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CHE FINE FA IL MAXI-POZZO? - IL GOVERNO DI LAGOS POTREBBE ANNULLARE LA CONCESSIONE CHE PERMETTE A ENI E SHELL DI ESPLORARE IL MARE AL LARGO DELLA NIGERIA - SULL’ACQUISTO DEL PERMESSO “OPL 245” C’È ANCHE L’INCHIESTA DELLA PROCURA DI MILANO CHE VEDE INDAGATI BISIGNANI, DESCALZI E SCARONI
Marco Lillo per il “Fatto Quotidiano”
La notizia è stata pubblicata ieri dal Premium Times, un importante quotidiano on line della Nigeria, fondato nel 2011 e diretto da Dapo Olorunyomi, vincitore nel 1996 dell'International Editor of the Year Award.
Una commissione del Ministero della Giustizia ha suggerito al Governo Nigeriano di annullare la concessione Opl 245 che permette a Eni e Shell di esplorare il mare al largo della Nigeria in un punto nel quale, secondo le stime, dovrebbero trovarsi 9 miliardi di barili di greggio, pari a un quindicesimo delle riserve dell' Iraq.
estrazione di petrolio nel delta del niger in nigeria
La notizia dovrebbe destare interesse in Italia perché quella concessione è stata pagata da Eni, insieme alla Shell olandese, circa 1,3 miliardi di dollari nel 2011. La notizia non è stata smentita da Eni. La società quotata in borsa e controllata dal ministero dell' economia fa sapere che: "Non dispone di alcuna informazione ufficiale in merito a quanto riportato da media nigeriani. Eni ricorda di aver sottoscritto accordi unicamente con il Governo Nigeriano e di aver versato il corrispettivo per la licenza, di nuova emissione da parte del Governo e libera da qualsiasi onere e disputa, su un conto vincolato intestato al Governo. Eni è estranea ai flussi finanziari successivi".
L'organizzazione non governativa con base a Londra che ha dato il via alla campagna contro Eni e Shell, Global Witness, ha fatto sapere per bocca del suo responsabile Barnaby Pace: "Applaudiamo a questa raccomandazione di cancellare l' affare corrotto di Opl 245 e lavoriamo perché tutti quelli che hanno perpetrato questo furto al popolo nigeriano ne rendano conto alla giustizia". E' bene specificare subito che il Governo della Nigeria non ha deciso nulla e - se il Premium Times dicesse il vero - saremmo di fronte a una mera 'raccomandazione' che non è vincolante.
Sull' acquisto del blocco OPL 245 c' è già un' indagine del pm di Milano Fabio De Pasquale per corruzione internazionale che vede indagati con Luigi Bisignani e altri mediatori e dirigenti del gruppo anche i due manager dell' Eni che si sono succeduti sulla poltrona di amministratore delegato: l' attuale (scelto da Renzi) Claudio Descalzi e il predecessore (scelto da Berlusconi) Paolo Scaroni.
Anche in Nigeria però, dopo il cambio di Governo di aprile 2015 qualcosa è cambiato. Il vecchio presidente nigeriano Jonathan Goodluck, è stato sconfitto alle elezioni da Muhammad Buhari. I nuovi governanti hanno avviato una penetrante attività di investigazione per capire perché gran parte del miliardo e 300 milioni pagato da Eni e Shell, sia finita nelle casse della società dell' ex ministro Dan Etete, già arrestato in Francia per riciclaggio, e non in quelle del Governo in carica.
Il Dpp, cioé il Direttore della Pubblica Accusa (Public Prosecution) Mohammed Diri ha emesso - secondo il Premium Times - una 'raccomandazione' per il ministro della giustizia del Governo nigeriano, il generale Abubakar Malami. Il comitato istituito all' interno dell' ufficio della Pubblica accusa e formato anche da giuristi dell' ufficio del Dpp, ha suggerito - secondo il Premium Times - la strada della "cancellazione" dell' accordo che ha consegnato la concessione nelle mani di Eni e Shell: il cosiddetto "Settlement Agreement", firmato il 29 aprile del 2011.
Secondo il giornale nigeriano, il comitato selezionato dal Generale Malami ha definito l'accordo "nullo e senza effetto" e ha aggiunto: "Il Governo della Nigeria non dovrebbe attribuire all' accordo nessun effetto legale. Altrimenti condonerebbe e proseguirebbe l'illegalità". Una delle ragioni che avrebbero indotto il Comitato a suggerire al Governo questa linea dura contro Eni e Shell è il ruolo di Dan Etete.
L'ex ministro del petrolio non avrebbe avuto i poteri per negoziare come rappresentante della società Malabu Gas & Oil. Inoltre, secondo l' articolo, la concessione era stata assegnata a Malabu negli anni Novanta perché si trattava di una società nigeriana, a condizione che "gli interessi esteri nella concessione Opl 245 non dovevano superare il 40 per cento mentre agli indigeni doveva restare almeno il 60 per cento".
Una condizione che sarebbe stata ignorata. Il Comitato richiama poi una precedente raccomandazione del 2014 di un comitato della Camera bassa del Parlamento nigeriano che suggeriva al Governo di revocare la concessione per i dubbi di illegalità sulla sua assegnazione. Inoltre il comitato del Dipartimento della Pubblica Accusa, Dpp, ha raccomandato al Governo di richiedere indietro tutti i soldi pagati da Shell e Eni e finiti sui conti di soggetti legati a Etete. Una somma enorme che si dovrebbe aggirare intorno a 800 milioni di dollari.