INUTILE VOMITARE L’HAMBURGER MAGNATO - IL COMUNE DI MILANO SFRATTA MCDONALD’S DALLA GALLERIA, E L’AZIENDA GLI FA CAUSA PER 24 MILIONI € - MA LA GARA È STATA VINTA DA PRADA, CHE HA OFFERTO UNA VAGONATA DI SOLDI, STRACCIANDO PURE APPLE - LA GENERAZIONE DEI PANINARI SI COMMUOVE: “E ORA NOI SENZA SOLDI DOVE MANGEREMO?”. MAGARI NELL’ALTRO MCDONALD’S DI FRONTE AL DUOMO, A 150 METRI DA QUELLO CHE HA CHIUSO...

1 - COSA PIANGETE SE C'È UN ALTRO MCDONALD'S DI FRONTE?
DAGONOTA: Due appunti. Ricordare le proteste dei milanesi quando McDonald's aprì nel cuore della Galleria Vittorio Emanuele di Milano, vetrina del lusso italiano. E ricordare a chi si commuove per la chiusura del fast-food ("è l'unico posto dove si può mangiare a buon prezzo vicino al Duomo"), che esiste, e continuerà a esistere, un altro McDonald's davanti alla cattedrale, esattamente a 150 (CENTOCINQUANTA!) metri dalla Galleria, di fronte alla facciata della cattedrale. Vedere Google Maps per credere.


2 - IN 5 MILA DA MCDONALD'S PER L'ULTIMO PASTO DEMOCRATICO: HAMBURGER E PATATINE GRATIS - IL FAST FOOD CHIUDE E LASCIA IL POSTO A PRADA. CHIESTI DANNI AL COMUNE PER 24 MILIONI DI EURO
Rossella Burattino per "Corriere.it"

Mc Donald's deve lasciare la Galleria e promette di portare il Comune di Milano in giudizio. I danni, per la chiusura dello storico ristorante nel salotto della città, sono stati quantificati dalla multinazionale del fast food in 24 milioni di euro. Martedì è stato l'ultimo giorno d'apertura.

FOLLA PER L'ULTIMO PASTO «DEMOCRATICO»- Le promesse si mantengono. Anzi si mangiano. Hamburger, patatine e bibite gratis per dire addio al McDonald's in Galleria Vittorio Emanuele. Il fast food più famoso al mondo lascia il posto, non senza polemiche e vertenze legali, a una boutique di lusso (al 99 per cento si tratta della griffe Prada) e martedì ha servito gli ultimi «pasti democratici» nel salotto alla moda di Milano. Ed è subito coda. Una fila lunghissima, più di 5.000 amanti del Big Mac e delle french fries ha riempito l'asse principale della galleria commerciale.

PER I NOSTALGICI - Faccine tristi :( come gli emoticon degli sms, frasi e video ricordo scorrono sul maxischermo posto nella vetrina centrale del ristorante «veloce». La pagina Facebook dedicata a McDonald's è piena di frasi del tipo: «Mi mancherà», «È una vergogna!». Anche i nostalgici che si fermano in Galleria sono in tanti, di tutte le età ma soprattutto ragazzi che, dispiaciuti, ricordano: «Ci vengo da quando ero piccolo!». Per gli inconsolabili è stato allestito un muro del pianto, un'intera parete intitolata «16 ottobre, the end».

Cosa hanno scritto? «Se non ci fosse stato McDonald's sotto le volte della Galleria io mai mi sarei potuto permettere di sostare e rilassarmi in uno dei luoghi più belli di Milano», firmato Anthony. Oppure : «Il pranzo prima di andare alla Mangiagalli per partorire l'ho fatto qui...la mia Milano di tutta la vita perde un pezzo di storia...», è la testimonianza di Paola. E il ricordo di Valentina: «Lascio parte della mia adolescenza chiusa tra le mura dell'anima di questo McDonald's. Il mio primo ragazzo, il primo bacio...le risate...non vi dimenticherò mai!».

MASI: «È UN'INGIUSTIZIA» - «Mi spiace che alcune parti che governano la città si dimentichino di sentire i bisogni dei nostri concittadini», ha affermato l'amministratore delegato di McDonald's Roberto Masi. «È un'ingiustizia. La Galleria non è frequentata solo dal mondo dell'alta moda ma da ragazzi e persone di tanti ceti sociali e noi riusciamo a coprire buona parte di questi bisogni». «Siamo un punto di riferimento per molti milanesi - ha aggiunto Masi -, speravamo di poter essere un bel complemento all'offerta con un locale rinnovato, mettere in Galleria soltanto turismo e alta moda per noi è un grande errore».

IN CERCA DI LOCATION - Secondo quanto reso noto dall'amministratore delegato, McDonald's sarebbe ancora alla ricerca di una location per sostituire sia la sede della Galleria, sia quella in piazza Cordusio mantenuta fino al 2011. Sarebbe stato escluso l'ex Cobianchi, non adatto a cucine e cappe perché interamente interrato, mentre si starebbe trattando con la proprietà di un paio di locali tra via Dante e via Vittorio Emanuele. Occhi aperti anche sull'ex Ricordi, dove la concorrenza però è vasta e comprensiva, a quanto pare, anche della Apple. Infine, è stata scongiurata la possibilità che la chiusura del ristorante in Galleria potesse avere ripercussioni sui dipendenti: «Abbiamo dovuto chiedere loro un po' più di sacrifici e flessibilità - conclude Masi -, hanno accettato e ne siamo felici».


3 - CHE COSA DICE DI NOI QUELLA MC-FILA
Danilo Taino per il "Corriere della Sera"

Davanti al McDonald's Galleria, a Milano, ieri il mondo era a testa in giù. Una prima, almeno per l'Italia. Davanti al fast-food dei due archi dorati, migliaia di ragazze e ragazzi non hanno contestato il simbolo della globalizzazione americana.

Mentre l'ultimo panino, gratuito e democratico, veniva regalato per celebrare la chiusura, vent'anni dopo, del ristorante nel cuore borghese della città, qualcuno ha ricordato, con lacrima, il primo bacio dato attorno a quei tavoli, sapore di hamburger e patatine.

Qualcuno ha scritto alla multinazionale frasi tenere - sì, tenere, tipo «ci mancherai» - su un pannello trasformato in muro del pianto. McDonald's è diventato di nuovo un simbolo, questa volta dei tempi di crisi e di disoccupazione: ieri, quando la polpetta è stata gratuita, ma probabilmente anche gli altri giorni, quando giovani e famiglie ci trovavano rifugio a pochi euro.

McDonald's è un simbolo portentoso. Per i no global è la faccia peggiore del capitalismo, l'omologazione che distrugge il «chilometro zero». Per milioni di persone del Terzo Mondo è stato l'approdo al consumismo benvenuto dell'Occidente. Nel Ventesimo Secolo, avrebbe meritato una menzione tra i Nobel per la Pace: per anni, due Paesi che ospitavano i suoi ristoranti non si sono mai fatti la guerra. E il Big Mac - standardizzato sul pianeta - è diventato, grazie al settimanale Economist, un indice, il punto di riferimento sul quale misurare il potere d'acquisto in un Paese; e da qui risalire alla sottovalutazione (o alla sopravvalutazione) di una valuta rispetto al dollaro. Una potenza nell'immaginario: tutto ciò che è veloce ma anche precario oggi è Mac. Odi e amori sotto i due archi.

La manifestazione pacifica di ieri a Milano, però, racconta qualcosa di più dell'innata capacità della multinazionale di confondere. In quel luogo, la Galleria, si è depositata l'idea romantica di Milano, che nemmeno i turisti hanno soffocato. Sopra l'ormai ex ristorante di McDonald's c'è ancora il simbolo - una foglia d'edera, forse l'ultima rimasta - del vecchio Partito Repubblicano che nella metropoli ebbe una roccaforte.

Di fronte, il negozio storico di Prada, dove entravano le signore quando il made in Italy non c'era, e il Savini, ristorante delle celebrità che per qualche anno vendette - anticipatore - panini (di lusso) da una finestra in Galleria. Ieri migliaia di giovani hanno salutato McDonald's ma hanno anche reso omaggio a questo pezzo di vecchia città. Che, nella globalizzazione, resta Milano.


4 - PRADA E NON APPLE AL POSTO DI MCDONALD'S: PROGETTO MENO BELLO MA PORTERÀ PIÙ SOLDI
Sabrina Cottone per "il Giornale" del 4 novembre 2011

L'architetto amico di Steve Jobs era sicuro di avercela fatta.

Dopo aver costruito Apple Store in giro per il mondo, a partire dal Cubo della Quinta strada di Manhattan, era pronto al lavoro in Galleria. «Steve ci teneva moltissimo all'Apple Store di Milano, chiedeva spesso se i problemi erano stati risolti... A Milano c'era una certa indifferenza» ha rivelato in un'intervista subito dopo la morte di Jobs. Concludeva: «Infine ce l'abbiamo fatta...».

Invece no. Al posto del McDonalds di Galleria Vittorio Emanuele arriverà Prada. E non l'Apple Store che tutti si attendevano e che a New York è uno dei «monumenti» più visitati della città. Molto più che un negozio, il simbolo di un'era, di un'intera generazione e forse anche di due o tre. Ma anche se il progetto con il copyright della Mela morsicata è stato giudicato migliore dalla commissione di Palazzo Marino, il canone di locazione offerto da Prada è molto, molto più alto. Il rilancio di Apple è stato dell'1%, contro un rialzo del 150% di Prada. Così alla fine Prada Milano trionfa su Apple Cupertino.

Stay hungry, stay foolish diceva Steve Jobs. Affamati e folli, ma non abbastanza da mettere sul piatto oltre 5 milioni di euro di affitto l'anno per i primi cinque anni, cioè l'offerta economica di Prada, che ne pagherà quasi dieci per i successivi tredici. In totale circa centocinquanta milioni di euro. Stupisce però che il marchio di Cupertino non abbia neppure tentato di fare un'offerta economica adeguata, rialzando di appena l'un per cento. Anzi, ieri su internet si parlava dell'apertura di un nuovo Apple Store a Roma.

Il canone annuo posto a base di gara era di 2.118.310 euro per i primi cinque anni e di 3.629.467 euro per la restante durata del contratto. Il bando di gara del Comune, lanciato dalla giunta Moratti, prevedeva che la valutazione dei pro­getti avesse un'incidenza del 60% sull'esito della gara, mentre l'offerta economica del 40%.

La Commissione Gare ha assegnato al pro­getto di Gucci 46,64 punti, ad Ap­ple 50,63 e a Prada 46,13. L'offerta economica presentata da Gucci stabiliva una percentuale di au­mento del 25% sui canoni annui posti a base di gara, quella di Apple era dell' 1%, quella di Prada del 150%. Il punteggio complessivo ha premiato Prada con 86,130 punti, Gucci con 53,307 e Apple con 50,897.

Il bando parlava di «attività di eccellenza nel campo dell'innovazione, della tecnologia e della comunicazione ». In molti vi avevano visto l'identikit dell'Apple sto­re e l'opportunità di ospitare nel salotto buono di Milano una delle icone della tecnologia e della vita giovane del pianeta.

La giunta Pisapia è soddisfatta. L'assessore alla Casa, Lucia Castellano, gongola perché «l'offerta economica di Prada, da sola, vale quanto tutti gli altri introiti che il Comune incassa dalla Galleria». Franco D'Alfonso, assessore al Commercio, approva l' old style : «Il progetto di Prada, oltre ad essere accompagnato da un'offerta economica consistente, si pone nel segno della continuità storica dell'azienda, presente sin dal 1913 nel salotto di Milano».

E l'innovazione tecnologica? Carlo Masseroli, ex assessore all'Urbanistica, non si arrende all'assenza del Cubo: «Faccio i complimenti a Prada, ma spero che ci sia un altro bando per l'Apple Store. Magari al posto dell'Urban center in galleria: noi lo sfruttavamo molto,adesso mi sembra un po' in disuso...».

 

DISTANZA TRA IL MCDONALDS IN GALLERIA E QUELLO IN PIAZZA DEL DUOMO MCDONALDS IN PIAZZA DUOMO galleria vittorio emanuele mcdonalds milano FILA DAVANTI AL MCDONALDS IN GALLERIA A MILANO FILA A MILANO DAVANTI AL MCDONALDS IN CHIUSURA GIULIANO PISAPIA MIUCCIA PRADA MCDONALDS APPLE STORE

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