(H)ASTA LA VISTA TIM BRASIL – TELECOM SMENTISCE MA L’AD PATUANO METTE LE MANINE AVANTI: CI SARA’ UN’ASTA PERCHE’ UN PROCEDIMENTO BILATERALE AVVANTAGGEREBBE CHI E’ IN CONFLITTO DI INTERESSE (TELEFONICA)

Carlotta Scozzari per Dagospia

Questa mattina di buon'ora Telecom Italia ha bollato i rumor su una possibile cessione della controllata Tim Brasil come "illazioni destituite di fondamento". In realtà, però, l'ora della verità sulla controllata sudamericana potrebbe essere mercoledì. Sì, perché, checché Telecom ne possa dire, il pallino sulla vicenda è in mano al Cade, l'Antitrust brasiliana.

Se quest'ultima, dopo domani, dovesse confermare la sua posizione attuale, dovrebbe imporre a Telefonica la vendita dei titoli che hanno permesso al gruppo spagnolo, a settembre, di salire al controllo di Telco, la cassaforte che custodisce la maggioranza del 22,4% della società di telefonia italiana.

Alla base della decisione del Cade, che ha già ventilato la possibilità di una multa da oltre 6 milioni di dollari, il conflitto di interesse del gruppo spagnolo guidato da César Alierta, che in Brasile possiede Vivo, tra i principali concorrenti di Tim Brasil, a sua volta controllata di Telecom Italia.

E' per questo motivo che l'alternativa alla vendita delle azioni di Telefonica, per la gioia degli stessi spagnoli, sarebbe la cessione da parte di Telecom della quota di controllo del 67% di Tim Brasil. Un'operazione su cui da tempo la Borsa sta scommettendo e che, guarda caso, ipotizzando che il Cade confermasse la propria linea, dovrebbe essere preferita all'ipotesi di mandare a monte l'operazione di rafforzamento in Telco dei soci spagnoli.

La cosa è passata un po' sotto silenzio ma l'amministratore delegato di Telecom Italia, Marco Patuano, nell'audizione in Senato del 21 novembre, ha fornito dettagli piuttosto precisi sull'eventualità di una vendita di Tim Brasil, garantendo innanzi tutto che, nel caso in cui l'operazione dovesse concretizzarsi, si procederà a un'asta competitiva, diversamente da quel che è appena successo con Telecom Argentina, venduta (secondo qualche osservatore svenduta) alla Fintech del magnate messicano David Martinez per 960 milioni di dollari, cioè oltre 700 milioni di euro.

Nel corso dell'audizione, il senatore del Movimento 5 stelle, Luis Alberto Orellana avanza il sospetto che Telecom possa avere deciso di vendere sia l'Argentina sia il Brasile così da divenire essa stessa, andando ad abbattere il debito proprio con le risorse incassate dalle operazioni, una preda appetibile per eventuali acquirenti. "Il vero tema - afferma Patuano in audizione rispondendo a Orellana - è il Brasile, per noi un mercato ‘core', cioè strategico. Ma anche un asset core può avere un prezzo".

E ancora, prosegue Patuano: "Non è tanto importante che arrivi qualcuno con un grande assegno, ma nel caso in cui dovesse arrivare qualcuno con un grande assegno dovrei andare in cda e domandare quale sarebbe la strategia alternativa". Insomma, ha fatto capire l'ad di Telecom, è sbagliato vendere soltanto nell'ottica di abbattere il debito, senza pensare a una strategia che potrebbe ad esempio essere quella di aumentare gli investimenti in Europa.

A questo punto, si inserisce il senatore del Pd, Massimo Mucchetti, che presiede la commissione permanente Industria, commercio, turismo e che chiede informazioni sulle modalità dell'eventuale cessione di Tim Brasil. "Non può che essere un'asta", ripete due volte con grande convinzione Patuano. "E perché non l'avete fatta anche in Argentina?", domanda ancora il presidente della commissione Industria, commercio, turismo.

"L'abbiam fatta - replica l'ad di Telecom - non più tardi di un anno fa e si son presentati personaggi con scarse garanzie di copertura finanziaria (...). Per rassicurarla sul Brasile - aggiunge Patuano direttamente rivolto a Mucchetti - non abbiamo sollecitato né sto sollecitando offerte perché ribadisco che l'asset è strategico".

Tuttavia, conclude Patuano, "ove fosse, il procedimento non potrebbe essere bilaterale perché è fin troppo facile dire che alcuni dei soggetti del procedimento bilaterale potrebbero essere in conflitto di interessi". E il pensiero va subito a Telefonica.

 

 

PATUANO Marco Patuano Telecom ItaliaMassimo Mucchetti luis alberto orellanaTelecom Argentina telecom argentina cesar_alierta

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE ARRIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…