UN SISTEMA MONETARIO FALLITO - USA E GIAPPONE STAMPANO SOLDI & INFLAZIONE PER PROVARE A CRESCERE

Federico Rampini per "la Repubblica"

La banca centrale di Tokyo sta cercando di svegliare dal torpore un'economia depressa da vent'anni di stagnazione (attenti: de te fabula narratur, il prossimo Giappone siamo noi). Per riuscirci Tokyo ricorre a una strategia spregiudicata, un esperimento di iperattivismo monetario, con l'obiettivo apertamente dichiarato di "fabbricare inflazione". Stampar moneta senza limiti, comprare bond al ritmo di 70 miliardi al mese, far crollare il valore dello yen, tutto l'opposto di ciò che insegnavano i manuali delle banche centrali dagli anni Settanta in poi.

La rivoluzione copernicana riceve la benedizione del Fondo monetario internazionale, anch'esso in preda a una revisione delle sue dottrine tradizionali, e ormai convinto che "a mali estremi, estremi rimedi". Un effetto collaterale della Japanomics è questo: poichè i titoli del Tesoro giapponese non rendono più nulla, ma proprio nulla, quel vasto deposito di risparmi che è l'economia del Sol Levante sta cercando altrove dei rendimenti positivi. E in Europa, dove non c'è un'analoga politica del "tasso zero", i buoni del Tesoro rendono ancora qualcosa. Di qui un flusso di acquisti che si è riversato in primis sui bond pubblici francesi ma ha beneficiato anche i nostri Bot e Btp.

L'audace esperimento nipponico, che punta a rilanciare la crescita a Tokyo, "addormenta" il senso del pericolo degli europei generando questa artificiale riduzione dello spread. E' un fenomeno eterodiretto, e non c'è nessuna buona notizia dietro: anzi l'Europa entra in una fase in cui la Francia è designata come "la prossima grande malata" dietro l'Italia (e intanto sinistri scricchiolii di crisi periferiche minacciano dopo Cipro anche il Portogallo e la Slovenia). Il terremoto dello yen, che ha perso il 22% del suo valore in soli sei mesi, ci avverte inoltre che ha ripreso a divampare la "guerra delle monete", nella quale l'euro è il vaso di coccio.

Tutti gli altri spingono le svalutazioni competitive, la Bce non riesce o non può, così l'euro resta inchiodato a livelli incompatibili con la competitività dell'export italiano o francese. Le guerre tra monete, in passato furono anche cause di improvvisi scossoni destabilizzanti: un precedente periodo di folli giravolte nel rapporto dollaro-yen fu il 1995-1997, seguito dal default russo e dalla crisi finanziaria asiatica. Nel mondo "a tre velocità" che descrive il Fmi, chi sta meglio per ora sono alcune potenze emergenti come la Cina che continua a crescere a ritmi robusti (anche se con forti segnali di "bolla" immobiliare).

Dietro però incalza l'America, che fu pioniera nell'inaugurare la revisione dei dogmi. La Japanomics è un'imitazione della politica di "quantitative easing" inventata da Ben Bernanke, il presidente della Federal Reserve. Prima di fare il banchiere centrale degli Stati Uniti, Bernanke fu un autorevole studioso della Grande Depressione degli anni Trenta. Fra i grandi timonieri dell'economia globale, è lui uno dei più consapevoli degli errori che bisogna evitare per non "rifare gli anni Trenta".

Stampa moneta a più non posso (85 miliardi al mese), infischiandosene delle critiche piovute dalla destra repubblicana e dei dissensi sempre più aperti che affiorano in seno alla Fed. Ma non è solo monetaria la terapia che ha consentito all'America di uscire dalla crisi. Uscire, significa questo: siamo ormai oltre i tre anni di crescita economica, con un aumento dell'occupazione costante. Ha fatto notizia in senso negativo venerdì scorso il dato dei "soli" 88.000 posti di lavoro aggiuntivi creati nel mese di marzo, perché l'America ci ha abituato a crearne dai 150.000 in su al mese.

La differenza è enorme rispetto al milione di licenziamenti nell'Italia del 2012. Ieri Obama ha presentato il suo nuovo piano di bilancio, e in quel testo c'è tutta la divergenza tra la via americana alla salvezza e l'immobilismo europeo. Obama propone una "austerity di sinistra". Include anche una riforma del Welfare, con tagli modesti e oculati, pensioni incluse. Ma spalma questi sacrifici su un decennio.

Mentre nell'immediato dà la priorità a una manovra di segno opposto: nuovi investimenti pubblici per la crescita. E' la "politica dei due tempi" nella sua declinazione virtuosa: prima bisogna dare lavoro a tutti, poi con la ricchezza che tornerà ad aumentare si potranno anche fare le riforme strutturali che riducono l'aumento tendenziale delle spese sociali.

L'America di Obama ha "osato" un deficit/ Pil del 10% nel momento più duro della recessione, quest'anno scende già al 4,4% e alla fine del decennio sarà all'1,7%. Il risanamento dei conti deriva dalla crescita, non il contrario. Il piano Obama sarà oggetto di furiose battaglie al Congresso, però è su quello che dovranno confrontarsi tutti. L'Europa è sorda alla lezione americana.

Eppure la strategia di Obama assomiglia a quel che fece il cancelliere socialdemocratico Gerhard Schroeder: razionalizzò il Welfare tedesco in modo equilibrato, a tempo debito, lasciando ad Angela Merkel una competitività accresciuta. Oggi il vento che soffia in Europa è ben diverso. Lo ha constatato Jacob Lew, neosegretario al Tesoro, al termine di una tournée a Bruxelles, Berlino, Francoforte e Parigi dove si è sentito ripetere il leitmotiv da "disco rotto" sull'austerity.

"Tagliando i deficit si ricrea fiducia, e con la fiducia ripartirà la crescita", gli ha detto il ministro dell'economia tedesco Wolfgang Schaeuble. E' come un mantra, formula magica o preghiera agli dèi. Lo si continua a recitare mentre il Vecchio continente sprofonda in una recessione che ormai avvolge anche il suo nucleo duro franco-tedesco.

 

obama e bernanke Haruhiko Kuroda governatore della banca centrale giapponese BANK OF JAPAN BANCA CENTRALE GIAPPONE BANCA CENTRALE DEL GIAPPONE Haruhiko Kuroda governatore della banca centrale giapponese

Ultimi Dagoreport

marco giusti marcello dell utri franco maresco

"CHIESI A DELL'UTRI SE FOSSE PREOCCUPATO PER IL PROCESSO?' MI RISPOSE: 'HO UN CERTO TIMORE E NON… TREMORE'" - FRANCO MARESCO, INTERVISTATO DA MARCO GIUSTI, RACCONTA DEL SUO COLLOQUIO CON MARCELLO DELL'UTRI - LA CONVERSAZIONE VENNE REGISTRATA E IN, PICCOLA PARTE, UTILIZZATA NEL SUO FILM "BELLUSCONE. UNA STORIA SICILIANA": DOMANI SERA "REPORT" TRASMETTERÀ ALCUNI PEZZI INEDITI DELL'INTERVISTA - MARESCO: "UN FILM COME 'IDDU' DI PIAZZA E GRASSADONIA OFFENDE LA SICILIA. NON SERVE A NIENTE. CAMILLERI? NON HO MAI RITENUTO CHE FOSSE UN GRANDE SCRITTORE..." - VIDEO

terzo mandato vincenzo de luca luca zaia giorgia meloni matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER TUTTO CON LA DUCETTA CHE INSISTE PER UN CANDIDATO IN VENETO DI FRATELLI D'ITALIA - PER SALVARE IL CULO, A SALVINI NON RESTA CHE BATTERSI FINO ALL'ULTIMO PER IMPORRE UN CANDIDATO LEGHISTA DESIGNATO DA LUCA ZAIA, VISTO IL CONSENSO SU CUI IL DOGE PUÒ ANCORA CONTARE (4 ANNI FA LA SUA LISTA TOCCO' IL 44,57%, POTEVA VINCERE ANCHE DA SOLO) - ANCHE PER ELLY SCHLEIN SONO DOLORI: SE IL PD VUOLE MANTENERE IL GOVERNO DELLA REGIONE CAMPANA DEVE CONCEDERE A DE LUCA LA SCELTA DEL SUO SUCCESSORE (LA SOLUZIONE POTREBBE ESSERE CANDIDARE IL FIGLIO DI DON VINCENZO, PIERO, DEPUTATO PD)

elisabetta belloni giorgia meloni giovanni caravelli alfredo mantovano

DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE IMPRONTE PORTANO A “FONTI DI INTELLIGENCE A LEI OSTILI” - L'ADDIO DELLA CAPA DEGLI SPIONI NON HA NULLA A CHE FARE COL CASO SALA. LEI AVREBBE PREFERITO ATTENDERE LA SOLUZIONE DELLE TRATTATIVE CON TRUMP E L'IRAN PER RENDERLO PUBBLICO, EVITANDO DI APPARIRE COME UNA FUNZIONARIA IN FUGA - IL CONFLITTO CON MANTOVANO E IL DIRETTORE DELL'AISE, GIANNI CARAVELLI, VIENE DA LONTANO. ALLA FINE, SENTENDOSI MESSA AI MARGINI, HA GIRATO I TACCHI   L'ULTIMO SCHIAFFO L'HA RICEVUTO QUANDO IL FEDELISSIMO NICOLA BOERI, CHE LEI AVEVA PIAZZATO COME VICE ALLE SPALLE DELL'"INGOVERNABILE" CARAVELLI, È STATO FATTO FUORI - I BUONI RAPPORTI CON L’AISI DI PARENTE FINO A QUANDO IL SUO VICE GIUSEPPE DEL DEO, GRAZIE A GIANMARCO CHIOCCI, E' ENTRATO NELL'INNER CIRCLE DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA

cecilia sala abedini donald trump

DAGOREPORT – LO “SCAMBIO” SALA-ABEDINI VA INCASTONATO NEL CAMBIAMENTO DELLE FORZE IN CAMPO NEL MEDIO ORIENTE - CON IL POPOLO IRANIANO INCAZZATO NERO PER LA CRISI ECONOMICA A CAUSA DELLE SANZIONI USA E L’''ASSE DELLA RESISTENZA" (HAMAS, HEZBOLLAH, ASSAD) DISTRUTTO DA NETANYAHU, MENTRE L'ALLEATO PUTIN E' INFOGNATO IN UCRAINA, IL PRESIDENTE “MODERATO” PEZESHKIAN TEME LA CADUTA DEL REGIME DI TEHERAN. E IL CASO CECILIA SALA SI È TRASFORMATO IN UN'OCCASIONE PER FAR ALLENTARE LA MORSA DELL'OCCIDENTE SUGLI AYATOLLAH - CON TRUMP E ISRAELE CHE MINACCIANO DI “OCCUPARSI” DEI SITI NUCLEARI IRANIANI, L’UNICA SPERANZA È L’EUROPA. E MELONI PUÒ DIVENTARE UNA SPONDA NELLA MORAL SUASION PRO-TEHERAN...

elon musk donald trump alice weidel

DAGOREPORT - GRAZIE ANCHE ALL’ENDORSEMENT DI ELON MUSK, I NEONAZISTI TEDESCHI DI AFD SONO ARRIVATI AL 21%, SECONDO PARTITO DEL PAESE DIETRO I POPOLARI DELLA CDU-CSU (29%) - SECONDO GLI ANALISTI LA “SPINTA” DI MR. TESLA VALE ALMENO L’1,5% - TRUMP STA ALLA FINESTRA: PRIMA DI FAR FUORI IL "PRESIDENTE VIRTUALE" DEGLI STATI UNITI VUOLE VEDERE L'EFFETTO ''X'' DI MUSK ALLE ELEZIONI POLITICHE IN GERMANIA (OGGI SU "X" L'INTERVISTA ALLA CAPA DI AFD, ALICE WEIDEL) - IL TYCOON NON VEDE L’ORA DI VEDERE L’UNIONE EUROPEA PRIVATA DEL SUO PRINCIPALE PILASTRO ECONOMICO…