
IL GOVERNO “RACCOMANDA” POSTE – L’INNALZAMENTO PER LEGGE DELLA SOGLIA DELL’OPA AL 30%, CHE VUOLE INTRODURRE IL CENTRODESTRA, È UN AIUTINO ALLA SOCIETÀ GUIDATA DA MATTEO DEL FANTE. PERMETTEREBBE A POSTE DI SALIRE NEL CAPITALE DI TIM (SENZA ACCOLLARSI LA COSTOSA ACQUISIZIONE), PER POI FAR ENTRARE I FRANCESI DI ILIAD COME SECONDO AZIONISTA – IL CONSOLIDAMENTO È INEVITABILE: DOPO LE FUSIONI TRA WIND-3 E FASTWEB-VODAFONE, TIM E ILIAD SONO RIMASTE LE UNICHE A BALLARE DA SOLE
Estratto dell’articolo di Giuliano Balestreri per “La Stampa”
Alzare la soglia d'Opa fino al 30% per far salire Poste nel capitale di Tim e poi fare spazio a Iliad come secondo azionista dell'ex monopolista. Sarebbe questo il piano su cui sta ragionando il governo - e che potrebbe non dispiacere ai francesi - per accelerare il consolidamento nel mercato delle telecomunicazioni. D'altra parte stare fermi è impossibile.
Tra il 2010 e il 2023, in Italia, il settore tlc ha perso 15 miliardi di euro: il 35% dei propri ricavi. Wind e H3g hanno capito per prime quello che stava succedendo, Vodafone e Fastweb si sono mosse lo scorso anno.
Tim e Iliad sono rimaste le ultime a ballare da sole. Certo, lo scorso anno il settore ha mostrato segni di stabilizzazione, ma la pressione sui prezzi resta fortissima e l'avvento del 5G su cui le compagnie hanno investito miliardi di euro non è riuscito a invertire la rotta.
D'altra parte sono pochi i servizi per cui i consumatori sono disposti a pagare tariffe più alte, con il risultato che anche il traffico 5G viene venduto con marginalità ridotte all'osso.
[…] Anche in Italia prende corpo l'idea di scendere a tre operatori. Soprattutto dopo che Tim ha ceduto la rete agli americani di Kkr, garantendo al governo diritti di governance attraverso la partecipazione di Cpd, e dopo che Vivendi ha diluito la propria partecipazione fino al 2,5% lasciando spazio a Posta, salita al 24,8% del capitale.
I nodi da sciogliere sono tanti. A cominciare da chi è la preda e chi è il predatore. Tim, senza la rete, ha tagliato il debito ed è diventata una società più snella. Iliad Italia è più piccola, ma ha le spalle larghe: il gruppo di Xavier Niel lavora nelle tlc in tutto il mondo e conosce alla perfezione i rischi e le opportunità del mercato.
Entrambi vorrebbero essere predatori, ma una mossa ostile francese sarebbe stoppata dal governo. Molto più facile negoziare un ingresso - con un ruolo di rilievo - nel capitale. E da Palazzo Chigi, in questo senso, sarebbero già arrivati segnali d'apertura.
Quando Cvc ha intavolato la negoziazione per subentare a Vivendi nel capitale di Tim, l'esecutivo si è espresso chiaramente spiegando che non avrebbe gradito l'operazione da parte di un fondo d'investimento. […] Tuttavia, nei confronti di Iliad, non ci sarebbe alcuna preclusione. A patto che il nocciolo duro dell'azionariato resti tricolore.
Il problema riguarda soprattutto la valutazione. L'enterprise value della società guidata da Labriola è circa 18 miliardi di euro; più difficile fare una stima per Iliad Italia, ma quando la società approcciò Vodafone nel 2022 i numeri che circolavano erano nell'ordine dei 4-4,5 miliardi di euro. Se si ragionasse in termini di matrimonio tra pari, la società guidata in Italia da Benedetto Levi varrebbe intorno al 22% di Tim. Ecco perché si sta ragionando […] come permettere a Poste di salire senza dover lanciare un'Opa obbligatoria.
La strada più semplice sarebbe proprio quella di portare la soglia al 30%: in fondo fino al decreto competitività del 2015, l'asticella era già fissata a quel livello e la sua modifica non ha portato particolari giovamenti al mercato - se non sotto forma di corsa al delisting. Motivo per cui relativamente alle modifiche del Tuf si riflette anche su questo aspetto.
Se Poste salisse al 29,9%, Iliad potrebbe accettare una partecipazione sotto il 25 per cento.
Al di là di quelle che potrebbero essere le prescrizione dell'Antitrust nei confronti di un'operazione di concentrazione come questa - Iliad lo scorso anno è stato l'operatore a registrare la più alta crescita netta di clienti -, ci sarebbe da definire la governance.
Poste, una volta definito il closing, prenderà la guida della società: i francesi ne sono consapevoli, ma il loro interesse è soprattutto industriale. Come a dire che chiederebbero garanzie sulla possibilità di incidere su alcune scelte strategiche. […]