BANKOMAT: DALLE ARAGOSTE AI FALCON, TUTTE LE MALEFATTE DEI LIGRESTOS DESCRITTE DAI GIORNALI, ERANO PASSATE AL VAGLIO DI NOTAI E BANCHE

1. IPOCRISIA STAMPA
Bankomat per Dagospia

Dago, il pezzo di Repubblica che hai riportato ieri - http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/una-famiglia-fondata-sui-debiti-le-societ-dei-ligresti-che-servivano-per-spolpare-fonsai-59865.htm - sulle società estere che controllavano le holding Premafin ecc. ecc. e quindi Fonsai e' esattamente l'esempio della pessima informazione che i quotidiani spacciano in queste ore.

Sono tutte cose per nulla complesse e nascoste! I finanziamenti a società che fanno capo a holding estere e strane li danno solo le banche che li vogliono dare! Ci sono norme banali e cogenti da anni per conoscer i beneficiari reali dei conti correnti e dei finanziamenti, che a qualunque povero cristo vengono correttemente applicate.

Premafin ha bilanci noti, deliberati, consultabili da anni. Nessuna delle operazioni principali descritte da Repubblica e dagli altri giornali, dalle aragoste agli autisti ai compromessi per vendita di immobili da realizzare, erano operazioni coperte o in nero. Tutte passate al vaglio di Notai, comitati di controllo, dirigenti, banche. Nulla di organizzato nottetempo dai Ligresti.
E la magistratura di Milano infatti lo sa benissimo...

2. QUEI PICCOLI BORGHESI CHE SCARICANO LIGRESTI
Nicola Porro per Il Giornale

«Sono pronto a passare tutto il resto dei miei giorni dentro a Castel San Angelo a meditare. Santità avevo fatto un torto a un piccolo falegname giudio, ma sono riuscito corrompendo giudici, testimoni, uditori, avvocati, guardie, abati, funzionari, periti, amministratori a far condannare quel poveraccio solo perché lui è povero e giudio e io ricco e cristiano.

Comunque io, Santità, mi inchino alla vostra volontà e sono disposto ad andare di buon grado in galera purché in compagnia dei monsignori Ralli, Fanta e Bellarmino, dei cardinali Fioravanti e Bucci, degli uditori di prima istanza, Ardenghi principe di Colleterzo, Soffici duca di Sezze, del conte Unte von Kaiper comandante della Guardia svizzera e dell'abbate di Santa Maria della Minerva...».

Ve la ricordate quella straordinaria interpretazione di Alberto Sordi, alias Marchese del Grillo, che davanti al Papa, Paolo Stoppa, coinvolgeva mezza guardia nobile per scusarsi del suo ennesimo scherzo? Lì c'era da ridere. Come sa fare solo Mario Monicelli. Qui c'è da riflettere. E andiamo al dunque. Dopo tre anni, tutta la famiglia Ligresti viene arrestata (uno dei fratelli è all'estero). Con accuse pesantissime. Si tratta, come troppo spesso avviene in Italia, di carcerazione preventiva. Ma per una volta non vogliamo entrare su questo aspetto di cui, come ben sanno i lettori di questa zuppa, riteniamo si abusi.

No, vogliamo parlare dei cardinali, degli uditori, dei principi di oggi. E cioè della borghesia che conta e che finge di contare in Italia. Del capitalismo di relazione, per cui tutti si tengono insieme: come tanti ubriachi in fila indiana. E se cade uno, dovrebbero cadere tutti. Dove diavolo sono finiti? Ieri la borghesia milanese era certamente accanto ai Ligresti; oggi si è liquefatta. Non sappiamo come andrà il processo, e non conosciamo ancora le motivazioni per le quali i magistrati hanno ritenuto così urgente (figurarsi) comprimere la libertà dei Ligresti.

Quello che proprio non ci va giù, è che mezza Milano, la stessa che faceva a gara nel presentarsi alle inaugurazioni del negozio Gilli di Giulia, o che invitava le sorelle nei bei palazzi del centro, o che partecipava alle manifestazioni sportive organizzate da Paolo, o che chiedeva consigli e favori al vecchio patriarca, si sia disciolta in un nanosecondo.

Non ci va giù la finanza buona e corretta che fino a ieri ospitava i Ligresti nei propri consigli di amministrazione e che oggi fischietta sulle aragoste del Tanka Village. È insopportabile una borghesia che non abbia il coraggio delle sue frequentazioni e financo dei propri errori. È una corsa a cancellare le proprie foto da Facebook e non si tratta di un'esagerazione.

Se da questa classe dirigente dobbiamo sperare nel nostro futuro, siamo messi davvero male. Per essere più chiari, il cuoco di questa zuppa, non è scandalizzato del fatto che mezza Milano frequentasse i Ligresti: tutt'altro.

È scandalizzato che mezza Milano oggi neghi di averlo fatto. Questo non è un atteggiamento pavido. Peggio: è mafioso. Tutto si digerisce: ora è il turno dei Ligresti, domani dei Rossi, e nel futuro dei Bianchi. Una photo opportunity di oggi può essere un ricatto domani. Una tartina a via della Spiga, ingollata come solo il Cafonal di D'Agostino può immortalare, può diventare indigesta.
D'altronde è quella stessa borghesia che brindava alla gambizzazione di Indro Montanelli, per poi considerarlo un eroe quando ritornò al Corriere. È quella stessa borghesia che corteggiava Craxi e il suo entourage, per poi appassionarsi a Di Pietro.

È una borghesia che ormai ha perso la fabbrica e la voglia di fare: ma che, sempre uguale a se stessa, non si è riuscita a dotare di spina dorsale.

 

aggiotaggio vuluto bene ligrestiSALVATORE LIGRESTI E LARRESTO PER TANGENTOPOLI SALVATORE LIGRESTI A MILANO ligresti big LIGRESTI CON LE FIGLIEVAURO PER IL FATTO QUOTIDIANO SU LIGRESTI LIARRESTI ligresti salvatoreJONELLA LIGRESTI Giulia Ligresti

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE ARRIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…