MONTE DEI CASINI DI SIENA - GUIDO BASTIANINI, APPENA SFIDUCIATO DAL CDA DI MPS, FARÀ CAUSA ALLA BANCA PER IL LICENZIAMENTO. TRA LE MOTIVAZIONI DELLA SUA REVOCA COME AD CI SONO “LA GESTIONE DEI RAPPORTI CON LA STAMPA” E “LA POSIZIONE AMBIGUA” SULLA VENDITA (È SEMPRE STATO FAVOREVOLE A UN PIANO “STAND ALONE”) - I MERCATI INTANTO HANNO APPREZZATO L’ARRIVO DI LOVAGLIO AL SUO POSTO: IERI IL TITOLO È CRESCIUTO DEL 6,6%
1 - MPS: I MOTIVI DELLA REVOCA, BASTIANINI FARÀ CAUSA
(ANSA) - Rapporti con la stampa senza avvalersi delle "strutture" della banca, "la posizione talvolta ambigua tra la definizione di un piano industriale stand alone ed un piano al servizio di un'operazione strutturale", un "atteggiamento non pro attivo" nella ricerca di un partner, "la complessa gestione delle figure manageriali" in alcune vicende, "l'assenza di una chiara presa di posizione" su alcune proposte delle strutture, la mancata informativa sulla richiesta di dimissioni del Mef.
Sono tra le ragioni, apprende l'ANSA, della sfiducia del cda di Mps a Guido Bastianini, che sulla revoca intende fare causa alla banca.
A Bastianini le deleghe sono state ritirate nella seduta dello scorso 7 febbraio. La banca, nell'annunciare il cambio al vertice, non aveva dato conto delle ragioni che avevano minato il rapporto fiduciario con il cda, Come non sono mai stati ufficializzati dal Tesoro i motivi alla base della richiesta di dimissioni formulata, una decina di giorni prima, dal direttore generale, Alessandro Rivera.
Al banchiere è stata imputata, a quanto si apprende, "la gestione dei rapporti con la stampa" senza "che siano state utilizzate le strutture preposte interne alla banca anche in relazione ai rapporti istituzionali", nonché "la posizione talvolta ambigua tra la definizione di un piano industriale stand alone ed un piano al servizio di un'operazione strutturale auspicato", posizione che ha costretto il consiglio ad occupare "numerose sedute" al fine di "al fine di dover costantemente chiarire le finalità del piano industriale".
A ciò si aggiunge un "atteggiamento non pro attivo nell'identificazione del percorso strutturale". Bastianini pagherebbe poi per "la complessa gestione delle figure manageriali" in particolare nelle circostanze che hanno riguardato alcuni manager - tra cui il general counsel Riccardo Quagliana - che "avrebbe richiesto un diverso livello di trasparenza nell'esecuzione delle delibere", come pure "l'assenza di una chiara presa di posizione giunta talvolta sino all'astensione" su proposte arrivate al consiglio dalle strutture della banca "senza espressione di orientamento in vicende di particolare delicatezza", costringendo il cda "ad agire in assenza di una precisa linea gestionale".
A ciò si aggiungono "i disallineamenti nell'esecuzione di alcune delibere consiliari" a lui delegate e "il fraintendimento creato rispetto all'audizione parlamentare la cui segretazione non è stata preventivamente autorizzata" dal cda che dunque "non ha potuto licenziare il testo consegnato alla commissione né tantomeno conoscere il testo dell'adunanza".
Per assicurare il "successo" del piano industriale "sono stati a più riprese richiesti cambiamenti manageriali mai avviati" e per concludere è stata lamentata " la difficoltà di ottenere la proposta in merito ai piani di successione", arrivata dopo diverse sollecitazioni lo scorso 31 gennaio.
A stabilire se queste motivazioni giustifichino la revoca o si tratti, come crede chi è vicino a Bastianini, di una sfiducia pretestuosa per assecondare i desiderata del Mef, saranno i giudici ai quali Bastianini è intenzionato a rivolgersi per difendere la sua immagine e reputazione, lesa in caso di revoca senza giusta causa.
daniele franco in aula per il voto sulla manovra 2021
Lì presenterà la sue ragioni, dopo non averlo potuto fare nel cda che l'ha sfiduciato: la proposta di rinviare la seduta di un giorno per permettere al banchiere di presenziare ai funerali della sorella, a quanto viene riferito, non sarebbe stata accolta dalla presidente Patrizia Grieco.
2 - MPS, LOVAGLIO METTE IL TURBO AL TITOLO BANCO BPM E BPER OLTRE LE PREVISIONI
L. Ram. per “il Messaggero”
La Borsa ha indubbiamente apprezzato l'arrivo alla guida di Mps di Luigi Lovaglio, dopo la sfiducia all'ex ad Bastianini. Ieri il titolo senese si è infatti rivalutato del 6,6% a 0,99 euro in una sola seduta (la ricapitalizzazione è cresciuta di 62 milioni), trascinando del 2,1% l'indice Ftse Italia bank.
Va detto che sul finale ha inciso anche la buona performance di Banco Bpm (+2,6%) oltre a quella di Bper (+4,7%). Piazza Meda ha chiuso l'esercizio 2021 con un utile di 569 milioni, in forte crescita rispetto ai 21 milioni del 2020 e del 10% superiore alla guidance. Ai soci, si legge in una nota, verrà proposto un dividendo di 19 centesimi per azione. L'utile netto su base adjusted è più che raddoppiato a 710 milioni, dai 330 milioni del 2020, e rappresenta il risultato migliore dalla nascita del gruppo.
Prosegue il derisking con l'Npe ratio al 4,3% ed in cantiere c'è la cessione di un altro miliardo di sofferenze. Bene il cost/income al 55% mentre l'istituto guidato da Giuseppe Castagna vede un 2022 in linea con i target.
«Siamo contenti di annunciare i migliori risultati dalla fusione, con un risultato adjusted di 710 milioni e un Rote al 6,9%, che ci permettono di proporre all'assemblea degli azionisti un pay-out del 50%, ben al di sopra dei target del nostro piano strategico», ha osservato Castagna spiegando che «c'è spazio per un potenziale ulteriore aumento della remunerazione dei soci nell'orizzonte di piano».
CREDEM A CACCIA
Anche per Bper utile netto di 525 milioni, raddoppiato rispetto ai 245,7 milioni dell'anno precedente con la proposta per la distribuzione di un dividendo unitario in contanti pari a 6 centesimi per azione.
«Nel 2022 ci aspettano sfide importanti, vogliamo proseguire nel nostro percorso di crescita continuando a migliorare i fondamentali della Banca», ha commentato l'ad Piero Luigi Montani. I proventi operativi netti sono in aumento a 3,4 miliardi a fronte della significativa crescita delle commissioni nette (1,6 miliardi) trainate dai comparti del risparmio gestito e delle attività di bancassurance.
In ulteriore miglioramento la qualità del credito: l'incidenza dei crediti deteriorati in sensibile calo unitamente al rafforzamento delle coperture Npe ratio lordo al 4,9%. A sua volta Credem (+3,7%) chiude il 2021 con un utile consolidato a 352,4 milioni, miglior risultato della sua storia, in crescita del 74,8%.
«Cercheremo sul mercato altre opportunità con grande interesse», ha spiegato Nazzareno Gregori. Quanto a Bnl, ha riportato nel 2021 un utile ante imposte pari a 376 milioni, in crescita del 3,7% rispetto al 2020, mentre il risultato lordo di gestione si attesta a 899 milioni, con una flessione del 2,8% rispetto al 2020.
Infine, Popolare di Sondrio archivia il 2021 con un utile netto per 268 milioni (+152% rispetto al 2020) con un Roe all'8,9%. I conti evidenziano un forte sostegno a famiglie e imprese del territorio con erogazioni pari a 4,8 miliardi di cui circa 1 miliardo assistite da garanzia statale,