grandi dimissioni licenziamenti

LICENZIARSI PER CERCARE LA FELICITÀ PERDUTA? NON È UNA GRANDE IDEA – LE TANTO SBANDIERATE GRANDI DIMISSIONI SI SONO TRASFORMATE IN GRANDI RIPENSAMENTI: IL 56% DI CHI HA LASCIATO IL LAVORO NELL’ULTIMO ANNO IN ITALIA SE NE È PENTITO. LO DICE UNA RICERCA DEL POLITECNICO DI MILANO – CRESCE IL MALESSERE PSICO-FISICO DI CHI HA UN POSTO FISSO: SOLO IL 5% È FELICE IN UFFICIO E IL 13% NON RIESCE A STACCARE MAI E LAVORA ANCHE NEL TEMPO LIBERO…

Estratto dell’articolo di Sara Tirrito per www.corriere.it

 

grandi dimissioni

Oltre la metà di chi ha lasciato il lavoro nell’ultimo anno se ne è pentito. A stabilirlo è l’ultimo rapporto dell’Osservatorio Hr Innovation Practice della School of management del Politecnico di Milano realizzato insieme alla società di ricerche di mercato Bva Doxa. Che fornisce altri dati sulla salute psicofisica negli uffici, tra cui quello sul malessere diffuso: solo il 5% degli italiani è felice in ufficio e il 13% lavora anche nel tempo libero.

 

[…] solo il 5% degli impiegati oggi è «felice» in ufficio, il 9% di «stare bene». Il 42% degli italiani è spinto a cambiare da malessere e infelicità. Chi lo ha fatto nel 2023 però vorrebbe tornare indietro nel 56% dei casi: «Continua così la Great Resignation, ma anche il Great Regreat, dice il report, che misura un incremento del 37% rispetto al 2023 in questo pentimento. 

 

grandi dimissioni

Chi ha mollato il posto fisso comunque lo ha fatto alla ricerca del «benessere fisico e mentale» nel 36% dei casi, anche se sono sempre di più le persone che cambiano per migliori opportunità di carriera e di occupabilità nel medio-lungo termine.

 

Dal quadro dipinto dallo studio emerge una costante incapacità di conciliare vita e occupazione. Si intercetta nel malessere generale ma anche nell’incremento dei cosiddetti Job Creeper, cioè coloro che non riescono a staccare mai e lavorano anche quando dovrebbero curare la vita privata. Nel 2023 questa percentuale è stata del 13% contro il 6% dell’anno precedente.

 

grandi dimissioni

Rimane stabile la quota dei «Quiet Quitter», cioè gli impiegati che fanno il minimo indispensabile senza lasciarsi coinvolgere emotivamente dalle attività professionali.

 

Tra i fattori che allontanano aziende e dipendenti c’è la formazione. Le imprese non sono quasi mai in grado di offrire agli aspiranti dipendenti un salario, una possibilità di carriera e uno stile di vita in linea con le aspettative. Ecco perché, dice lo studio, «il luogo di lavoro è sempre meno un posto dove le persone «stanno bene». Questo contribuisce anche al mancato incontro tra domanda e offerta.

 

grandi dimissioni in italia 8

L’88% delle organizzazioni italiane fatica ad assumere nuovi dipendenti. E il mancato allineamento è dovuto soprattutto all’assenza di competenze adeguate sia tecniche, nel 57% dei casi, che relazionali (le cosiddette soft skills), nel 36%.  […]

grandi dimissioni in italia 3grandi dimissionigrandi dimissionigrandi dimissioni in italia 9grandi dimissioni in italia 6

Ultimi Dagoreport

terzo mandato vincenzo de luca luca zaia giorgia meloni matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER TUTTO CON LA DUCETTA CHE INSISTE PER UN CANDIDATO IN VENETO DI FRATELLI D'ITALIA - PER SALVARE IL CULO, A SALVINI NON RESTA CHE BATTERSI FINO ALL'ULTIMO PER IMPORRE UN CANDIDATO LEGHISTA DESIGNATO DA LUCA ZAIA, VISTO IL CONSENSO SU CUI IL DOGE PUÒ ANCORA CONTARE (4 ANNI FA LA SUA LISTA TOCCO' IL 44,57%, POTEVA VINCERE ANCHE DA SOLO) - ANCHE PER ELLY SCHLEIN SONO DOLORI: SE IL PD VUOLE MANTENERE IL GOVERNO DELLA REGIONE CAMPANA DEVE CONCEDERE A DE LUCA LA SCELTA DEL SUO SUCCESSORE (LA SOLUZIONE POTREBBE ESSERE CANDIDARE IL FIGLIO DI DON VINCENZO, PIERO, DEPUTATO PD)

elisabetta belloni giorgia meloni giovanni caravelli alfredo mantovano

DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE IMPRONTE PORTANO A “FONTI DI INTELLIGENCE A LEI OSTILI” - L'ADDIO DELLA CAPA DEGLI SPIONI NON HA NULLA A CHE FARE COL CASO SALA. LEI AVREBBE PREFERITO ATTENDERE LA SOLUZIONE DELLE TRATTATIVE CON TRUMP E L'IRAN PER RENDERLO PUBBLICO, EVITANDO DI APPARIRE COME UNA FUNZIONARIA IN FUGA - IL CONFLITTO CON MANTOVANO E IL DIRETTORE DELL'AISE, GIANNI CARAVELLI, VIENE DA LONTANO. ALLA FINE, SENTENDOSI MESSA AI MARGINI, HA GIRATO I TACCHI   L'ULTIMO SCHIAFFO L'HA RICEVUTO QUANDO IL FEDELISSIMO NICOLA BOERI, CHE LEI AVEVA PIAZZATO COME VICE ALLE SPALLE DELL'"INGOVERNABILE" CARAVELLI, È STATO FATTO FUORI - I BUONI RAPPORTI CON L’AISI DI PARENTE FINO A QUANDO IL SUO VICE GIUSEPPE DEL DEO, GRAZIE A GIANMARCO CHIOCCI, E' ENTRATO NELL'INNER CIRCLE DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA

cecilia sala abedini donald trump

DAGOREPORT – LO “SCAMBIO” SALA-ABEDINI VA INCASTONATO NEL CAMBIAMENTO DELLE FORZE IN CAMPO NEL MEDIO ORIENTE - CON IL POPOLO IRANIANO INCAZZATO NERO PER LA CRISI ECONOMICA A CAUSA DELLE SANZIONI USA E L’''ASSE DELLA RESISTENZA" (HAMAS, HEZBOLLAH, ASSAD) DISTRUTTO DA NETANYAHU, MENTRE L'ALLEATO PUTIN E' INFOGNATO IN UCRAINA, IL PRESIDENTE “MODERATO” PEZESHKIAN TEME LA CADUTA DEL REGIME DI TEHERAN. E IL CASO CECILIA SALA SI È TRASFORMATO IN UN'OCCASIONE PER FAR ALLENTARE LA MORSA DELL'OCCIDENTE SUGLI AYATOLLAH - CON TRUMP E ISRAELE CHE MINACCIANO DI “OCCUPARSI” DEI SITI NUCLEARI IRANIANI, L’UNICA SPERANZA È L’EUROPA. E MELONI PUÒ DIVENTARE UNA SPONDA NELLA MORAL SUASION PRO-TEHERAN...

elon musk donald trump alice weidel

DAGOREPORT - GRAZIE ANCHE ALL’ENDORSEMENT DI ELON MUSK, I NEONAZISTI TEDESCHI DI AFD SONO ARRIVATI AL 21%, SECONDO PARTITO DEL PAESE DIETRO I POPOLARI DELLA CDU-CSU (29%) - SECONDO GLI ANALISTI LA “SPINTA” DI MR. TESLA VALE ALMENO L’1,5% - TRUMP STA ALLA FINESTRA: PRIMA DI FAR FUORI IL "PRESIDENTE VIRTUALE" DEGLI STATI UNITI VUOLE VEDERE L'EFFETTO ''X'' DI MUSK ALLE ELEZIONI POLITICHE IN GERMANIA (OGGI SU "X" L'INTERVISTA ALLA CAPA DI AFD, ALICE WEIDEL) - IL TYCOON NON VEDE L’ORA DI VEDERE L’UNIONE EUROPEA PRIVATA DEL SUO PRINCIPALE PILASTRO ECONOMICO…

cecilia sala giorgia meloni alfredo mantovano giovanni caravelli elisabetta belloni antonio tajani

LA LIBERAZIONE DI CECILIA SALA È INDUBBIAMENTE UN GRANDE SUCCESSO DELLA TRIADE MELONI- MANTOVANO- CARAVELLI. IL DIRETTORE DELL’AISE È IL STATO VERO ARTEFICE DELL’OPERAZIONE, TANTO DA VOLARE IN PERSONA A TEHERAN PER PRELEVARE LA GIORNALISTA - COSA ABBIAMO PROMESSO ALL’IRAN? È PROBABILE CHE SUL PIATTO SIA STATA MESSA LA GARANZIA CHE MOHAMMAD ABEDINI NON SARÀ ESTRADATO NEGLI STATI UNITI – ESCE SCONFITTO ANTONIO TAJANI: L’IMPALPABILE MINISTRO DEGLI ESTERI AL SEMOLINO È STATO ACCANTONATO NELLA GESTIONE DEL DOSSIER (ESCLUSO PURE DAL VIAGGIO A MAR-A-LAGO) - RIDIMENSIONATA ANCHE ELISABETTA BELLONI: NEL GIORNO IN CUI IL “CORRIERE DELLA SERA” PUBBLICA IL SUO COLLOQUIO PIENO DI FRECCIATONE, IL SUO “NEMICO” CARAVELLI SI APPUNTA AL PETTO LA MEDAGLIA DI “SALVATORE”…