DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL MARTIRE DELLE TOGHE ROSSE E LO HA COSTRETTO A CAMBIARE LA STRATEGIA ANTI-DUCETTA: ORA PUNTA A TORNARE AL VIMINALE, TRAMPOLINO CHE GLI PERMISE DI PORTARE LA LEGA AL 30% - E "IO SO' E TU NON SEI UN CAZZO" NIN CI PENSA PROPRIO: CONFERMA PIANTEDOSI E NON VUOLE LASCIARE AL LEGHISTA LA GESTIONE DEL DOSSIER IMMIGRAZIONE (FORMALMENTE IN MANO A MANTOVANO MA SU CUI METTE LE MANINE MINNITI), SU CUI HA PUNTATO TUTTE LE SUE SMORFIE CON I “LAGER” IN ALBANIA - I FAN DI VANNACCI NON ESULTANO SALVINI ASSOLTO: VOGLIONO IL GENERALE AL COMANDO DI UN PARTITO DE’ DESTRA, STILE AFD - I DUE MATTEO...
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Le assoluzioni, avvenute quasi in contemporanea, di Matteo Renzi (nel processo Open a Firenze) e di Matteo Salvini (nel processo Open Arms a Palermo), al di là di un giudizio sul merito, hanno avuto un impatto politico importante.
Innanzitutto perché hanno riportato l’attenzione sulla tanto discussa riforma della Giustizia, l’ultima rimasta in piedi dei progetti iniziali della maggioranza di governo.
MATTEO SALVINI AULA PER IL PROCESSO OPEN ARMS
Accantonato il premierato (“la madre di tutte le riforme” per la Ducetta), demolita l’Autonomia carissima alla Lega dalla Corte costituzionale (e ora aleggia anche lo spettro referendum per l’abrogazione), a galleggiare c’è rimasta la riforma della Giustizia, tanto cara a Forza Itala e alla buonanima di Silvio Berlusconi.
Il Ddl, incardinato alla Camera, prevede la separazione delle carriere tra giudici e Pm, senza l’unico passaggio ora consentito. “Nel testo - come scrive oggi il “Corriere della Sera” - c’è anche il sorteggio per i candidati al Csm e il doppio Csm per Pm e giudici.
A sanzionare gli errori dei magistrati sarà però un’Alta corte di giustizia composta da magistrati, avvocati e professori. Tutti sorteggiati”.
giorgia meloni e matteo salvini in senato foto lapresse
Alla separazione delle carriere, è bene precisarlo, si oppone il 90% dell’Associazione Nazionale dei Magistrati, indipendentemente dalla corrente “politica” d’appartenenza.
Le assoluzioni di Renzi e Salvini hanno di colpo tolto la terra da sotto i piedi a chi non aspettava altro che berciare contro la “magistratura politicizzata”, “toghe rosse”, “Pm comunisti”, etc. I giudici di Firenze e di Palermo hanno rigettato le richieste dei pubblici ministeri confutando chi, convinto di un’eccessiva prossimità tra magistratura inquirente e quella giudicante, avrebbe scommesso le chiappe sulle condanne dei due Matteo.
E invece, colpo di scena! I giudici esistono e non sono gli esecutori materiali delle condanne invocate dai pubblici ministeri. Ha avuto buon gioco il presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia, a commentare: “Dalle sentenze di questi giorni si evince che la terzietà del giudice c’è già, e funziona”.
Come a dire: la separazione delle carriere non ha alcun valido motivo se non “a introdurre forme di condizionamento della magistratura” da parte del potere politico.
MATTEO PIANTEDOSI MATTEO SALVINI
Matteo Salvini ha dovuto così fare buon viso a “cattiva” sentenza. Come Dago-dixit, il pericolante leader leghista si aspettava - e sotto sotto sperava - in una condanna: avrebbe offerto il suo “corpo” all’Italia come vittima delle “toghe rosse” e come ‘’martire dei confini sacri della patria”, con l’obiettivo di compattare quel poco che resta del Carroccio intorno al monumento di sé, imbrigliando il dissenso interno, per rilanciare a tambur battente la sua battaglia-pennacchio: l’anti-immigrazione. Di qui, s’innesca la sua richiesta di tornare al Viminale.
centro migranti DI GJADER IN ALBANIA
Anche gran parte dei maggiorenti del Carroccio erano certi della condanna di Salvini. A scapicollarsi a Palermo per fare quadrato intorno al leader erano appena in tre: Valditara, Durigon e il sottosegretario Morelli. Assenti invece i capoccioni Giorgetti, Zaia, Fedriga, Romeo e tutti gli altri leghisti apicali di governo. Già determinati a mandarlo a picco fra 5 o 6 mesi, nessuno voleva mettere il faccione accanto al Matteo “perdente”.
MATTEO PIANTEDOSI MATTEO SALVINI
A conferma dell’aria che tirava in maggioranza, dove tutti sentivano arrivare la stangata da parte dei giudici, due ore prima della sentenza, il ministro Piantedosi, già ex capo di gabinetto del Salvini ministro dell’Interno, aveva messo le manine avanti temendo contraccolpi: “La sentenza sul caso Open Arms non influirà in alcun modo sul governo". Infatti, in caso di condanna, Salvini sarebbe diventato un ostaggio nelle mani della Meloni che avrebbe avuto buon gioco a fregarsene della condanna e mantenerlo al suo posto di ministro e vicepremier, subalterno ai suoi voleri.
E invece Salvini ne è uscito indenne, “assolto perché il reato non sussiste”, ma con le polveri bagnate. A quel punto, per tenere insieme i vari pezzi della Lega, ha cambiato la sua strategia contro l’autoritarismo senza limitismo della Ducetta e si è dovuto inventare un diverso piano d’attacco che non contemplasse il ruolo del ’martire’.
Intanto, ha subito messo nel mirino il Viminale, trampolino che a suo tempo aveva fatto decollare il Carroccio oltre il 30%: non potendo frignare contro gli sbarchi da vittima della giustizia “comunista”, lo vuole fare da ministro dell’Interno mandando il suo ex capo di gabinetto Piantedosi alla guida del Dis (tra pochi mesi scade il mandato di Elisabetta Belloni) che ha il compito di coordinare l’intelligence di Aisi e Aise.
MATTEO PIANTEDOSI MATTEO SALVINI
Tolto di mezzo il processo Open Arms, Salvini sa bene che anche per Mattarella non esiste più l’”alibi” di opporsi alla sua voglia matta di ritornare al Viminale, dicastero sul quale storicamente il Quirinale ha sempre voluto dire la sua sul nome proposto dal premier.
Al Salvini-bis al Viminale si è subito opposta una imbufalita Giorgia Meloni, che ha confermato la stima e la fiducia in Piantedosi: non vuole concedere al suo vicepremier un megafono così potente come il ministero dell’Interno. La Ducetta ha puntato tutte le sue fiches sui “lager” in Albania e non intende farsi sfilare il dossier-immigrazione, gestito formalmente da Mantovano ma in sostanza nelle mani dell’ex piddino Marco Minniti..
Ma l’entrata a gamba tesa del “Capitone” sul Viminale ha stracciato gli otoliti della Meloni anche per un altro motivo: Fratelli d’Italia aveva nei giorni scorsi accarezzato l’idea di puntare su Piantedosi alle prossime Regionali campane, nel caso in cui la terza candidatura di Vincenzo De Luca venisse cassata dalla Consulta a favore di Roberto Fico, bandiera del Pd-M5s-Avs.
Ora, con un Salvini caricato a pallettoni in campo, spostare Piantedosi dal Viminale, la Giovanna d’Orco della Garbatella correrebbe il rischio di aprire una durissima guerra all’interno della già rissosa coalizione del governo.
SERGIO MATTARELLA MATTEO SALVINI GIORGIA MELONI
Ps /1: quando è stata pronunciata l’assoluzione per Salvini nel processo Open Arms, il generale Vannacci era a un convegno. Quando ha dato la notizia, il pubblico in sala ha reagito in modo tiepido. Nessuna esultanza folle. Forse perché i suoi seguaci non sono né leghisti né “salviniani”: sognano Vannacci alla guida di un partito di destra dura e pura.
A proposito del generale: chissà se si è sentito trascurato dopo gli endorsement di Elon Musk ai mal-destri Farage, Orban e i tedeschi di Afd. Il ketaminico Mr Tesla ha dato la sua “benedizione” a cani e porci ma non a lui…
Ps /2: come hanno interagito i due Matteo, protagonisti di un’assoluzione doppia (“oscurata” sulle prime pagine dalla strage tedesca al mercatino natalizio)? Dopo la pronuncia dei giudici di Firenze, Salvini ha teso la mano a Renzi:
“Bene l'assoluzione nel processo Open, nonostante una odissea giudiziaria durata troppi anni. Noi siamo sempre garantisti, a differenza di chi predica bene e poi vota in Parlamento per mandare a processo i rivali politici. Ora mi aspetto che Italia Viva voti con la Lega e il resto del centrodestra per cambiare questa giustizia e prevedere responsabilità civile dei magistrati e separazione delle carriere”.
Ai bacini del “Capitone”, Matteonzo ha risposto con una bacchettata: “Salvini si è fatto questo conto: drammatizzare il processo gli è servito. Se verrà condannato potrà dire 'vedete, mi stanno facendo diventare un martire'. È un'operazione spregiudicata. Lui giocherà la carta per fare la vittima per tutto il mondo”.
Salvo poi mitigare la critica dopo la pronuncia dei giudici di Palermo: “L'assoluzione di Matteo Salvini è una buona notizia e non possiamo che esserne contenti. È la conferma che la strada è difendersi nel processo e non dal processo. La condanna di natura squisitamente politica per la sua gestione migratoria tuttavia resta. Meglio così, è giusto e doveva finire così. La nostra posizione è sempre stata che occorre difendersi nel processo non dal processo. E adesso finalmente possiamo chiedere che l'immigrazione sia affrontata in modo più serio, non spettacolarizzato”.