERSO. GLI UFFICI SONO ROBA DEL PASSATO: PER SCARICARE UN PO’ DI COSTI LE AZIENDE SI SONO INVENTATE LO SMART WORKING, CHE VUOL DIRE LAVORARE OVUNQUE A TUE SPESE…

 

IL FUTURO NELLO ZAINO

 

Aurelio Magistà per “la Repubblica

 

zaino che ti ricarica

Aumentano gli smart workers. L' oggetto che ha pensionato la ventiquattrore diventa il simbolo del nuovo nomadismo professionale. Teorizzato nei suoi caratteri distintivi da un saggio-manifesto fra pochi giorni in libreria di Come pesa quello zaino. Per forza: c' è dentro una rivoluzione. Quella che Leonardo Previ, docente di Gestione delle risorse umane alla Cattolica di Milano, spiega nel saggio- pamphlet Dalla burocrazia alla zainocrazia, fra poco in libreria.

 

Lo zaino, un tempo accessorio da saccopelisti poi sdoganato per professionisti e manager in primis da Prada a partire dagli anni Ottanta, oggi è divenuto pervasivo e ha pensionato borse e ventiquattrore. E adesso diventa metafora del profondo cambiamento che sta investendo il mondo del lavoro e delle sue opportunità più ottimistiche. Previ oppone « alla burocrazia, ovvero il potere della scrivania, la zainocrazia, fondata sull' idea che ogni persona sia un giacimento ambulante di risorse inesauribili. Ma se la deambulazione cessa, il giacimento si ritrae. Abbiamo un cervello così sviluppato perché serve a governare una capacità estremamente complessa: il movimento».

 

zaino che si controlla con smartphone

Doxa, che cura per il Politecnico di Milano l' Osservatorio dello Smart working, può offrire alcuni dati sul nomadismo professionale. «Oggi in Italia», spiega Renata Soru, « sono quasi 300mila i ' lavoratori agili', ovvero coloro che godono di discrezionalità di luoghi, orari e strumenti di lavoro, con l' obiettivo di svolgere al meglio le proprie mansioni » . Ovviamente non tutti i lavoratori agili sono gli zainocrati descritti dal saggio di Previ.

 

Molti sono semplicemente degli sfortunati, spesso donne o precari, su cui le imprese hanno scaricato i risparmi in spese per gli uffici e per le dotazioni tecnologiche. Assoufficio, l' associazione di categoria dei produttori di mobili e dotazioni da ufficio, ha appena dedicato una giornata di studi all' evoluzione degli spazi di lavoro. Tra gli esperti, l' architetto Paolo Favaretto, che conferma: «i cambiamenti che ho visto negli ultimi anni, con uffici open space popolati di divani, pouf e chaise longue, cubicoli per telefonare in riservatezza, postazioni di lavoro simili ad alcove, sono quasi sempre dovuti al fatto che gli imprenditori non vogliono più spendere negli uffici e preferiscono soluzioni economiche e facilmente riadattabili. Anche se io non credo che chi lavora possa farlo solo con un laptop sulle ginocchia e una tazza di caffè in mano».

 

zaino smart working

Intanto, ancora qualche dato che corregge il quadro: «I lavoratori agili sono persone assunte all' interno di aziende perlopiù medio-grandi e grandi, dislocate prevalentemente nel Nord Italia e, a sorpresa, in quasi 7 casi su 10 sono uomini con un' età media di 41 anni», specifica Vilma Scarpino, amministratore delegato di Doxa.

 

«Lo Smart working», osserva Previ, è una risposta che le imprese, soprattutto quelle molto grandi, si danno in seguito al processo di digitalizzazione; una delle conseguenze è ricaduta sulla centralità del luogo di lavoro perché lì erano custoditi gli strumenti del lavoro. Si tratta di una fase in larga parte conclusa. Quindi, sempre più spesso per andare in ufficio devo avere una buona ragione, e questa è essenzialmente che posso incontrarmi con gli altri. La convivialità è premessa alla cooperazione. Attraverso l' incontro generiamo valore».

 

Ma, sia che lavorino da casa o in ufficio, sia che siano spesso in viaggio, gli zainocrati sono una categoria trasversale. L' opposizione tra burocrate e zainocrate, fra ufficio e viaggio, più che lettera, è metafora che si sostanzia nel simbolo dello zaino. « Una presunta freccia evolutiva disegna il passaggio dall' agricoltura alla fabbrica, e infine all' ufficio: al contadino succede l' operaio, infine l' impiegato, ma si tratta di una falsa evoluzione, un' idea corrente che accettiamo per riflesso condizionato: perché mai l' impiegato sarebbe superiore al contadino?

zaino smart working

 

E in ogni caso, se in diecimila anni abbiamo compiuto il percorso dal settore primario al terziario, la nostra natura più vera e profonda è quella del periodo che chiamo " zerario": gli oltre trentamila anni in cui siamo stati cacciatori e raccoglitori, dunque nomadi » . Nella sedentarietà, Previ individua la situazione di lavoro delle «macchine banali, ovvero quelle macchine artificiali o umane che ripetono azioni standardizzate, procedure, risposte codificate a domande prevedibili, come un robot o un computer, o appunto un burocrate. Gli umani che vorranno continuare a essere macchine banali forse avranno più garanzie, ma difficilmente considereranno il lavoro come espressione di sé».

 

Il nomadismo teorizzato da Previ è innanzi tutto mentale. Indica flessibilità, disponibilità al problem solving attraverso lo sforzo collettivo, ad affrontare situazioni complesse con risposte create su misura, anche al momento. Una linea di pensiero che rivaluta l' improvvisazione e ridimensiona lo specialismo, e inevitabilmente integra il fallimento nell' itinerario verso la soluzione: «Le comunità che sanno organizzarsi per favorire la creatività», sottolinea Previ, «non hanno paura del fallimento e non pongono coloro che sperimentano nella condizione di temerlo.

 

zaino smart working

Serviranno sempre meno persone competenti e sempre più persone realmente interessate, appassionate a quello che fanno e disposte a correre il rischio di sbagliare». La prima parte del testo, infatti, è dedicata all' Ignorance, titolo del saggio di Stuart Firestein in cui si sostiene che la scienza è guidata dall' ignoranza, ovvero dalla necessità di porsi costantemente delle domande e di emendarsi di continuo. « Quindi la conoscenza precede l' ignoranza. Il burocrate si concentra su quello che sa, lo zainocrate su quello che ignora. Si fida più delle domande che delle risposte » .

 

Ovviamente, in questo quadro forzatamente positivo, il rischio è che le imprese ne approfittino per ridurre la zainocrazia a un taglio di costi. Qualcosa è stato fatto con il Jobs Act Autonomi del giugno scorso in cui, per esempio, vengono stabiliti per gli Smart workers, cresciuti dal 2013 a oggi quasi del 50 per cento, stesso stipendio e parità contrattuale con altri lavoratori, e il diritto di disconnessione dal lavoro in remoto. Ma molto resta da fare.

 

nello zaino ci sta tutto il mondo

E allo scenario Previ aggiunge almeno altri due punti chiave: la frugalità e la conversazione. La frugalità reale - indotta dal bisogno di viaggiare leggeri, perché tutto deve stare in uno zaino - diventa la frugalità metaforica di un etico risparmio delle risorse, e di uno stato di fame in cui il bisogno è stimolo alla ricerca di soluzioni.

 

La conversazione, le relazioni, sono fondamentali perché «l' ingegnosità collettiva è il principale motore della produzione di valore. Alla base di questi scambi c' è la fiducia, bene intangibile determinante per la coesione comunitaria » . Pertanto lettura sussidiaria a Zainocrazia diventa il saggio della professoressa del Mit Sherry Turkle Reclaiming conversation The power of Talk in a Digital Age, in cui invita ad alzare gli occhi da smartphone e pad per incontrare quelli di chi ci sta di fronte.

millennial con lo zainola collezione di zaini+zaino wirelessmillennial con lo zaino

Ultimi Dagoreport

ursula von der leyen donald trump xi jinping cina unione europea stati uniti

FLASH! - COME REAGIRE ALLA TERZA GUERRA MONDIALE DI TRUMP? PIU’ CHE UNA WEB-TAX SULLE BIG TECH, PER METTERE IN GINOCCHIO IL DAZISTA DELLA CASA BIANCA, FACENDO RITORNARE DI COLPO LE ROTELLE AL LORO POSTO, SAREBBE SUFFICIENTE LA VENDITA DEL 10% DEI TITOLI DEL TESORO AMERICANO IN POSSESSO DI CINA E UNIONE EUROPEA (AL 2024 PECHINO NE DETENEVA 768 MILIARDI, MENTRE I 27 PAESI UE NE HANNO IN PANCIA OLTRE DUEMILA MILIARDI) – DI TALE MOSSA MORTALE, CONFERMATA A DAGOSPIA DA FONTI AUTOREVOLI, NE STANNO DISCUTENDO NELLA MASSIMA RISERVATEZZA GLI EMISSARI DEL DRAGONE DI XI JINPING E GLI SHERPA DEI CAPOCCIONI DI BRUXELLES (COME DICONO A QUARTICCIOLO: ‘’EXTREME EVILS, EXTREME REMEDIES…’’)

donald trump matteo salvini giuseppe conte vladimir putin

DAGOREPORT – ALLEGRIA! RICICCIA L’ALLEANZA DEGLI OPPOSTI POPULISMI: SALVINI E CONTE - SABATO SCORSO, I GEMELLI DIVERSI SI SONO RITROVATI IN PIAZZA A SBANDIERARE LE COMUNI POSIZIONI TRUMPUTINIANE CHE DESTABILIZZANO SIA LA MAGGIORANZA DI GOVERNO CHE L’OPPOSIZIONE - IL LORO RUOLO DI GUASTATORI NEI RISPETTIVI SCHIERAMENTI FA GODERE TRUMP, CHE HA PRESO DUE PICCIONI CON LA SUA FAVA: CONDIZIONA IL GOVERNO MELONI E SPACCA IL PD DI ELLY SCHLEIN – SFANCULATO BEPPE GRILLO, ANNIENTATO LO ZOCCOLO DURO PENTASTELLATO, AL POSTO DELL'ELEVATO", COME "IDEOLOGO", CONTE HA MARCO TRAVAGLIO - IL RUOLO DI CASALINO NEL SUCCESSO DELLA MANIFESTAZIONE ANTI-RIARMO DI SABATO... - VIDEO 

giorgia meloni donald trump economia recessione dazi

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI VOLERÀ FINALMENTE NEGLI STATI UNITI PER IL TANTO AGOGNATO FACCIA A FACCIA CON TRUMP: MA COSA ANDRÀ A FARE? SOPRATTUTTO: QUALE RISULTATO OTTERRÀ? -L’UNICO SPAZIO CHE OGGI HA A DISPOSIZIONE LA THATCHER DELLA GARBATELLA È IL PERIMETRO STABILITO DA KAISER URSULA CON MACRON E MERZ, CHE SI RIASSUME IN TRE PUNTI: DIALOGO, REAZIONE E DIVERSIFICAZIONE DEI MERCATI - L'EVENTUALITA' CHE, DOPO OCCHIONI E MOINE MELONIANE, IL TRUMPONE RINCULI DAL 20% A ZERO DAZI E' DA ESCLUDERE: IL TYCOON BANCAROTTIERE PERDEREBBE LA FACCIA - MA L'UNDERDOG NON PUO' TRATTARE NEMMENO UN DIMEZZAMENTO DELLE TARIFFE RECIPROCHE AL 10% PERCHE' LA NEGOZIAZIONE DEVE PASSARE PER BRUXELLES – LA DUCETTA PUÒ SOLO PROVARE A ESERCITARE UNA MORAL SUASION SUL SUO AMICO TRUMP E FARSI SCATTARE QUALCHE FOTO PER FAR ROSICARE DI INVIDIA MATTEO SALVINI - VIDEO

vespa meloni berlusconi

DAGOREPORT - VABBE’, HA GIRATO LA BOA DEGLI 80 ANNI, MA QUALCOSA DI GRAVE STA STRAVOLGENDO I NEURONI DI "GIORGIA" VESPA, GIA' BRUNO - IL GIORNALISTA ABRUZZESE, PUPILLO PER DECENNI DEL MODERATISMO DEMOCRISTO DEL CONTERRANEO GIANNI LETTA, CHE ORMAI NE PARLA MALISSIMO CON TUTTI, HA FATTO SOBBALZARE PERFINO QUELLO SCAFATISSIMO NAVIGATORE DEL POTERE ROMANO CHE È GIANMARCO CHIOCCI – IL DIRETTORE DEL TG1, PRIMO REFERENTE DELLA DUCETTA IN RAI, E’ RIMASTO BASITO DAVANTI ALL’”EDITORIALE” DEL VESPONE A "CINQUE MINUTI": "DAZI? PER IL CONSUMATORE ITALIANO NON CAMBIA NULLA; SE LA PIZZA A NEW YORK PASSERÀ DA 21 A 24 EURO NON SARÀ UN PROBLEMA". MA HA TOCCATO IL FONDO QUANDO HA RIVELATO CHI È IL VERO COLPEVOLE DELLA GUERRA COMMERCIALE CHE STA MANDANDO A PICCO L’ECONOMIA MONDIALE: È TUTTA COLPA DELL’EUROPA CON “GLI STUPIDISSIMI DAZI SUL WHISKEY AMERICANO’’ - VIDEO

tulsi gabbard donald trump laura loomer timothy haugh

DAGOREPORT - È ORA D’ALLACCIARSI LE CINTURE. L’INTELLIGENCE OCCIDENTALE E' NEL PANICO TOTALE: SU CONSIGLIO DI UNA MAGA-INFLUENCER, LA PROCACE LAURA LOOMER, GIOVEDI' TRUMP HA CACCIATO SU DUE PIEDI IL GENERALE TIMOTHY HAUGH, DIRETTORE DELLA NATIONAL SECURITY AGENCY - LA NSA È LA PRINCIPALE AGENZIA DI CYBERSPIONAGGIO DEGLI STATI UNITI (CON 32 MILA DIPENDENTI, È QUASI IL 50% PIÙ GRANDE DELLA CIA) - LA CACCIATA DI HAUGH AVVIENE DOPO LA DECAPITAZIONE DEI CAPI DEI SERVIZI SEGRETI DI CIA E DI FBI, CHE TRUMP CONSIDERA IL CUORE DI QUEL DEEP STATE CHE, SECONDO LUI, LO PERSEGUITA FIN DALL’ELEZIONE PRESIDENZIALE PERDUTA CONTRO BIDEN NEL 2020 – UNA EPURAZIONE MAI VISTA NELLA TRANSIZIONE DA UN PRESIDENTE ALL’ALTRO CHE STA ALLARMANDO L’INTELLIGENCE OCCIDENTALE. CON TRUMP CHE SI FA INTORTARE DA INFLUENCER BONAZZE, E FLIRTA CON PUTIN, CONDIVIDERE INFORMAZIONI RISERVATE CON WASHINGTON, DIVENTA UN ENORME RISCHIO - (E C’È CHI, TRA GLI 007 BUTTATI FUORI A CALCI DA ''KING DONALD'', CHE PUÒ VENDICARSI METTENDO A DISPOSIZIONE CIÒ CHE SA…)

elon musk donald trump matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - LE “DUE STAFFE” NON REGGONO PIÙ. IL CAMALEONTISMO DI GIORGIA MELONI NON PUÒ PIÙ PERMETTERSI DI SGARRARE CON MACRON, MERZ, URSULA, CHE GIÀ EVITANO DI CONDIVIDERE I LORO PIANI PER NON CORRERE IL RISCHIO CHE GIORGIA SPIFFERI TUTTO A TRUMP. UN BLITZ ALLA CASA BIANCA PRIMA DEL CONSIGLIO EUROPEO, PREVISTO PRIMA DI PASQUA, SAREBBE LA SUA FINE -  UNA RECESSIONE PROVOCATA DALL’AMICO DAZISTA TRAVOLGEREBBE FRATELLI D’ITALIA, MENTRE IL SUO GOVERNO VIVE SOTTO SCACCO DEL TRUMPUTINIANO SALVINI,

IMPEGNATISSIMO NEL SUO OBIETTIVO DI STRAPPARE 4/5 PUNTI AGLI ‘’USURPATORI’’ DELLA FIAMMA (INTANTO LE HA “STRAPPATO” ELON MUSK AL CONGRESSO LEGHISTA A FIRENZE) - UN CARROCCIO FORTIFICATO DAI MEZZI ILLIMITATI DELLA "TESLA DI MINCHIA" POTREBBE FAR SALTARE IN ARIA IL GOVERNO MELONI, MA VUOLE ESSERE LEI A SCEGLIERE IL MOMENTO DEL “VAFFA” (PRIMAVERA 2026). MA PRIMA, A OTTOBRE, CI SONO LE REGIONALI DOVE RISCHIA DI BUSCARE UNA SONORA SCOPPOLA…