GRAN DISCOUNT SICILIA: VENDONSI PAESINI AL MIGLIOR OFFERENTE (STRANIERO)
Laura Anello per "la Stampa"
Raffaele Impallari, assessore al Turismo del paese di Cianciana, è felice come una Pasqua: «Abbiamo firmato centoquaranta atti di compravendita», racconta mostrando la casa colonica a due piani acquistata dall'attore britannico Ray Winstone, l'ultimo a essersi innamorato del tepore umano e climatico di questi luoghi.
«Sta spendendo un milione e trecento mila euro - dice con gli occhi spalancati - una manna per i nostri operai che si giravano i pollici». E' lui, l'attore di «Biancaneve e il cacciatore», l'ultimo a essere arrivato in questo paese di 3.500 abitanti dove metà della popolazione è andata via a cercare fortuna, lasciando intere strade disabitate, con le case vuote e spesso già crollate.
Un peso insostenibile sul groppone per il Comune, che potrebbe sì espropriare, anticipare le spese di ristrutturazione e addebitarle poi ai privati inadempienti, ma che ha a stento i soldi per mandare avanti la baracca. I proprietari peraltro sono in realtà irrintracciabili, nipoti e pronipoti di ex contadini diventati operai in Germania, in Francia o in Canada.
Ecco allora l'ultima frontiera per combattere lo spopolamento: offrire le case a prezzi stracciati agli infreddoliti popoli del Nord Europa e convincerli a svernare al caldo. Cianciana, a quaranta chilometri di Agrigento, su una collinetta amena di 350 metri, è riuscita a imbroccare la strada giusta, e in piazza si respira l'euforia di chi ha appena fatto 6 al Superenalotto. E la paura di perdere il tagliando.
«Hallo», azzardano gli anziani ai britannici che passeggiano respirando i profumi della campagna in fiore. Hanno comprato per cifre da Sicilia remota e fuori dai circuiti commerciali: per un rudere da ristrutturare da 10 a 30 mila euro, per un appartamento o una villetta singola già restaurata da 60 a 80 mila.
Bazzecole per la middle class inglese, anche in tempi di crisi. Ma dopo i circa 800 britannici, arrivati con il passaparola di amici di emigrati venuti qui in vacanza (e sono in tanti a rivendicare di avere avviato il primo anello della catena) sono giunti anche altri nordeuropei stanchi di freddo e neve: francesi, norvegesi, «pure gente dell'Azerbaijan», racconta Impallari in un crescendo di felicità , accanto al sindaco Salvatore Sanseri.
Gli scalpelli degli operai, il rumore dell'impastatrice dei tanti cantieri aperti sono musica per le loro orecchie. E sono diventati nota di fondo di questo paese dove gli anziani, ormai pensionati, arrivano d'inverno a scaldarsi le ossa, lasciando il posto in primavera e in estate a figli e nipoti in vena di vacanze.
Troppo per non innescare una gara d'emulazione nei dintorni. Così adesso ci provano anche nel vicino paese di Aragona, un tiro di schioppo da Agrigento, 9.500 rimasti e altri 8.317 all'estero, iscritti nei registri Aire, l'Anagrafe degli italiani residenti all' estero. Un tempo si lavorava tutti nella miniera Taccia-Caci, gestita dalla famiglia Pirandello, poi causa del dissesto finanziario che provocò la depressione alla moglie dello scrittore, quella che ritorna in chiaroscuro in tante sue opere.
L'inizio della fine. Splendido il centro seicentesco, costellato di chiese barocche, di case crollate, puntelli e transenne. Sembra incredibile che i cittadini abbiano preferito trasferirsi nel centro cementificato o nei quartieri-dormitorio della vicina Agrigento. Ad accomunare le due anime della città sono soltanto i cartelli di vendesi. Piani alti, piani bassi, ruderi, portoncini dignitosi, villette indipendenti, intere palazzine: un paese in vendita. E allora il sindaco, Salvatore Parello, ha deciso di andare alla carica con i russi.
«L'estate scorsa - racconta - ho approfittato della venuta ad Agrigento di una delegazione della provincia di Perth e li ho invitati a visitare il centro storico. Comprate qui, ho detto, comprate, c'è caldo tutto l'anno. Abbiamo avviato un dialogo, convinti che sia la strada giusta». Ma, dopo i russi, ha pensato anche ai morti di freddo del Belgio, Paese legato a doppio filo grazie agli emigranti.
«Ci siamo appena gemellati con il Comune di La Louvière - racconta - dove vivono 2.500 aragonesi. A settembre arriveranno due pullman carichi di gente del posto, per vedere il paese. Con loro ci sarà tanta nostra gente che torna in estate per le vacanze. Ma noi contiamo sui belgi, perché vengano qui in inverno». E pazienza se fa sorridere che l'occasione dell'incontro fatale, su cui tutto il paese spera, sarà la sagra della salsiccia, uno degli appuntamenti clou della stagione. In Belgio la birra è buona. E il binomio eno-gastronomico funziona a perfezione.
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