ENI, IL BANCOMAT AFRICANO – DOPO L’INCHIESTA SULLE TANGENTI IN ALGERIA E NIGERIA, ARRIVA PURE SU QUELLE (PRESUNTE) PAGATE IN CONGO. PROPRIO NEL PAESE DOVE DESCALZI INIZIO’ A LAVORARE E DOVE CONOBBE LA MOGLIE – SECONDO I PM DI MILANO, FURONO ASSEGNATE LE QUOTE DI UN GIACIMENTO A UNA SOCIETA’ DEL BRACCIO DESTRO DELL’AMMINISTRATORE DELEGATO
Luigi Ferrarella per il Corriere della Sera
Un nuovo Paese teatro di contestate tangenti Eni in Africa, il Congo dopo Algeria e Nigeria. Un' altra accusa di «corruzione internazionale» di «pubblici ufficiali stranieri» rivolta alla società Eni e a suoi top manager. Ma in più, stavolta, se la fotografia scattata dalla Procura di Milano è esatta, c' è un risvolto del tutto nuovo che può incrinare la tradizionale linea di difesa «aziendalista», entro la quale Eni ha sempre rimarcato le difficoltà di operare in Paesi dalle turbolente condizioni di agibilità politica e economica, e dunque alla necessità (per strappare importanti contratti energetici) di doversi adeguare alle indicazioni «ufficiali» imposte «ufficialmente» da istituzioni «ufficiali».
paolo scaroni and denis sassou nguesso eni
In questo nuovo caso, dal governo della Repubblica Democratica del Congo, ex colonia francese sull' Oceano Indiano, presieduta da 40 anni dal dittatore Denis Sassou Nguesso: il quarto produttore africano di greggio dal 2013 aveva iniziato a pretendere, per rinnovare le concessioni petrolifere in uso a Eni, non soltanto che Eni pagasse un normale prezzo pattuito, ma anche - in chiave di promozione della disastrata economia di un Paese dove 3 milioni di abitanti vivono in media con 1 euro al giorno - che nei lavori Eni coinvolgesse società congolesi indicate dal governo per almeno il 10% del valore dei contratti stimati in 350 milioni.
Tutto bene, salvo che ieri, dalle perquisizioni della Guardia di Finanza a Milano, Roma e Montecarlo, emergono due non marginali problemi. Il primo è il fatto che una di quelle società congolesi beneficiate dalla partnership Eni in quote di produzione, la AOGC-Africa Oil and Gas Corporation di Denis Gokana (consigliere speciale in materia petrolifera del presidente Sassou Nguesso), fosse in realtà lo schermo di «pubblici ufficiali congolesi»: occultamente soci (come Dieudonnè Bantsimba, capo di gabinetto del ministero del Lavori pubblici, o Lydie Pongault, consigliere presidenziale per la Cultura), e dunque in questo modo recettori dell' equivalente di una tangente.
Il secondo è il fatto che parte di questa tangente - non in denaro ma in natura, cioè sotto forma di celata compartecipazione nella titolarità di una significativa quota dei diritti di sfruttamento - per l' accusa sia poi tornata ad avvantaggiare proprio una delle figure apicali del colosso italiano: Roberto Casula, attuale capo delle cruciali attività di esplorazione e produzione, uno dei sei manager operativi al diretto riporto dell' amministratore delegato Eni Claudio Descalzi (che curiosamente proprio in Congo iniziò nel 1994 la propria carriera Eni e conobbe la propria moglie).
A Casula i pm Sergio Spadaro e Paolo Storari ritengono di poter ricondurre - dietro fiduciari inglesi e tramite un' altra attuale dirigente Eni a Roma, Maria Paduano, e un allora dirigente nigeriano di Agip, Ernest Olufemi Akinmade - la WNR-World Natural Resources, cioè la società di diritto britannico alla quale nel 2013-2015 proprio la congolese AOGC cedette il 23% dei preziosi diritti di esplorazione.
Indice del nesso tra Paduano e Casula è per gli inquirenti anche la cessione da Paduano a Casula nel giugno 2017 di un preliminare di acquisto di una casa di 230 metri quadrati a Roma, poi comprata da Casula per 1 milione e 150.000 euro; e i pm accennano anche il collegamento che con società offshore schermanti la WNR avrebbe avuto un ex dirigente Agip, Andrea Pulcini.
Il 6 luglio 2017 Eni, nella semestrale, in poche righe aveva rassicurato circa l' avvio allora di accertamenti dei pm su «accordi di Eni Congo nel 2013-2015 con il Ministero degli Idrocarburi» e «modalità con cui sono state individuate le imprese in partnership».
A Milano sta per finire il processo a Saipem ed Eni (e all' ex a.d. Scaroni) sulle tangenti in Algeria, e per iniziare quello a Eni (e a Descalzi e Casula) sulle tangenti in Nigeria. Con Descalzi, dunque, al momento sono indagati tre dei sei manager operativi al suo diretto riporto: Casula (Congo e Nigeria), Antonio Vella (Algeria) e Massimo Mantovani (ipotesi di depistaggio sulla Nigeria in Procura a Siracusa).