“PERCHÉ LASCIO GOLDMAN SACHS” - ESCE IL 1° CAPITOLO DEL LIBRO-DENUNCIA DI GARY SMITH CHE HA ACCUSATO L’AZIENDA DI IMMORALITÀ - GLI STAGISTI NON HANNO NEMMENO UNA SEDIA DOVE SEDERSI, SONO COSTRETTI A PORTARSI APPRESSO UNO SGABELLO PIEGHEVOLE - DUE VOLTE A SETTIMANA VENGONO INTERROGATI DAI DIPENDENTI PIÙ ANZIANI CON METODI BRUTALI MODELLO ‘’FULL METAL JACKET’’...
DAGOREPORT
Da "The Independent"
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Il momento si avvicina. Ormai mancano dieci giorni all'evento che da mesi tormenta la dirigenza di una delle più grandi banche d'affari del mondo, Goldman Sachs. No, stavolta niente a che vedere con crisi e bolle immobiliari. Stavolta i problemi non vengono dalla Borsa o dal mercato, ma da un luogo solitamente considerato innocuo: le librerie. Il 22 ottobre uscirà il libro di Greg Smith, un ex dipendente di Goldman che lo scorso 14 marzo si è licenziato dopo dieci anni di servizio, denunciando le pratiche moralmente scorrette utilizzate nell'azienda.
Il presidente Gary Cohn (che ha fatto sapere che probabilmente leggerà il libro) e l'amministratore delegato del gruppo Lloyd Blankfein hanno cercato di sdrammatizzare ma hanno dimostrato di prendere la cosa molto seriamente, tanto da avviare una sorta di inchiesta interna per scoprire se le accuse di Smith avessero un fondamento di realtà . Il verdetto è stato secco: tutto falso.
Sarà , ma intanto il libro, che si intitolerà "Perché lascio Goldman Sachs" ha tutte le carte in regola per diventare un best seller, soprattutto in un periodo in cui la fiducia dell'opinione pubblica nei confronti delle banche è ai minimi storici.
In questi giorni è stato rilasciato il primo capitolo del volume sull'iBookstore della Apple che, sebbene non faccia nomi e non sia particolarmente aggressivo nei confronti dell'azienda, già lascia intravedere quello che sarà il regime del racconto.
"Non lo so, ma lo scoprirò" (così si intitola il capitolo), parla dell'ingresso di Greg Smith in azienda e della sua esperienza da stagista nel ventre del "grande polipo succhia sangue", come il Rolling Stone ha ribattezzato Goldman.
Smith arrivò nella banca all'età di 21 anni, orgoglioso e molto determinato a fare carriera. Racconta come fosse difficile anche solo ottenere un tirocinio, che veniva concesso solo dopo durissime selezioni, con colloqui che erano vere e proprie interrogazioni sulla storia e la cultura aziendale. Di media ce la fa una persona su 45.
Un grande badge color arancione e uno sgabello pieghevole sempre in mano: ecco cosa distingue uno stagista in Goldman. Il tesserino serve a "bollarlo" come novellino, lo sgabello serve perché nessun tirocinante può avere a disposizione una sedia propria nelle varie stanze, e perciò deve sempre portarselo appresso.
Si entra a lavoro fra le 5.45 e le 6.30 del mattino, e due volte a settimana gli stagisti vengono sottoposti a degli "incontri" con i dipendenti più anziani, che hanno il compito di interrogarli. E fra questi c'era, naturalmente, qualcuno subito pronto a trasformarsi nel sergente Hartman di Full Metal Jacket. In un'occasione, ricorda Smith, uno stagista fu talmente aggredito e incalzato dalle domande a raffica dell'esaminatore di turno, che scappò via piangendo.
Un'altra volta a un tirocinante fu ordinato di portare un sandwich al formaggio a un dirigente. Lo sfortunato apprendista si presentò con un'insalata al formaggio. Il dirigente prese il pacchetto con il cibo, lo guardò, e lo buttò nel cestino. Nonostante la brutalità del comportamento, Smith è convinto che quello fosse anche un momento di insegnamento.
Insomma, un inizio che lascia pregustare una bella bufera in casa Goldman, anche perché i racconti che tutti vogliono leggere sono quelli relativi alle denunce più discusse da parte di Smith, e cioè la considerazione, secondo lui nulla, che i dipendenti e i manager dell'azienda nutrono verso i clienti. Basti pensare che il quinto capitolo del libro si intitola "Benvenuti al casino".
Se sarà un vero caso o soltanto un fuoco di paglia lo vedremo fra pochi giorni. Intanto, giunge la notizia che Goldman Sachs è fra i principali finanziatori del candidato alla Casa Bianca Mitt Romney: solo nel terzo trimestre di quest'anno, l'azienda ha donato al mormone 1,3 milioni di dollari. I banchieri sarebbero infatti stati molto delusi da Barack Obama, che secondo loro si è schierato troppo contro il mondo del business. Il fronte della finanza, attaccato su tutti i fronti, cerca così anche una connotazione politica ben precisa, sperando di invertire la rotta. Ma forse qualcosa si è rotto, e il problema non può certo ridursi all'uscita di un libro.
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