1. FERMI TUTTI! INCHIESTA FONSAI, O IL FALSO IN BILANCIO SENZA UN VERO PERCHE’ 2. GIOVEDI’ IL TRIBUNALE DI TORINO DECIDERA’ SE CONSIDERARE ANCHE MEDIOBANCA E UNICREDIT COME VITTIME DEI LIGRESTOS. MENTRE I LEGALI DI DON SALVATORE CHIEDONO LO SPOSTAMENTO DEL PROCESSO A MILANO, DOVE CON LE BANCHE SONO MENO TENERI 3. L’AVVOCATO BELLONI, CHE DIFENDE I PICCOLI AZIONISTI: “DELITTO SENZA MOVENTE” 4. I MAGISTRATI PIEMONTESI HANNO MESSO GRANDE ENFASI SULLA RISERVA SINISTRI GONFIATA PER CENTINAIA DI MILIONI DI EURO, MA AL MOMENTO NON SEMBRANO IN GRADO DI SPIEGARE IL PERCHÉ DI TUTTI QUEI MAGHEGGI. LA NECESSITÀ DI COPRIRE LE SPESE PER I CAVALLI DI JONELLA E GLI EMOLUMENTI ALLA FAMIGLIA DI DON SALVATORE, PUR ESORBITANTI, NON PUÒ CERTO MOTIVARE UN’OPERAZIONE DI COSMESI COSÌ IMPONENTE

Francesco Bonazzi per Dagospia

Apparentemente si tratta di due appuntamenti tecnici, roba per addetti ai lavori e basta. E invece le due questioni che pendono di fronte al Tribunale di Torino, e che dovrebbero essere decise giovedì, sono uno snodo decisivo dal quale si capirà se le inchieste torinesi sulla spoliazione di Fonsai si limiteranno a colpire la famiglia Ligresti, oppure tenteranno di scoprire chi ha realmente gestito per oltre un decennio il secondo polo assicurativo italiano e a quale scopo venne gonfiata la riserva sinistri.

Il 30 gennaio il tribunale del capoluogo piemontese, nell'ambito del giudizio immediato per falso in bilancio e aggiotaggio a carico di Salvatore Ligresti e tre ex manager, deve decidere se accettare la costituzione di parte civile di Mediobanca, Unicredit e Consob. E su richiesta dei legali di Ligresti, si deve esprimere su un'eccezione di competenza che, se accolta, porterebbe il processo a Milano.

La questione delle parti civili è fondamentale, perché costituisce una prima valutazione sull'operato delle due banche milanesi e sul loro peso nella conduzione di Fonsai in questi anni. Fu Mediobanca a mettere nelle mani del costruttore Ligresti il giocattolone assicurativo e a consigliare tutta una serie di operazioni immobiliari e di acquisizioni non sempre felicissime (per tutte, la serba Ddor e la Liguria Assicurazioni).

Mentre Unicredit finanziò gran parte di queste operazioni pensate in piazzetta Cuccia e diventò la banca più esposta nei confronti di Fonsai, fino a imporre l'ultimo disperato aumento di capitale. Se il Tribunale di Torino accoglierà la richiesta di costituzione di parte civile delle banche guidate da Alberto Nagel e Federico Ghizzoni, vorrà dire che ritiene che i Ligrestos abbiano tradito la fiducia non solo di migliaia di azionisti, ma anche delle due istituzioni finanziarie che erano loro più vicine.

Una linea che sembra essere già stata adottata dalla procura torinese, dove i pm Vittorio Nessi e Marco Gianoglio hanno iscritto sul registro degli indagati perfino l'ex attuario di Fonsai Fulvio Gismondi, che con i suoi verbali e la sua collaborazione è stato finora il teste-chiave dell'intera inchiesta.

La questione della competenza viene invece sollevata dai legali di Salvatore Ligresti e dell'ex ad Emanuele Erbetta, perché il reato più grave (l'aggiotaggio) sarebbe stato commesso a Milano. In realtà le prime carte furono spedite dalla Procura di Milano a quella di Torino perché l'ipotesi originaria era il falso in bilancio, che si compie nel luogo dove vengono depositati materialmente i libri contabili.

Poi arrivò l'aggiotaggio e l'inchiesta avrebbe dovuto a questo punto tornare a Milano, se non fosse che la Guardia di Finanza non ha trovato tutte le mail interne che hanno viaggiato tra gli uffici torinesi di Fonsai e quelli milanesi della Borsa e di Consob, e la procura piemontese sostiene che le informazioni ritenute false sono state diffuse a Torino. I legali degli imputati obiettano invece che il reato si sarebbe eventualmente compiuto nel luogo di emissione informatica delle notizie stampa, ovvero a Milano.

Anche la questione della competenza, come si è visto per la costituzione di parte civile di Mediobanca e Unicredit, non è affatto secondaria. Non lo è perché la filosofia delle due inchieste, quella torinese e quella milanese, è profondamente diversa. A Torino, i pm si sono concentrati interamente sulle malefatte della famiglia Ligresti e dei loro ex manager, mentre a Milano il pm Luigi Orsi ha un raggio di azione più ampio e mette in discussione anche il ruolo giocato da Isvap, Consob e Mediobanca.

I magistrati piemontesi hanno messo grande enfasi sulla riserva sinistri gonfiata per centinaia di milioni di euro, ma al momento non sembrano in grado di spiegare il perché di tutti quei magheggi. La necessità di coprire le spese per i cavalli di Jonella e gli emolumenti alla famiglia di don Salvatore, pur esorbitanti, non può certo motivare un'operazione di cosmesi così imponente.

Una serie di operazioni sbagliate, immobiliari e non, invece forse sì. E anche la necessità di pagare dividendi e restituire finanziamenti alle banche. Questa è ovviamente anche la tesi più comoda per i Ligresti. Ma come dice l'avvocato Fabio Belloni, che a Torino assiste oltre 800 piccoli azionisti, "qui è come se si fosse accertato l'omicidio, mentre il movente resta totalmente misterioso".

 

jonella e salvatore ligrestiSalvatore e Jonella Ligresti zt03 famiglia ligresti giulia salvatore jonellaLIGRESTI CON LE FIGLIEligresti e figlieMARCO TRONCHETTI PROVERA ALBERTO NAGEL E ANDREA BONOMI FOTO BARILLARI Alberto Nagel e Roberta FAMIGLIA GHIZZONI emanuele erbetta jonella ligresti LUIGI ORSI

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