1- LA disastrosa CAMPAGNA DI RUSSIA DEL GENERALE PERISSI-ROTTO: RINVIO A TEMPI MIGLIORI DELLA JOINT-VENTURE CON LA BANCA MOSCOVITA GRUPPO VTB DI ANDREJ KOSTIN 2- LA CRISI HA COLPITO ANCHE IL PIÙ GRANDE ASSICURATORE ITALIANO CHE OGGI VEDE IL SUO VALORE RIDOTTO A 19 MILIARDI, CON IL TITOLO INCHIODATO INTORNO AI 12 EURO, E I MAGGIORI AZIONISTI (DE AGOSTINI, CALTAGIRONE, PETER KELLNER) PIUTTOSTO INQUIETI 3- PONZELLINI, FATTI PIÙ IN LÀ, ARRIVA MATTEUCCIO ARPE APPOGGIATO DAI SINDACATI 4- LA TRANQUILLITÀ DEL FUTURO MINISTRO MORETTI NASCE DALLA CONVINZIONE CHE GLI SMONTEZEMOLATI DELL’ALTA VELOCITÀ NON ABBIANO LETTO ATTENTAMENTE LE CLAUSOLE E I CONTRATTI CHE LE FERROVIE HANNO CON LE VARIE REGIONI, UN’INFINITÀ DI PALETTI CHE LA SOCIETÀ ARENA HA SCOPERTO TARDIVAMENTE E PER QUESTO È FALLITA 5- SI AVVISANO I SIGNORI NAVIGANTI CHE I 120MILA DIPENDENTI DEL GRUPPO UNICREDIT SONO IMPEGNATI A SCOPRIRE IL NOME DELL’ALTO DIRIGENTE CHE SI FA CHIAMARE “MINISTRO”

1 - LA DISASTROSA CAMPAGNA DI RUSSIA DEL GENERALE PERISSINOTTO
Nonostante le libagioni estive Giovanni Perissinotto, il manager di Ravenna che guida le Generali, ha verificato che lo smoking da indossare sabato sera gli calza a pennello.
Insieme al gotha degli industriali veneti parteciperà alla serata di gala del Premio Campiello che si terrà al Teatro "La Fenice". Insieme alla Popolare di Vicenza e all'Eni, Generali è uno degli sponsor principali dell'evento, e la premiazione rappresenta una delle poche occasioni mondane alle quali Perissinotto non intende sottrarsi.

Nel mese di agosto ha letto i cinque libri dei finalisti ai quali è già stato dato un premio di 10mila euro, ed è stato colpito dall'opera di due scrittori. La prima è di Andrea Molesini e ha per titolo "Non tutti i bastardi sono di Vienna"; sulle pagine di questo libro edito da Sellerio il capo di Generali ha meditato lungamente. La seconda opera è di Ernesto Ferrero, che ha ottenuto il punteggio più alto e si candida alla vittoria finale con "Disegnare il vento", un'altra fatica letteraria che con quel titolo così allusivo riporta inevitabilmente alle strategie del vertice del Leone di Trieste.

Non c'è dubbio che la crisi ha colpito anche il più grande assicuratore italiano che oggi vede il suo valore ridotto a 19 miliardi, con il titolo inchiodato intorno ai 12 euro, e i maggiori azionisti piuttosto inquieti. Alla vigilia delle ferie si è saputo che Pelliccioli e la sua De Agostini hanno dovuto registrare a bilancio una minusvalenza di 404 milioni, mentre il cecoslovacco Peter Kellner è sotto di 177 milioni.

Gli unici soci che non danno segni di nervosismo sono il patron di Luxottica, Del Vecchio, e Caltagirone (per gli amici Caltariccone) che con una serie di colpetti è riuscito a superare la quota del 2%. In questa situazione è arrivata ieri dal "Sole 24 Ore" una notizia che nella sua infinita modestia Dagospia aveva anticipato il 19 luglio circa il rinvio a tempi migliori della joint-venture con i russi del Gruppo Vtb. Eppure all'inizio di agosto dagli uffici di Trieste era uscito un comunicato ottimistico dopo l'incontro che Perissinotto aveva avuto con Andrej Kostin, il presidente della banca moscovita.

I due sono separati da soli tre anni di età (Perissinotto è del '53, Kostin del '56) ma hanno entrambi quella stazza robusta e tarchiata che distingue gli operai delle miniere dai camerieri napoletani. L'incontro di inizio agosto sembrava il preludio per stringere l'intesa che può consentire a Generali di allargarsi sul mercato dell'Est nella bancassicurazione, e negli intendimenti di Trieste rappresentava l'evoluzione naturale dell'alleanza già avviata con il cecoslovacco Kellner.

La strategia di espansione voluta da Perissinotto aveva sollevato qualche perplessità nei soci che si leccano le ferite per le minusvalenze e che hanno provato brividi di fronte alla crisi della Grecia dove Generali al 30 giugno aveva un'esposizione di 3,1 miliardi in titoli governativi (per non parlare poi del crollo della partecipazione in Telco, la scatola che governa Telecom).

Adesso per evitare di "disegnare il vento" il buon Perissinotto dovrà rafforzare quell'intesa con Mediobanca che considera "un punto di riferimento" e chiudere in un cassetto la campagna di Russia.

2 - PONZELLINI, FATTI PIÙ IN LÀ, ARRIVA MATTEUCCIO ARPE APPOGGIATO DAI TURBOLENTI SINDACATI
Nei pub di Londra e nei ristoranti della City si parla molto di Matteuccio Arpe, il più giovane banchiere italiano che nel maggio di quattro anni fa ha lasciato Capitalia con un tesoretto di 43 milioni.

La battuta che corre è che il rottweiler milanese ha trascorso le sue vacanze alle "Lampados", che non sono isole greche, ma saloni di bellezza dove le lampade al quarzo garantiscono un'abbronzatura perenne. In realtà Matteuccio non ha fatto le vacanze alle "Lampados", ma si è mosso tra Capalbio e la city milanese perché sta valutando attentamente il dossier della Banca Popolare di Milano.

Nei fetenti pub londinesi si ritiene che per Arpe sia arrivato il momento di fare il grande salto in una banca di dimensioni nazionali dove potrebbe mettere a frutto la sua competenza. C'è quindi una logica a pensare che l'oggetto del desiderio possa identificarsi con la banca guidata tra mille incertezze da Massimo Ponzellini, il grande collezionista di cariche che non riesce a ridare smalto a un istituto con 140 anni di storia, quasi 9mila dipendenti e 47mila soci.

Da parte sua Arpe ha dimostrato dopo la rottura clamorosa con Cesarone Geronzi di sapersi muovere seguendo una curva che lo ha portato prima a fondare Sator, poi a mettere le mani dentro Banca Profilo, un piccolo istituto in crisi specializzato nel private banking e nei servizi per i clienti istituzionali.

Qui ha avuto l'abilità di coinvolgere un giardinetto di soci che va dal figlio di Berlusconi, Luigi, alle Fondazioni MontePaschi e Roma, fino alla famiglia Brachetti Peretti e a Massimo Moratti. Il primo semestre di Banca Profilo si è chiuso con ricavi in crescita (+14,9%) e una raccolta fiduciaria che supera il miliardo di euro ed è aumentata del 774,7%.

Con queste credenziali Matteuccio ha preso tra le mani il dossier della Popolare di Milano e ha cominciato a dialogare con la Banca d'Italia. Una mano forte gliel'ha data Luigi Spaventa, l'economista che nei colletti e nello stile dimostra l'inequivocabile impronta del King's College di Cambridge.

A Londra sono convinti che Arpe, il "the italian raising star" (come lo definì anni fa l'"Economist"), sia pronto a mettere sul piatto 200 milioni per entrare dentro la banca di Ponzellini. Quest'ultimo non riesce a districarsi dalle polemiche con i sindacati che per il 16 settembre hanno indetto una riunione a porte chiuse sui temi della governance. La notizia appare oggi sul quotidiano "Finanza&Mercati" che dà per certo l'appoggio dei turbolenti sindacati all'ex-amministratore di Capitalia.

La strada è ancora lunga, i collaboratori di Arpe tengono la bocca cucita, ma una cosa è certa: a Matteuccio piacciono i numeri primi sui quali ha scritto anche un saggio importante. L'idea di una convivenza con Ponzellini è l'ultimo dei pensieri.

3 - LA TRANQUILLITÀ DI MORETTI E IL DESIDERIO DI DIVENTARE MINISTRO DEI TRASPORTI
Gli uscieri del palazzo-obitorio delle Ferrovie dello Stato sono molto sorpresi dalla svolta di Mauro Moretti.

Sembra quasi che l'ex-sindacalista della Cgil abbia subito una mutazione genetica e probabilmente qualcosa è avvenuto durante il Meeting di Rimini (sua città natale) di "Comunione & Fatturazione". In quella sede Moretti ha volato alto e gli uscieri rimandano ai filmati di "YouTube" dove si sente il Capo delle Ferrovie parlare di Europa e di BCE con la competenza di un ministro.

D'altra parte non è un mistero che quest'uomo coltivi da anni la segreta speranza di scendere in politica per fare il ministro dei Trasporti, e questo spiega il profilo basso che ha tenuto per tutto il mese di agosto anche di fronte agli annunci di Luchino di Montezemolo e di Ntv, la società che alla fine di luglio ha firmato un contratto molto apprezzato dai sindacati.

Forse la tranquillità di Moretti nasce dalla convinzione che i prossimi concorrenti nell'alta velocità non abbiano letto attentamente le clausole e i contratti che le Ferrovie hanno con le varie regioni, un'infinità di paletti che la società Arena ha scoperto tardivamente e per questo è fallita.

Dopo il disastro della stazione Tiburtina e il deragliamento di un Pendolino vicino alla stazione Centrale di Napoli, si aspettava che le teste volassero e sulla bocca degli uscieri correvano i nomi di Michele Elia (amministratore delegato di Rete Ferroviaria) e Vincenzo Soprano (il manager responsabile di Trenitalia).

La ghigliottina è scesa soltanto sulla testa di un povero ferroviere che è stato multato per aver parlato di "guasto" nell'incendio a Tiburtina; per il resto Moretti ha evitato di alzare polveroni. E così ha fatto anche con Franchino Bernabè a proposito del grande progetto wifi che Ferrovie ha avviato con Telecom. La nuova tecnologia è in prova da novembre scorso, ma il servizio stenta ancora a funzionare con il risultato che i passeggeri della Frecciarossa possono usufruirne senza costi.

4 - QUIZ UNICREDIT
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che i 120mila dipendenti del Gruppo Unicredit sono impegnati a scoprire il nome dell'alto dirigente che si fa chiamare "ministro".
Per adesso il personale distribuito in 55 paesi è riuscito soltanto a sapere che il personaggio in questione risponde direttamente all'amministratore delegato Ghizzoni e dispone di una bellissima segretaria di nome Barbara".

 

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