LINGOTTI IN FUGA – FIAT E CHRYSLER RESTANO DUE SEMPLICI MARCHI, ADESSO C’È SOLO FCA – FIOM DENUNCIA: LA PRODUZIONE VA ALL’ESTERO E SOLO LA METÀ DELLE FIAT VENDUTE NEL NOSTRO MERCATO È PRODOTTA IN ITALIA
Paolo Griseri per “la Repubblica”
Il mercato europeo dell’auto rallenta la crescita (+1,2) ma conferma il segno più che ha caratterizzato il 2014. Il gruppo Fca cresce più delle vendite e sale del 3,6 per cento nel vecchio continente tornando ad avvicinarsi a quota 6 per cento del mercato (5,8). Il quadro conferma che se il punto più basso della crisi è ormai alle spalle, chi sta uscendo meglio dal terremoto di questi anni sono ancora una volta le aziende tedesche. Volkswagen, Bmw e Mercedes rappresentano insieme il 46 per cento delle vendite, seguite dalle due case francesi al 20 per cento.
L’Italia resta al 6 per cento ed è pur sempre il terzo paese tra quelli che possiedono ancora un’industria nazionale. Da ieri Fiat Group Automobiles ha cambiato ufficialmente nome ed è diventata Fca Italy. Analogamente ha fatto in Usa Chrysler che è diventata Fca Us. Dunque i due marchi storici Fiat e Chrysler rimarranno come brand automobilistici ma spariranno dalla sigla sociale. In Europa il 3,6 per cento di incremento di Fca è dovuto soprattutto al buon andamento di vendite di 500, Panda e soprattutto del marchio Jeep. Dal successo della Jeep Renegade e della 500 X (già presentata al Salone di Parigi ma non ancora sul mercato) dipende il futuro dello stabilimento di Melfi, oggi utilizzato solo per una parte della settimana, in attesa appunto della produzione della più grande della famiglia 500.
Ieri la Fiom nazionale ha presentato i risultati di uno studio sugli stabilimenti italiani di Fca e Cnh (l’ex Iveco). Dall’analisi, presentata in conferenza stampa da Maurizio Landini, risulta che quasi la metà (più del 40 per cento) delle auto del gruppo Fca vendute nella Penisola non sono prodotte negli stabilimenti italiani. Secondo la Fiom, «nemmeno realizzando l’intero piano modelli presentato da Marchionne a Detroit si potrà raggiungere l’obiettivo di dare occupazione a tutti gli attuali dipendenti, oggi in gran parte in cassa integrazione ».
Più della metà dei dipendenti italiani di Fca, sottolinea la Fiom, è infatti interessato dagli ammortizzatori sociali mentre dal gennaio 2015 la paga delle tute blu di Marchionne sarà inferiore a quella degli altri metalmeccanici italiani. Dall’America giungono invece segnali opposti. Fca annuncia di aver chiuso con successo il collocamento di azioni e obbligazioni sul mercato Usa. Dai 100 milioni di titoli messi sul mercato è arrivato circa un miliardo di dollari dopo il pagamento di 33 milioni di commissioni di collocamento (le azioni sono state vendute al prezzo di 11 dollari l’una). Le obbligazioni (convertibili nel 2016) sono state vendute per un ammontare complessivo dopo il pagamento delle commissioni di 2,8 miliardi di dollari.
In tutto Fca ha ricavato dall’operazione 3,8 miliardi di dollari. «Dopo la quotazione a Wall Street del 13 ottobre - ha dichiarato Marchionne - abbiamo compiuto un altro passo decisivo per fare di Fca un costruttore di auto globale. Intendiamo proseguire nella realizzazione del piano 2014-2018». Nella giornata di ieri sono giunti a destini opposti due stabilimenti del pianeta Fiat che il gruppo di Torino ha deciso di chiudere negli ultimi anni.
Alla Irisbus è stato trovato un accordo con i sindacati per il trasferimento alla Industria Italiana Autobus dei 298 dipendenti della fabbrica di Avellino. E’ definitivamente caduta, al contrario, l’ipotesi che a rilevare l’ex stabilimento Fiat di Termini Imerese sia il gruppo Grifa. Al suo posto, ha detto ieri in una nota il Mise, si è presentato un nuovo gruppo, quello del componentista Metec.