BRANSON IN THE SKY - DOPO L’INCIDENTE DEL RAZZO, LO SCRITTORE TOM BOWER SPUTTANA LA VIRGIN GALACTIC: “HA IGNORATO I RIPETUTI AVVERTIMENTI DEGLI ESPERTI” - “NON SI POSSONO ROMPERE LE REGOLE DELLA SCIENZA SENZA CHE QUALCUNO SI FACCIA MALE” (VIDEO)
VIDEO - BRANSON DETERMINATO A SCOPRIRE COSA è ANDATO STORTO
1. DOPO L’ESPLOSIONE DELLA VIRGIN GALACTIC, TOM BOWER SPUTTANA RICHARD BRANSON
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Richard Branson non ha ancora annunciato pubblicamente se sarà presente ai funerali di Michael Alsbury. Il pilota è deceduto venerdì scorso con l’esplosione del razzo Virgin Galactic, per un lancio di prova.
Tom Bower, l’autore di “Branson Behind The Mask”, biografo di Virgin Galactic, racconta come uno degli uomini più ricchi del mondo stia arrancando disperatamente per non crollare.
Lo scrittore rivela che ingegneri e scienziati lo avvertirono ripetutamente sulle probabili esplosioni del razzo. “Geoff Daly, uno scienziato britannico che lavora negli Stati Uniti, mi ha raccontato che lo scorso anno aveva inviato un’e-mail al Servizio di Aviazione Federale americana, dove avvertiva che se i voli di prova fossero andati avanti, prima o poi si sarebbe verificata una catastrofe”.
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“Non ha mai capito che non si possono rompere le regole della scienza senza che qualcuno si faccia male”.
Ma Branson è stato sempre sulla difensiva. Sapeva che era a corto di tempo per lanciare il razzo e salvare la sua credibilità.
Due mesi fa, apparse in una TV americana annunciando che il figlio Sam sarebbe volato nello spazio il marzo prossimo.
Nell'atmosfera rarefatta della vita dorata di Branson, nel paradiso fiscale dell'isola caraibica, le sue regole regnavano sovrane. E il rischio e il fallimento sono stati tenuti sempre a lontani.
Così, quando fu sedotto dal sogno dello spazio, si affrettò all'acquisto del razzo. Decine di star di Hollywood, tra cui Justin Bieber e Tom Hanks, e politici come Bill Clinton e Arnie Schwarzenegger, furono conquistati dal suo delirio.
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Un uomo d'affari più cauto avrebbe esitato, convocando e consultando una squadra di esperti per esaminare i suoi piani. Ma Branson fece il contrario…
2. DISASTRI A CATENA - IL TURISMO TRA LE STELLE È FINITO?
Vittorio Sabadin per “La Stampa”
Richard Branson ha detto che il progetto di portare turisti nello spazio «andrà avanti come prima», e non poteva fare diversamente. In 10 anni così tanti milioni di dollari sono stati spesi dalla sua Virgin Galactic per progettare e testare i vettori «WhiteKnight Two» e «SpaceShip Two» che non sarà certamente l’incidente di venerdì a fermare tutto. E poi circa 700 persone, tra le quali molti attori di Hollywood, hanno già pagato 250 mila dollari a testa per prenotare un volo e bisogna assolutamente che non cambino idea.
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L’inchiesta della Federal Aviation Administration stabilirà che cosa ha fatto precipitare la navicella, causando la morte di uno dei due piloti e riducendo in fin di vita l’altro, che è riuscito a lanciarsi con il paracadute. Un sospettato c’è già: il nuovo tipo di combustibile a base di poliammide, una plastica che avrebbe dovuto dare al motore di «SpaceShip Two» la potenza che gli mancava per raggiungere la linea di Kàrmàn, il confine tra l’atmosfera e lo spazio esterno che si trova a 100 chilometri sul livello del mare. La velocità raggiunta finora era la metà del necessario.
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Non c’è dubbio che l’incidente, insieme con quello del razzo «Orbital», avvenuto qualche giorno fa in Virginia, abbia dato un duro colpo all’idea che lo spazio sia facilmente conquistabile da aziende private che sognano la nascita di una nuova, redditizia forma di turismo d’élite. Nei piani di Branson navicelle come la «Space ShipTwo» avrebbero dovuto presto essere lanciate due volte al giorno, con a bordo sei passeggeri disposti a pagare molto pur di vedere la Terra dallo spazio. Altri miliardari sognatori, come Robert Bigelow, progettano stazioni orbitanti gonfiabili, da trasformare in alberghi serviti da navette che vanno e vengono. La società Space Adventures promette di portare turisti intorno alla Luna a 100 milioni di dollari a biglietto, e le prenotazioni non mancano.
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Ma tutti questi progetti devono fare i conti con una dura realtà, che lo stesso Branson ha ammesso. «Andare nello spazio è estremamente rischioso. La Nasa ha avuto nella sua storia il 3% di vittime tra gli astronauti. Un’azienda privata non può invece perdere qualcuno, deve garantire che i suoi voli sono assolutamente sicuri». La strada verso la sicurezza sembra però ancora lunga, visto che il primo volo nello spazio di Virgin Galactic è stato annunciato inizialmente per il 2009, poi per il 2011, il 2013 e infine il 2015, data che sarà ora di nuovo rinviata, così come non fanno significativi passi avanti tutti gli altri concorrenti.
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Branson, comunque, non si arrenderà, non è nel suo stile. Ricorda un altro leggendario miliardario, Howard Hughes, altrettanto autodistruttivo ed eccentrico, sempre pronto a qualunque avventura, a sbagliare e ritentare, a cadere e rialzarsi. Cerca il limite in ogni cosa e detiene decine di record su barche, aerei e palloni aerostatici. Mentre sperimenta le navicelle per lo spazio, lavora a un sommergibile per raggiungere le profondità degli oceani e nessun incidente o insuccesso lo ha mai fermato.
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Ma portare turisti fuori dall’atmosfera con la stessa facilità con la quale ora si viaggia su un aereo potrebbe rivelarsi un’impresa superiore persino alla sua ostinazione: non può permettersi un altro incidente, e lo spazio, prima o poi, chiede sempre un pesante pedaggio a chi lo ha sfida.