L’UNICO ITALIANO CHE I CRUCCHI TEMONO NON E’ RENZINO PAROLAIO, E’ MARIO DRAGHI - I FALCHI DELLA BUNDESBANK RICOMINCIANO IL PRESSING SULLA BCE E SUI PARTNER UE PERCHÉ TEMONO DI PERDERE POTERE DI INFLUENZA SULL’EUROTOWER (E SAREBBE ORA)

Ugo Bertone per “Libero quotidiano”

Draghi, Merkel e Monti Draghi, Merkel e Monti

 

Il presidente della Bundesbank Jens Weidmann non è abituato a sorridere. Men che meno in questi giorni. Colpa di Matteo Renzi? In parte sì, vista la replica stizzita ad un commento del banchiere, velenoso solo per colpa di una traduzione affrettata. Ma i malumori hanno radici più profonde, sia in patria che fuori. E il vero di mal pancia ha sì origini italiane.

 

Ma a Roma, terra di Mario Draghi,piuttosto che nella Firenze di don Matteo. E vediamo perché.

a) Una parte dei crucci di herr Weidmann risale al 16 giugno scorso quando il ministero delle Finanze tedesco ha respinto la richiesta di chiedere una revisione dei meccanismi di voto del Consiglio della Bce: un cambio delle regole europee è troppo complicato. A rivendicare una riforma, senz'alro gradita alla Bundesbank, era stata una parte della Cdu-Csu:perché, era il ragionamento, la Bundesbank che ha il 26% del capitale deve accontentarsi di pesare come Cipro?

MARIO DRAGHI MERKEL MARIO DRAGHI MERKEL

 

Il paradosso, poi, è destinato a crescere dal 1? gennaio, quando si dovrà fare spazio tra i 18 membri del vertice (sei membri del direttorio più le 12 banche nazionali) anche alla Lituania. Ma le poltrone non saliranno a 19 sempre per non cambiare lo statuto. E così anche la Bundesbank, a turno, dovrà star fuori dall’Euro Tower.

 

b) Sembra, e probabilmente è materia di lana caprina. Ma la prospettiva di contare come la Lituania o il Portogallo non piace al presidente della Buba, soprattutto se ai vertici della banca centrale siede un banchiere con il prestigio e l’autonomia diMario Draghi, che dispone di un filo diretto con la cancelliera Merkel.

BUNDESBANKBUNDESBANK

 

Chi garantisce i falchi della Bundesbank e della Cdu-Csu che un domani non piovano in Europa provvedimenti espansivi senza che la Bundesbank possa far sentire nel modo adeguato il suo dissenso nelle sedi istituzionali? Fin dalla sua fondazione la Bce è stata soprattutto un’emanazione del potere della Bundesbank. Ma, a suon di interventi e di assunzioni (in vista dell’Unione Bancaria, soprattutto) la Bce si è fatta adulta e più indipendente.

 

E l’anno prossimo, quando saranno adotatte le riforme americane (riunioni ogni sei settimane,pubblicazioni dei verbli di voto), il peso dei vari poteri nazionali tenderà a scemare ancora di più.

weidmann draghi weidmann draghi

 

c) La novità cade in un momento delicato, a pochi mesi dalla conclusione degli esami sulle banche europee che potrebbero riservare non poche sorprese. Ieri Draghi ha fatto un cenno esplicito all’«importante sforzo di organizzazione del settore bancario attraverso fusioni ed acquisizioni » che potrebbe prendere il via dopo l’esame sui conti delle banche europee.

 

Jens Weidmann Jens Weidmann

Non sarà, certo, un processo guidato dalla Bce. Ma prenderà forma dopo che la supervisione sulle principali 24 banche tedesche sarà passata dalla Bafin al meccanismo di vigilanza unico guidato da Danielle Nouy. Inoltre, a differenza di quel che è successo in passato, la maggior parte degli M&A sarà crossborder, ovvero coinvolgerà più Paesi sotto il cappello comune della Bce. Proprio quel che Weidmann ha cercato finora di evitare.

 

Jens Weidmann e Angela MerkelJens Weidmann e Angela Merkel

d) Insomma, Jens Weidmann ha ragione di temere una possibile riduzione del potere di veto della banca centrale tedesca in Europa. E di riflesso si capisce perché, dopo il primo timido spiraglio al QE di Draghi, tornino a farsi insistenti le critiche al banchiere italiano che, secondo i falchi è andato al di là dei poteri affidati alla Bce. Riparte il pressing verso la banca centrale ma anche verso i partner Ue. Ma,probabilmente, il primo bersaglio è domestico,ovvero la decisione del Parlamento di procedere in settimana al voto sul salario minimo nonostante che Weidman mercoledì sera abbia ribadito la sua contrarietà. Ahimè, il Bundestag non gli darà retta. Tanto vale sfogarsi con gli italiani.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni e donald trump - meme by edoardo baraldi .jpg

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI SFOGLIA LA MARGHERITA: VOLO O NON VOLO A WASHINGTON IL 20 GENNAIO ALL'INAUGURAZIONE DEL SECONDO MANDATO DI DONALD TRUMP? - CERTO, LA STATISTA DELLA GARBATELLA È TENTATA, ANCHE PER NON DARE SODDISFAZIONE AL "PATRIOTA" MATTEO SALVINI CHE VUOLE PRESENZIARE A TUTTI I COSTI E SVENTOLARE LA BANDIERA "MAGA" DELLA PADANIA - LA POVERINA STA CERCANDO DI CAPIRE, ATTRAVERSO IL SUO CARISSIMO AMICO ALLA KETAMINA ELON MUSK, SE CI SARANNO ALTRI CAPI DI GOVERNO. IL RISCHIO È DI TROVARSI IN MEZZO AGLI AVARIATI SOVRANISTI ORBAN E FICO - UN’IMMAGINE CHE VANIFICHEREBBE I SUOI SFORZI (E SOGNI) DI PORSI NEL RUOLO DI PONTIERE TRA L'EUROPA DI URSULA E L'AMERICA TRUMP...

giovan battista fazzolari giorgia meloni autostrade matteo salvini giovanbattista

DAGOREPORT – IL FONDO TI AFFONDA: BLACKSTONE E MACQUARIE, SOCI DI AUTOSTRADE, SONO INCAZZATI COME BISCE PER L’AUMENTO DEI PEDAGGI DELL’1,8%. PRETENDEVANO CHE IL RINCARO FOSSE MOLTO PIÙ ALTO, AGGIORNATO ALL'INFLAZIONE (5,9% NEL 2023). MA UN FORTE AUMENTO DEI PEDAGGI AVREBBE FATTO SCHIZZARE I PREZZI DEI BENI DI CONSUMO, FACENDO SCEMARE IL CONSENSO SUL GOVERNO – SU ASPI È SEMPRE SALVINI VS MELONI-FAZZOLARI: LA DUCETTA E “SPUGNA” PRETENDONO CHE A DECIDERE SIA SEMPRE E SOLO CDP (AZIONISTA AL 51%). IL LEADER DELLA LEGA, COME MINISTRO DEI TRASPORTI, INVECE, VUOLE AVERE L’ULTIMA PAROLA…

trump musk xi

DAGOREPORT – DONALD TRUMP HA IN CANNA DUE ORDINI ESECUTIVI BOMBASTICI, CHE FIRMERÀ IL GIORNO DOPO L’INAUGURAZIONE: IL PRIMO INAUGURERÀ LA DEPORTAZIONE DI 9,5 MILIONI DI IMMIGRATI. MA IL SECONDO È ANCORA PIÙ BOMBASTICO: L’IMPOSIZIONE DEI DAZI SUI PRODOTTI CINESI - UN CLASSICO TRUMPIANO: DARE UNA RANDELLATA E POI COSTRINGERE L’INTERLOCUTORE A TRATTARE DA UNA POSIZIONE DI DEBOLEZZA. MA COME REAGIRÀ XI JINPING? CHISSÀ CHE AL DRAGONE NON VENGA IN MENTE DI CHIUDERE, PER LA GIOIA DI ELON MUSK, LE MEGAFABBRICHE DI TESLA A SHANGHAI…

salvini romeo

DAGOREPORT - CHI L'AVREBBE MAI DETTO: MASSIMILIANO ROMEO È IL PROTAGONISTA INDISCUSSO DELLA LEGA DI FINE 2024 - EX FEDELISSIMO DEL “CAPITONE”, È STATO L’UNICO A ESPORSI CONTRO IL SEGRETARIO, E OTTENERE LA LEADERSHIP IN LOMBARDIA – DOPO LA SUA SFIDA VINTA, ANCHE FEDRIGA È USCITO ALLO SCOPERTO CANNONEGGIANDO CONTRO L’EVENTUALE RITORNO DI SALVINI AL VIMINALE - CHE SUCCEDERÀ AL CONGRESSO? NIENTE: SALVINI HA IN MANO LA MAGGIORANZA DEI DELEGATI, E L’ASSEMBLEA AVRÀ CARATTERE PROGRAMMATICO. MA LA DISSIDENZA CRESCE…

trump musk bitcoin

DAGOREPORT - A.A.A. ATTENZIONE ALLA MONETA: RITORNA MINACCIOSA SULLA SCENA GEOPOLITICA DEL MONDO - SUCCEDE CHE QUELLO SVALVOLATO ALLA KETAMINA DI ELON MUSK, DA QUANDO HA FINANZIATO LA CORSA PRESIDENZIALE DI DONALD TRUMP, SI È MESSO IN TESTA DI TRASFORMARE LA CASA BIANCA IN CASA MUSK. E COME “PRESIDENTE VIRTUALE” DEGLI STATI UNITI, L'UOMO PIU' RICCO DEL MONDO HA IN MENTE DI SOSTITUIRE LA MONETA REALE CON UNA VIRTUALE, CON UNA LEGGE CHE PREVEDA GLI ACQUISTI DI BITCOIN PER LE RISERVE VALUTARIE DEGLI STATI UNITI - MA FATTI DUE CONTI, ALL’AMERICA FIRST DI TRUMP CONVIENE TENERSI STRETTO IL SACRO DOLLARO CHE, AD OGGI, RAPPRESENTA LA MONETA DI SCAMBIO DEL 60% DEL MERCATO INTERNAZIONALE - NEL 2025 TRUMP DOVRÀ VEDERSELA NON SOLO COL MUSK-ALZONE CRIPTO-DIPENDENTE: IN CAMPO È SCESO PREPOTENTE IL PIU' ANTICO NEMICO DEL “VERDONE” AMERICANO: L’ORO…