amos genish paul singer

ELLIOTT E LE STORIE TESE – IL 24 APRILE, IL FONDO AVVOLTOIO TENTERÀ IL RIBALTONE DEL CDA - ANCHE IERI, IL TITOLO TIM È STATO GETTONATO DAI GRANDI INVESTITORI USA: IN UNA SETTIMANA GUADAGNA QUASI IL 15% - L'AD AMOS GENISH SI SMARCA DA BOLLORÉ: SI DICE ALLINEATO AI SOCI FRANCESI DI VIVENDI (CHE DI TIM HANNO IL 23,9%) MA DI NON RAPPRESENTARLI

Francesco Spini per La Stampa

AMOS GENISH

 

Primo faccia a faccia, ieri, tra l' ad di Tim, Amos Genish, e il fondo Elliott, deciso a cambiare gli assetti di governo del gruppo. Gli uomini del fondo americano sarebbero decisi a stringere i tempi: nonostante ci sarebbe tempo fino a fine mese, già settimana prossima contano di chiudere la lista con cui, il 24 aprile, tenteranno il ribaltone del cda.

 

Anche ieri, con quasi 300 milioni di pezzi passati di mano, il titolo dell' ex monopolista del telefono è stato gettonato dai grandi investitori - soprattutto americani di ritorno - che stanno prendendo posizione in vista dello scontro. Elliott, invece, ha ribadito che rivelerà la quota «come e quando richiesto dalla legge italiana», al superamento del 5%.

 

vincent bollore

Il prezzo di Tim, pure in una giornata piatta per la Borsa, è salito di un altro 1,09% a 0,83 euro, dopo aver superato anche quota 0,84 euro. Se lo scopo di un fondo speculativo come Elliott è quello di guadagnare, la strada è quella giusta: nella prima settimana di battaglia il titolo ha fatto un +14%. Nel corso del primo incontro a Londra con i rappresentanti del fondo, peraltro già previsto da tempo, Genish ha difeso le scelte effettuate nel piano industriale. Del resto il manager, dopo l' uscita allo scoperto delle intenzioni, ha tentato di aprire al dialogo nei confronti degli americani.

 

impero Bollore

A cominciare dalla rete, il cui scorporo (contestato da Elliott per le modalità con cui è condotto, anziché con una scissione e la quotazione in Borsa), sostiene, aprirà «un ventaglio di opportunità per il futuro», che non escludono a priori alcuna strada. Allo stesso modo, parlando con l' agenzia Bloomberg a Londra, ha operato un distinguo sulla sua posizione: si dice allineato ai soci francesi di Vivendi (che di Tim hanno il 23,9%) ma di non rappresentarli. Basterà a dissipare i dubbi di Elliott e evitare che il manager venga allontanato da Tim dopo appena 5 mesi di reggenza?

 

DE PUYFONTAINE BOLLORE

C' è chi sussurra che le aperture di Genish agli americani (e a New York, a dire il vero, pare non tutti siano concordi nel cacciare l' ad) abbiano provocato le ire dentro la Vivendi di Vincent Bolloré. Voci che non trovano riscontro presso fonti vicine al gruppo francese, che riaffermano la fiducia del primo azionista di Tim nel manager israeliano.

 

paul singer fondo elliott

Genish è però riuscito a indispettire, e non poco, Elliott accusandolo, con l' operazione, di mirare alla fusione tra Tim Brasil e Oi, operatore sull' orlo del dissesto. «Non abbiamo alcuna quota in Oi - ha però risposto il fondo al Financial Times - e quindi non ha alcun fondamento il fatto che possiamo spingere per un' aggregazione tra Oi e Tim Brasil».

 

PAOLO DAL PINO

La settimana prossima sarà cruciale: nei primi giorni Tim pubblicherà l' avviso di convocazione assembleare che permetterà a Elliott, assistita da Vitale&Co, di inviare la richiesta di integrazione dell' ordine del giorno. Sarà chiusa la lista, a ieri ancora fluida nell' andirivieni dei nomi (Paolo Dal Pino l' ad probabile, ma non scontato), con Fulvio Conti candidato presidente in pectore. Poi inizierà il "road show", un giro di incontri con gli investitori per convincerli a defenestrare la maggior parte - a cominciare dai francesi - degli amministratori indicati da Vivendi, accusati di agire in conflitto di interessi.

fulvio contiIL PROFESSOR ROBERTO SAMBUCO jpeg

Ultimi Dagoreport

elly schlein luigi zanda romano prodi - stefano bonaccini goffredo bettini dario franceschini

DAGOREPORT – IL PARADOSSO DEL PD: DIRIGENZA ED ELETTORI SONO INCAZZATI PER LA LINEA DI SCHLEIN SULL’UCRAINA MA SOLO ZANDA E PRODI PROVANO A IMPEDIRE A ELLY DI DISTRUGGERE IL PARTITO – LA GIRAVOLTA DI BONACCINI, CHE SI È ALLINEATO ALLA SEGRETARIA MULTIGENDER, FA MUGUGNARE I RIFORMISTI CHE NON HANNO ALTRI LEADER – FRANCESCHINI E BETTINI, DOPO LE CRITICHE A ELLY, LA SOSTENGONO IN CHIAVE ANTI-URSULA. RISULTATO? UN PARTITO ONDIVAGO, INDECISO E IMBELLE PORTATO A SPASSO DAL PACIFISTA CONTE E DAL PUTINIANO SALVINI…

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT - ZELENSKY? VATTELA PIJA ‘NDER KURSK! LA CONTROFFENSIVA RUSSA NELLA REGIONE OCCUPATA DAGLI UCRAINI È IL FRUTTO DELLO STOP AMERICANO ALLA CONDIVISIONE DELL’INTELLIGENCE CON KIEV: SENZA L’OCCHIO DELLO ZIO SAM, LE TRUPPE DI ZELENSKY NON RESISTONO – IL TYCOON GODE: I SUCCESSI SUL CAMPO DI PUTIN SONO UN’ARMA DI PRESSIONE FORMIDABILE SU ZELENSKY. MESSO SPALLE AL MURO, L’EX COMICO SARÀ COSTRETTO A INGOIARE LE CONDIZIONI CHE SARANNO IMPOSTE DA USA E RUSSIA A RIAD…

turicchi, giorgetti, sala

FLASH! - IL DILEMMA DI GIORGETTI: IL CAPO DELLE PARTECIPATE DEL TESORO E SUO FEDELISSIMO, MARCELLO SALA, NON HA INTENZIONE DI TRASLOCARE ALLA PRESIDENZA DI NEXI PER FARE POSTO AD ANTONINO TURICCHI, CHE VANTA PERO’ UN ‘’CREDITO’’ NEI CONFRONTI DEL MINISTRO DEL MEF PER AVER CONDOTTO IN PORTO LE TRATTATIVE ITA-LUFTANSA. MA ALLA PRESIDENZA DI ITA, INVECE DI TURICCHI, MELONI & C. HANNO IMPOSTO SANDRO PAPPALARDO, UN PILOTA PENSIONATO LEGATO AL CLAN SICULO DI MUSUMECI – ORA GIORGETTI SPERA CHE VENGA APPLICATA LA LEGGE CHE VIETA AI PENSIONATI DI STATO DI RICOPRIRE INCARICHI RETRIBUITI)…

donald trump

DAGOREPORT - LA DIPLOMAZIA MUSCOLARE DI TRUMP È PIENA DI "EFFETTI COLLATERALI" - L'INCEDERE DA BULLDOZER DEL TYCOON HA PROVOCATO UNA SERIE DI CONSEGUENZE INATTESE: HA RIAVVICINATO IL REGNO UNITO ALL'UE, HA RILANCIATO L'IMMAGINE DI TRUDEAU E ZELENSKY, HA RIACCESO IL SENTIMENT ANTI-RUSSO NEGLI USA - LA MOSSA DA VOLPONE DI ERDOGAN E IL TRACOLLO NEI SONDAGGI DI NETANYAHU (SE SALTA "BIBI", SALTA ANCHE IL PIANO DI TRUMP PER IL MEDIO ORIENTE) - I POTENTATI ECONOMICI A STELLE E STRISCE SI MUOVONO: ATTIVATO UN "CANALE" CON LE CONTROPARTI BRITANNICHE PER PREVENIRE ALTRI CHOC TRUMPIANI...

giorgia arianna meloni maria grazia manuela cacciamani gennaro coppola cinecitta francesco rocca

DAGOREPORT - MENTRE LE MULTINAZIONALI STRANIERE CHE VENIVANO A GIRARE IN ITALIA OGGI PREFERISCONO LA SPAGNA, GLI STUDIOS DI CINECITTÀ SONO VUOTI - SONDARE I PRODUTTORI PER FAVORIRE UNA MAGGIORE OCCUPAZIONE DEGLI STUDIOS È UN’IMPRESA NON FACILE SOPRATTUTTO SE A PALAZZO CHIGI VIENE L’IDEA DI NOMINARE AL VERTICE DI CINECITTÀ SPA, CARDINE DEL SISTEMA AUDIOVISIVO ITALIANO, MANUELA CACCIAMANI, LEGATA ALLE SORELLE MELONI, IN PARTICOLARE ARIANNA, MA DOTATA DI UN CURRICULUM DI PRODUTTRICE DI FILM “FANTASMA” E DOCUMENTARI “IGNOTI” – FORSE PER IL GOVERNO MELONI È STATA PIÙ DECISIVA LA FEDE POLITICA CHE IL POSSESSO DI COMPETENZE. INFATTI, CHI RITROVIAMO NELLA SEGRETERIA DI FRANCESCO ROCCA ALLA REGIONE LAZIO? LA SORELLA DI MANUELA, MARIA GRAZIA CACCIAMANI, CHE FU CANDIDATA AL SENATO NEL 2018 NELLE LISTE DI FRATELLI D’ITALIA - QUANDO DIVENTA AD DI CINECITTÀ, CACCIAMANI HA LASCIATO LA GESTIONE DELLE SUE SOCIETÀ NELLE MANI DI GENNARO COPPOLA, IL SUO COMPAGNO E SOCIO D'AFFARI. QUINDI LEI È AL COMANDO DI UNA SOCIETÀ PUBBLICA CHE RICEVE 25 MILIONI L'ANNO, LUI AL TIMONE DELL’AZIENDA DI FAMIGLIA CHE OPERA NELLO STESSO SETTORE…