MI AGGREGO MA NON MI SPEZZO - LA BORSA SCOMMETTE SU UNA FUSIONE TRA CARIGE E POPOLARE DI MILANO IL PROSSIMO ANNO - VOCI ANCHE SU MONTEPASCHI, PER LA QUALE CI SAREBBE UBI BANCA (CHE SMENTISCE)
Sandra Riccio per “la Stampa”
Il mercato torna a scommettere su possibili aggregazioni e fusioni tra le banche italiane e i titoli si infiammano in Borsa. Ieri tutto il comparto ha vissuto una seduta positiva che ha fatto dimenticare il brutto calo del giorno prima con Piazza Affari che poi ha chiuso in rialzo dello 0,43%.
Ad accendersi sono state Banca Popolare di Milano e Carige con le quotazioni che a fine seduta hanno guadagnato quasi il 4%. A tenere banco è stata l’ipotesi di un matrimonio sull’asse Milano-Genova. Le due banche, interpellate in merito, hanno preso le distanze da questo scenario.
Sui mercati erano circolate indiscrezioni secondo cui Banca Popolare di Milano potrebbe acquistare una quota di Carige attraverso la sottoscrizione di un aumento di capitale riservato nella seconda metà del 2015. Si tratterebbe di un’operazione successiva all’aumento di capitale già previsto da Carige (500 milioni di euro).
L’attenzione si è accesa su questa ipotesi di operazione per una serie di elementi che convergono a favore di un passo verso il matrimonio. Più che altro, in un panorama difficile per il settore, le probabilità che questa partita vada in porta sembrano più concrete. Dalle sale operative spiegano che l’operazione non sarà di dimensioni sproporzionate, l’aumento di capitale è pregarantito e poi Carige sta portando avanti dei piani di ristrutturazione importanti che assegnano più fiducia all’istituto.
A muoversi verso un grande processo di consolidamento potrebbero essere però anche le popolari e in particolare quelle medio-piccole. Visto il forte calo dei margini di profitto molti di questi istituti presto o tardi saranno spinti, soprattutto dalle pressioni di Banca d’Italia e della Bce, a fondersi e introdurre importanti piani di cessione di attività non-core.
E poi c’è la grande partita Mps. Il titolo si muove con grande fragilità in Borsa. L’appuntamento cruciale su cui si focalizzerà l’attenzione è quello dell’aumento di capitale da 2,5 miliardi.
Per Vincenzo Longo, Strategist di Ig, è ancora presto per operazioni di M&A. «Si cercherà prima di tutto di ripianare la situazione di capitale e poi potrebbe arrivare lo spezzatino» dice l’esperto. Insomma per un possibile acquirente un acquisto prima dell’importante operazione sul capitale, che avverrà in Primavera, non avrebbe un grande senso economico perché l’aumento andrà a diluire le quote e poi occorrerà mettere altri soldi.
Come finirà? «Probabilmente il piano di aumento di capitale non andrà a buon fine – dice Longo -. Sarà garantito da un pool di banche e non rivolto al pubblico. Le azioni invendute rimarranno alle grandi banche che in un secondo momento cercheranno di collocarle a un investitore secondario, magari a sconto». Sul nome sono circolate voci in questi giorni sui desk.
L’ipotesi è che sia un istituto italiano e il ventaglio di possibilità va dai grandi gruppi IntesaSanpaolo e Unicredit fino a Ubi. Poco probabile pare invece il coinvolgimento di Bnp che è già presente in Italia con Bnl e dunque si troverebbe con un peso in eccesso nel nostro Paese. Nei giorni scorsi proprio l’indiscrezione di un arrivo imminente di Bnp aveva fatto volare Mps in Borsa. Dopo la smentita dei francesi, il mercato sembra puntare invece su Ubi, malgrado le prese di distanza del management nei giorni scorsi.
Tante sono gli scenari sui futuri passi delle banche. Di concreto non c’è ancora nulla: sui tavoli degli amministratori delegati ci sono sicuramente dossier al vaglio ma è ancora troppo presto perché il tema entri davvero nel vivo dicono gli esperti dalle sale operative. I movimenti dei money maker non mancano ma per ora sembrano ancora distratti. «Il mercato è focalizzato su altre vicende che devono trovare soluzioni come gli aumenti di capitale di Carige e Mps - dice Vincenzo Longo, Strategist di Ig -. Non mi aspetto grandi mosse prima di questi eventi».
Per l’esperto il tema delle aggregazioni e fusioni tra le banche italiane sarà di sicuro dominante nel 2015. Gli ingredienti perché si vada incontro a un processo di concentramento ci sono tutti. Anche Bankitalia ha di recente sollecitato a scelte in questa direzione e lo stesso in qualche modo ha fatto Mario Draghi, Presidente della Bce, che ha detto che per i nostri istituti è importante allargarsi e diventare più grandi. Per ora sembrano ancora tutti alla finestra a guardare.