generali donnet calta del vecchio

GENERALI E TANTI GUAI – L’ASSEMBLEA DEL 30 APRILE SARÀ PARTICOLARMENTE CALDA. DA UNA PARTE DONNET, CON LA PROPOSTA DI REVISIONE DELLO STATUTO (LA LISTA DEI NOMI PER IL VERTICE NON SARÀ PIÙ MEDIOBANCA A FARLA); DALL’ALTRA, GLI AZIONISTI PIÙ INFLUENTI: NAGEL-DEL VECCHIO-CALTAGIRONE-BENETTON. IN CASO DI SCONFITTA, DONNET TORNA A CASA (ANZI, GIA' C'E': DA DUE MESI DONNET DIRIGE GENERALI DA PARIGI PER EVITARE IL VIRUS…)

Donnet

GENERALI, MEDIOBANCA CAMBIA IDEA SULLA REVISIONE STATUTARIA

Da Lettera43.it

 

Quella del 30 aprile a Torino (un omaggio al presidente Gabriele Galateri?) per Generali si prospetta un’assemblea particolarmente calda.

È molto probabile, infatti, che gli azionisti cosiddetti “in crescita” – Leonardo Del Vecchio, che con il 5% è oggi il principale socio privato della compagnia, Francesco Gaetano Caltagirone e il gruppo Benetton (della partita si occupa attivamente Gianni Mion) – si oppongano alla proposta di revisione dello statuto, che tra l’altro prevede l’introduzione della cosiddetta “lista del board”.

 

LEONARDO DEL VECCHIO NAGEL

Un cambiamento voluto da Philippe Donnet, che pur essendo a Parigi da più di due mesi inchiodato nella Ville Lumière dalla clausura imposta dal virus, segue il dietro le quinte. E Mediobanca, che con il suo 13% rimane pur sempre il socio di riferimento del Leone alato, come si comporterà?

 

LA POSIZIONE DI MEDIOBANCA

Fino a ieri era sicuro che la proposta del cda che si autorinnova avesse il beneplacito di Alberto Nagel, nonostante il cambiamento riduca la storica influenza di Mediobanca su Generali. Adesso, invece, sembra che l’amministratore delegato della banca che fu di Enrico Cuccia abbia cambiato idea, e sia pronto a seguire il trio Del Vecchio-Caltagirone-Benetton se effettivamente si deciderà a schierarsi contro.

GIANNI MION 1

 

Chiaro che questa eventuale saldatura non solo metterebbe in soffitta la proposta di Donnet e le ambizioni che ci stanno dietro, ma sarebbe il preludio per un accordo per il cambiamento delle caselle più importanti nella governance di Generali. A partire dal presidente, che pare certo cambi già a fine aprile.

 

GENERALI VA ALLA SFIDA DEL DIVIDENDO - PRESTO UN CDA PER DECIDERE SE RIDURLO O RINVIARLO. LE PRESSIONI DI AUTHORITY E GRANDI SOCI

Cinzia Meoni per “il Giornale”

 

Cedola o non cedola? Il destino (finanziario) di oltre 190mila azionisti di Generali è appeso a un filo, a iniziare da quello di Mediobanca che potrebbe dover dire addio ai 197 milioni di euro di dividendo (dai 182,4 milioni di un anno fa) portati in dote dalla sua partecipazione nel colosso assicurativo (13,03% del capitale).

 

PHILIPPE DONNET ALBERTO NAGEL

Il braccio di ferro è in corso ormai da settimane tra chi invita il Leone alla prudenza, conformandosi così alle direttive delle authority nazionali ed europee, e chi invece fa affidamento sul cedolone che quest' anno dovrebbe attestarsi a 0,96 euro per azione (per un totale di 1,513 miliardi, in aumento del 6,7% rispetto allo scorso anno) con un rendimento intorno al 7,5 per cento.

 

Non poco, innanzitutto per Piazzetta Cuccia per cui Generali rappresenta una partecipazione d' oro anche grazie al costante flusso di cedole. Si consideri che la divisione principal investing di Mediobanca, in cui è sostanzialmente gestita la partecipazione nel Leone di Trieste, ha contribuito sugli utili dell' ultimo esercizio della banca d' affari per 314,2 milioni (su un utile netto rettificato di gruppo di 860 milioni).

 

ASSEMBLEA GENERALI DI BANCA DITALIA GAETANO CALTAGIRONE E GIOVANNI BAZOLI FOTO LA PRESSE

 In gioco entrano anche altri grandi investitori come il gruppo Caltagirone che, per il suo 5,13% (di cui uno 0,12% acquistato proprio in questi ultimi giorni), conta di ricevere 77,6 milioni; la Delfin di Leonardo Del Vecchio che dovrebbe incassare 73,53 milioni per il 4,86%; la Edizione dei Benetton che conta su una cedola di 60,5 milioni per il 4% e le famiglie Boroli-Drago che dovrebbero ricevere 25,7 milioni per l' 1,7% del capitale. Somme a cui dire addio potrebbe non essere piacevole, soprattutto in temi di magra come questi.

 

Il fatto è che il richiamo alla prudenza da parte della authority non si limita al suggerimento di mettere a riserva gli utili destinati a dividendo in vista del probabile tsunami economico che seguirà quello sanitario in corso. Ivass ed Eiopa infatti invitano alla moderazione anche per quanto riguarda gli stipendi dei top manager, soprattutto per quanto riguarda la parte discrezionale. Una divergenza tra le due posizioni sarebbe difficile da spiegare agli azionisti. Soprattutto agli investitori stranieri (che rappresentano il 36% del capitale del Leone) sempre attenti a queste tematiche.

 

Generali Assicurazione

Nella relazione sulla remunerazione emerge ad esempio che l' ad Philippe Donnet sul 2019 ha percepito 4,5 milioni di euro (di cui 2,67 circa di bonus) a cui vanno aggiunti i compensi in azioni per la parte di competenza 2019 fino a 1,63 milioni. Complessivamente i top manager della compagnia assicurativa, tra membri del cda e 17 dirigenti strategici, hanno percepito 30,5 milioni più altri 8,09 milioni di compensi in titoli per un totale che sfiora i 40 milioni.

 

Una decisione potrebbe essere presa a giorni dal cda, probabilmente prima del 16 aprile data prevista per il deposito delle azioni in vista dell' assemblea del 30 aprile. E la battaglia tra interessi divergenti si preannuncia agguerrita in attesa che magari arrivi la conferma al dividendo di Allianz che aprirebbe la strada anche a Generali.

 

OLIVIER BAETE ALLIANZ

L' annuncio della proposta di cedola da parte del cda era avvenuto il 13 marzo prima dell' apice della pandemia. Poi la sospensione della decisione da parte di Cattolica Assicurazione, il congelamento della cedola di Unipol (che però ha confermato il dividendo di UnipolSai) e gli inviti sempre più stringenti di Ivass ed Eiopa hanno innescato una riflessione anche ai piani alti di Trieste.

 

Tanto che il collegio sindacale di Generali ha richiamato il cda a un approccio di ragionata prudenza, coerente con l' attuale situazione di incertezza. C' è da dire tuttavia che il Leone di Trieste presenta una disponibilità di cassa di 3,5 miliardi (in teoria destinata ad acquisizioni) e coefficienti patrimoniali (Solvency Ratio II) elevati (224% a fine dicembre, 200% a marzo) che, a detta dei broker, assicurano un buon margine di manovra anche in caso di volatilità sullo spread.

BTP

 

Uno dei maggiori punti interrogativi infatti riguarda i Btp in portafoglio che, a fine dicembre, ammontavano a 62,7 miliardi e che potrebbero subire le conseguenze di un aumento della percezione del rischio Paese (aumento dello spread di cento punti porti a una diminuzione della solvency ratio di 15 punti base).

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