GAMBERALE ALLA GRIGLIA - ALLA FINE, DOPO IL DUELLO BRUTI-ROBLEDO, CHIESTO IL RINVIO A GIUDIZIO PER IL NUMERO UNO DEL FONDO F2I - L'IPOTESI E' TURBATIVA D'ASTA SULLA VENDITA DEL 30% DI SEA, SOCIETA' CHE GESTISCE GLI AEROPORTI MILANESI
Attilio Barbieri per "Libero Quotidiano"
Alla fine la procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio per l’amministratore delegato del fondo F2i, Vito Gamberale. L’ipotesi è di concorso in turbativa d’asta per la vendita da parte del Comune di Milano di una quota pari al 29,75% della Sea, la società che gestisce gli aeroporti milanesi. I fatti contestati risalgono al dicembre 2011. Assieme a Gamberale la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio anche per Mauro Maia, un socio del fondo, e per l’indiano Behari Vinod Sanai.
Dunque, dopo la tempesta che ha travolto gli uffici giudiziari milanesi l’indagine è alla stretta finale. Negli scorsi mesi il procuratore capo Edmondo Bruti Liberati e l’aggiunto Alfredo Robledo erano stati al centro di una polemica rovente proprio per i ritardi accumulati nel corso di questa indagine.
Ritardi arrivati poi al Consiglio superiore della magistratura, assieme alle contestazioni per l’assegnazione dell’inchiesta su Ruby. Per Bruti il Csm ha acceso un faro sul ritardo (tre mesi) con cui trasmise il fascicolo sulla Sea a Robledo per una «deplorevole dimenticanza», come ha riconosciuto lo stesso procuratore. Per Robledo il faro si è acceso invece «sull’inerzia nel sollecitare l’adempimento».
La richiesta di rinvio a giudizio, dopo la chiusura dell’inchiesta avvenuta nel febbraio scorso, è stata firmata da Robledo. L’indagine nasce da una telefonata del 14 luglio 2011 intercettata nell’ambito di un’altra inchiesta condotta dalla procura di Firenze e trasmessa a quella di Milano. Nella comunicazione Gamberale, conversando con Mauro Maia, socio nel fondo per le infrastrutture, avrebbe parlato del possibile annuncio da parte del Comune di Milano, di un bando di gara e di un appalto «fatto su misura» per le esigenze del fondo F2i.
Ma la richiesta di rinvio a giudizio riguarda anche l’indiano Behari Vinod Sahai, rappresentante di una società che aveva presentato un’offerta concorrente per l’acquisto delle quote. Offerta che non fu ammessa alla gara perché arrivò in ritardo. Maia, «in concorso e previo accordo» con Gamberale, secondo l’accusa, «colludeva con Sahai Vinod Behari», procuratore speciale della società indiana Srei Infrastructure Finance, perché quest’ultima «si astenesse dal concorrere alla gara ad evidenza pubblica indetta dal Comune di Milano». Dunque, secondo la ricostruzione della procura meneghina, il ritardo con cui giunse a Palazzo Marino la busta con l’offerta della cordata indiana per il 30% della Sea non fu casuale. Ma concordato.
E in effetti ad aggiudicarsi la gara era stato il fondo F2i che offrì appena un euro in più della base d’asta, 385 milioni. La proposta della Srei era invece ben più consistente e raggiungeva i 425 milioni. Se fosse giunta entro i termini previsti avrebbe prevalso sull’altra. Così non fu: il fascicolo arrivò a Palazzo Marino dieci minuti oltre il limite previsto dal bando. Gamberale definisce «infondate» le accuse mosse nei suoi confronti e con i legali terrà oggi una conferenza stampa a «tutela del fondo F2i». All’incontro parteciperà anche Mauro Maia.