cattaneo calenda banda larga

IN GUERRA CON LA BANDA (LARGA) – BRACCIO DI FERRO FRA GOVERNO E TELECOM SULLE NUOVE INFRASTRUTTURE. CALENDA ACCUSA: L’AZIENDA HA CAMBIATO STRATEGIA. CATTANEO: RISPETTIAMO LA LEGGE – TUTTO NASCE DALLA SCELTA DI AFFIDARE AD UNA SOCIETA’ DELL’ENEL E DI CASSA DEPOSITI LA COSTRUZIONE DELLA RETE IN FIBRA

 

Filippo Santelli per la Repubblica

banda largabanda larga

 

Sale di tono, e di livello politico, lo scontro tra il governo e Tim sulla banda ultralarga. Ieri in campo è sceso il ministero dello Sviluppo economico guidato da Carlo Calenda, primo regista del piano per creare una rete in fibra pubblica nelle aree "bianche", a fallimento di mercato. Le stesse su cui ora Tim, come ha ribadito a Repubblica l' ad Flavio Cattaneo, vuole investire con la sua infrastruttura.

 

«Il governo non ha intenzione di impedire investimenti compatibili con gli impegni legali assunti e la normativa comunitaria di riferimento», si legge nella nota del Mise. Una replica alle accuse di "dirigismo" rivolte da Cattaneo al governo. Sulla linea di quanto affermato nei giorni scorsi dal sottosegretario Giacomelli però, il ministero aggiunge che «qualora mancassero questi presupposti il governo agirà per tutelare l' interesse pubblico».

 

RENZI STARACE BRUGNARO BIANCO DECARO BANDA LARGA 
RENZI STARACE BRUGNARO BIANCO DECARO BANDA LARGA

Al centro della contesa è la consultazione che nel 2016 l' esecutivo ha avviato con gli operatori tlc per capire quali aree intendessero coprire, e di conseguenza quali zone "periferiche" avessero bisogno dell' intervento pubblico per essere raggiunte dalla fibra. Secondo il Mise, al termine della consultazione «tutti gli operatori hanno comunicato con dichiarazione formale e vincolante di non essere interessati ad investire nelle aree bianche identificate». Una mappa sulla cui base la Ue ha autorizzato il piano del governo.

 

Fonti Tim invece sostengono che il quadro normativo non prevedeva impegni a non investire. L' azienda, pur presentando vari ricorsi, ha partecipato al primo bando per la costruzione della rete in sei Regioni, poi assegnato a Open Fiber, società partecipata da Enel e Cdp. Ma la disputa riguarda soprattutto la seconda gara per undici Regioni, pubblicata ad agosto 2016 e ora chiusa, non ancora assegnata ma con Open Fiber probabile vincitore.

 

banda largabanda larga

Dopo essersi prequalificata per partecipare, il 23 dicembre Tim ha annunciato la sua intenzione di investire in modo autonomo in alcune parti, circa il 10%, delle stesse Regioni. Senza poi presentare offerte. Un cambio di strategia, secondo il governo, «fuori dalle procedure previste». E che rischia di danneggiare i ricavi della rete pubblica, in concessione per vent' anni a chi la realizzerà. «Non condividiamo la ricostruzione », replica Tim, prendendo atto che il ministero «conferma la libertà di investimento».

 

Nelle prossime ore il governo convocherà l' azienda per aprire un confronto. Per la terza gara sulle ultime tre Regioni (Puglia, Calabria e Sardegna), non ancora aperta, la consultazione verrà riaperta e il bando riformulato sulla base delle nuove intenzioni di investimento di Tim. Ritocco che dovrebbe far slittare i tempi di pubblicazione, previsti per settembre, anche se non oltre la fine dell' anno visto che gli incentivi Ue devono essere spesi entro il 2018.

 

flavio cattaneoflavio cattaneo

Per le sei Regioni del secondo bando invece l' obiettivo è quello di convincere Tim a tornare sui propri passi, o comunque trovare delle sinergie con la rete pubblica. Il rischio è che la nuova offerta dell' ex monopolista, un aggiornamento in fibra della sua rete esistente, sottragga clienti e ricavi all' infrastruttura di Stato.

 

I tempi e i modi del cambio di strategia di Tim, che di colpo investe in aree che aveva dichiarato non economiche, hanno spiazzato il governo. È evidente, scrive il Mise, che un piano complesso e prioritario come questo non può essere ridefinito in corsa. Resta però da capire quanto solido sia il bastone che l' esecutivo sta agitando per convincere Tim a rivedere le sue scelte.

CARLO CALENDACARLO CALENDA

 

Dal ministero non spiegano in che misura gli impegni dell' azienda a non coprire le aree "bianche" fossero vincolanti. E quindi come gli attuali lavori, con eventuali danni per l' interesse pubblico, possano essere oggetto di contestazione. Tutto rimandato all' incontro tra le parti. Che si annuncia infuocato.

 

Ultimi Dagoreport

elly schlein almasri giuseppe conte giorgia meloni

DAGOREPORT - BENVENUTI AL GRANDE RITORNO DELLA SINISTRA DI TAFAZZI! NON CI VOLEVA L’ACUME DI CHURCHILL PER NON FINIRE NELLA TRAPPOLA PER TOPI TESA ALL'OPPOSIZIONE DALLA DUCETTA, CHE HA PRESO AL BALZO L’ATTO GIUDIZIARIO RICEVUTO DA LO VOI PER IL CASO ALMASRI (CHE FINIRÀ NELLA FUFFA DELLA RAGION DI STATO) PER METTERE SU UNA INDIAVOLATA SCENEGGIATA DA ‘’MARTIRE DELLA MAGISTRATURA’’ CHE LE IMPEDISCE DI GOVERNARE LA SUA "NAZIONE" - TUTTE POLEMICHE CHE NON GIOVANO ALL’OPPOSIZIONE, CHE NON PORTANO VOTI, DATO CHE ALL’OPINIONE PUBBLICA DEL TRAFFICANTE LIBICO, INTERESSA BEN POCO. DELLA MAGISTRATURA, LASCIAMO PERDERE - I PROBLEMI REALI DELLA “GGGENTE” SONO BEN ALTRI: LA SANITÀ, LA SCUOLA PER I FIGLI, LA SICUREZZA, I SALARI SEMPRE PIÙ MISERI, ALTRO CHE DIRITTI GAY E ALMASRI. ANCHE PERCHE’ IL VERO SFIDANTE DEL GOVERNO NON È L’OPPOSIZIONE MA LA MAGISTRATURA, CONTRARIA ALLA RIFORMA DI PALAZZO CHIGI. DUE POTERI, POLITICO E GIUDIZIARIO, IN LOTTA: ANCHE PER SERGIO MATTARELLA, QUESTA VOLTA, SARÀ DURA...

donald trump zelensky putin

DAGOREPORT - UCRAINA, LA TRATTATIVA SEGRETA TRA PUTIN E TRUMP È GIA' INIZIATA (KIEV E UE NON SONO STATI NEANCHE COINVOLTI) - “MAD VLAD” GODE E ELOGIA IN MANIERA SMACCATA IL TYCOON A CUI DELL'UCRAINA FREGA SOLO PER LE RISORSE DEL SOTTOSUOLO – IL PIANO DI TRUMP: CHIUDERE L’ACCORDO PER IL CESSATE IL FUOCO E POI PROCEDERE CON I DAZI PER L'EUROPA. MA NON SARA' FACILE - PER LA PACE, PUTIN PONE COME CONDIZIONE LA RIMOZIONE DI ZELENSKY, CONSIDERATO UN PRESIDENTE ILLEGITTIMO (IL SUO MANDATO, SCADUTO NEL 2024, E' STATO PROROGATO GRAZIE ALLA LEGGE MARZIALE) - MA LA CASA BIANCA NON PUO' FORZARE GLI UCRAINI A SFANCULARLO: L’EX COMICO È ANCORA MOLTO POPOLARE IN PATRIA (52% DI CONSENSI), E L'UNICO CANDIDATO ALTERNATIVO È IL GENERALE ZALUZHNY, IDOLO DELLA RESISTENZA ALL'INVASIONE RUSSA...

donnet, caltagirone, milleri, orcel

DAGOREPORT - COSA POTREBBE SUCCEDERE DOPO LA MOSSA DI ANDREA ORCEL CHE SI È MESSO IN TASCA IL 4,1% DI GENERALI? ALL’INIZIO IL CEO DI UNICREDIT SI POSIZIONERÀ IN MEZZO AL CAMPO NEL RUOLO DI ARBITRO. DOPODICHÉ DECIDERÀ DA CHE PARTE STARE TRA I DUE DUELLANTI: CON IL CEO DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, OPPURE CON IL DUPLEX CALTAGIRONE-MILLERI? DIPENDERÀ DA CHI POTRÀ DARE PIÙ VANTAGGI A ORCEL - UNICREDIT HA IN BALLO DUE CAMPAGNE DI CONQUISTA: COMMERBANK E BANCO BPM. SE LA PRIMA HA FATTO INCAZZARE IL GOVERNO TEDESCO, LA SECONDA HA FATTO GIRARE LE PALLE A PALAZZO CHIGI CHE SUPPORTA CALTA-MILLERI PER UN TERZO POLO BANCARIO FORMATO DA BPM-MPS. E LA RISPOSTA DEL GOVERNO, PER OSTACOLARE L’OPERAZIONE, È STATA L'AVVIO DELLA PROCEDURA DI GOLDEN POWER - CHI FARÀ FELICE ORCEL: DONNET O CALTA?