HURRÀ, DROGA MONETARIA LIBERA! – LA FED RINVIA LA DECISIONE SUL RIALZO DEI TASSI ALMENO FINO ALL’AUTUNNO – PESA UNA CRESCITA USA INFERIORE AL PREVISTO E IL SUPER-DOLLARO CHE DEPRIME ESPORTAZIONI E PRODUZIONE

Massimo Gaggi per il “Corriere della Sera

 

Janet Yellen non è più «paziente». Ma non sarà nemmeno frettolosa in materia di costo del denaro. Anzi, la decisione della Federal Reserve di cominciare ad aumentare i tassi d’interesse, azzerati ormai da oltre sei anni, che molti davano per certa a giugno, slitterà quasi certamente a settembre e, forse, ancora più in là. Anche al 2016, se si manifesteranno segnali importanti di rallentamento dell’economia Usa. 

ORO NELLA FEDERAL RESERVE BANK DI NEW YORK ORO NELLA FEDERAL RESERVE BANK DI NEW YORK


Il desiderio della Fed di approfittare della forte ripresa congiunturale registrata dall’economia americana nell’ultimo anno per avviare una normalizzazione in materia del costo del denaro rimane. Ma i segnali delle ultime settimane non sono più così positivi: l’economia cresce ma meno del previsto, l’inflazione resta ostinatamente vicina allo zero, molto sotto il livello ottimale del 2%. A febbraio, poi, c’è stato un preoccupante crollo dell’attività nel settore delle costruzioni (meno 17%) anche se qui ha inciso il freddo record in gran parte degli Stati Uniti che ha portato al blocco di molti cantieri.

 

Soprattutto c’è il superdollaro che preoccupa perché frenerà l’export Usa e quindi farà rallentare la produzione, mentre la forza del biglietto verde è destinata a pesare negativamente anche su altre economie emergenti, come ha avvertito l’altra sera anche il capo del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde, durante il suo viaggio in India. La Lagarde ha evocato lo spettro di uno «choc» dei mercati in caso di aumento dei tassi Fed come quello che due anni fa seguì il preannuncio di un progressivo ridimensionamento dei sostegni monetari all’economia fatto dall’allora capo della Banca centrale, Ben Bernanke.

 

Federal Reserve logoFederal Reserve logo

Alla fine la Fed ha scelto di ridare, come previsto, maggiore flessibilità alle sue scelte, eliminando dai suoi comunicati l’aggettivo «paziente» al quale la stessa Yellen aveva dato il significato di una volontà dell’Istituto di non intervenire sol costo del denaro per almeno due riunioni del suo «direttorio». Senza più questo vincolo, la Fed adesso può, in teoria, alzare i tassi in ogni momento. In realtà da giugno, visto che ieri la Yellen ha esplicitamente definito «improbabile» un intervento nella riunione di aprile (a maggio non ci saranno vertici Fed).

 

Ma tutto il resto del comunicato della Banca Centrale è zeppo di notazioni circa la necessità di attendere ulteriori miglioramenti del mercato del lavoro e un andamento un po’ sostenuto dell’inflazione prima di agire. Miglioramenti che per ora non sono in vista e, anzi, gli economisti dell’Istituto di emissione hanno abbassato dello 0,3 per cento le previsioni di crescita dell’economia Usa nel 2015: da una forbice del 2,6-3,0% a una del 2,3-2,7%. 

mario draghi e janet yellenmario draghi e janet yellen

 

Gli analisti hanno interpretato le parole del comunicato e le spiegazioni date dalla Yellen nella successiva conferenza stampa come una rassicurazione: il costo del denaro tornerà a salire, ma molto più tardi del previsto. La notizia è piaciuta alla Borsa di Wall Street: l’indice Dow Jones dopo l’annuncio si è impennato di oltre l’1 per cento (più 225 punti) tornando oltre quota 18 mila. Più debole, invece, il dollaro (meno 2,15% sull’euro) dopo un lungo periodo di rialzi.

 

janet yellenjanet yellen

Ieri, alla vigilia delle decisioni Fed, il capo del fondo Bridgewater, Ray Dalio, aveva avvertito che, in caso di intervento sui tassi, i mercati avrebbero rischiato una frana rovinosa come quella che nel 1937 interruppe la ripresa del «New Deal» rooseveltiano. Non sarà stato certo l’allarme di un operatore del mercato a far cambiare rotta ai banchieri centrali. Ma c’è una notazione di Dalio che tutti tengono ben presente: se la Fed sbaglia avviando la stretta troppo presto, non avrà più molti margini per correggere l’errore perché ormai ha usato quasi tutte le armi del suo arsenale. 

 

Ultimi Dagoreport

elisabetta belloni giorgia meloni giovanni caravelli alfredo mantovano

DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE IMPRONTE PORTANO A “FONTI DI INTELLIGENCE A LEI OSTILI” - L'ADDIO DELLA CAPA DEGLI SPIONI NON HA NULLA A CHE FARE COL CASO SALA. LEI AVREBBE PREFERITO ATTENDERE LA SOLUZIONE DELLE TRATTATIVE CON TRUMP E L'IRAN PER RENDERLO PUBBLICO, EVITANDO DI APPARIRE COME UNA FUNZIONARIA IN FUGA - IL CONFLITTO CON MANTOVANO E IL DIRETTORE DELL'AISE, GIANNI CARAVELLI, VIENE DA LONTANO. ALLA FINE, SENTENDOSI MESSA AI MARGINI, HA GIRATO I TACCHI   L'ULTIMO SCHIAFFO L'HA RICEVUTO QUANDO IL FEDELISSIMO NICOLA BOERI, CHE LEI AVEVA PIAZZATO COME VICE ALLE SPALLE DELL'"INGOVERNABILE" CARAVELLI, È STATO FATTO FUORI - I BUONI RAPPORTI CON L’AISI DI PARENTE FINO A QUANDO IL SUO VICE GIUSEPPE DEL DEO, GRAZIE A GIANMARCO CHIOCCI, E' ENTRATO NELL'INNER CIRCLE DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA

terzo mandato vincenzo de luca luca zaia giorgia meloni matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, MATTEO SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER TUTTO CON LA DUCETTA CHE INSISTE PER UN CANDIDATO IN VENETO DI FRATELLI D'ITALIA - PER SALVARE IL CULO, A SALVINI NON RESTA CHE BATTERSI FINO ALL'ULTIMO PER IMPORRE UN CANDIDATO LEGHISTA DESIGNATO DA LUCA ZAIA, VISTO IL CONSENSO SU CUI IL DOGE PUÒ ANCORA CONTARE (4 ANNI FA LA SUA LISTA TOCCO' IL 44,57%, POTEVA VINCERE ANCHE DA SOLO) - ANCHE PER ELLY SCHLEIN SONO DOLORI: SE IL PD VUOLE MANTENERE IL GOVERNO DELLA REGIONE CAMPANA DEVE CONCEDERE A DE LUCA LA SCELTA DEL SUO SUCCESSORE (LA SOLUZIONE POTREBBE ESSERE CANDIDARE IL FIGLIO DI DON VINCENZO, PIERO, DEPUTATO PD)

cecilia sala abedini donald trump

DAGOREPORT – LO “SCAMBIO” SALA-ABEDINI VA INCASTONATO NEL CAMBIAMENTO DELLE FORZE IN CAMPO NEL MEDIO ORIENTE - CON IL POPOLO IRANIANO INCAZZATO NERO PER LA CRISI ECONOMICA A CAUSA DELLE SANZIONI USA E L’''ASSE DELLA RESISTENZA" (HAMAS, HEZBOLLAH, ASSAD) DISTRUTTO DA NETANYAHU, MENTRE L'ALLEATO PUTIN E' INFOGNATO IN UCRAINA, IL PRESIDENTE “MODERATO” PEZESHKIAN TEME LA CADUTA DEL REGIME DI TEHERAN. E IL CASO CECILIA SALA SI È TRASFORMATO IN UN'OCCASIONE PER FAR ALLENTARE LA MORSA DELL'OCCIDENTE SUGLI AYATOLLAH - CON TRUMP E ISRAELE CHE MINACCIANO DI “OCCUPARSI” DEI SITI NUCLEARI IRANIANI, L’UNICA SPERANZA È L’EUROPA. E MELONI PUÒ DIVENTARE UNA SPONDA NELLA MORAL SUASION PRO-TEHERAN...

elon musk donald trump alice weidel

DAGOREPORT - GRAZIE ANCHE ALL’ENDORSEMENT DI ELON MUSK, I NEONAZISTI TEDESCHI DI AFD SONO ARRIVATI AL 21%, SECONDO PARTITO DEL PAESE DIETRO I POPOLARI DELLA CDU-CSU (29%) - SECONDO GLI ANALISTI LA “SPINTA” DI MR. TESLA VALE ALMENO L’1,5% - TRUMP STA ALLA FINESTRA: PRIMA DI FAR FUORI IL "PRESIDENTE VIRTUALE" DEGLI STATI UNITI VUOLE VEDERE L'EFFETTO ''X'' DI MUSK ALLE ELEZIONI POLITICHE IN GERMANIA (OGGI SU "X" L'INTERVISTA ALLA CAPA DI AFD, ALICE WEIDEL) - IL TYCOON NON VEDE L’ORA DI VEDERE L’UNIONE EUROPEA PRIVATA DEL SUO PRINCIPALE PILASTRO ECONOMICO…

cecilia sala giorgia meloni alfredo mantovano giovanni caravelli elisabetta belloni antonio tajani

LA LIBERAZIONE DI CECILIA SALA È INDUBBIAMENTE UN GRANDE SUCCESSO DELLA TRIADE MELONI- MANTOVANO- CARAVELLI. IL DIRETTORE DELL’AISE È IL STATO VERO ARTEFICE DELL’OPERAZIONE, TANTO DA VOLARE IN PERSONA A TEHERAN PER PRELEVARE LA GIORNALISTA - COSA ABBIAMO PROMESSO ALL’IRAN? È PROBABILE CHE SUL PIATTO SIA STATA MESSA LA GARANZIA CHE MOHAMMAD ABEDINI NON SARÀ ESTRADATO NEGLI STATI UNITI – ESCE SCONFITTO ANTONIO TAJANI: L’IMPALPABILE MINISTRO DEGLI ESTERI AL SEMOLINO È STATO ACCANTONATO NELLA GESTIONE DEL DOSSIER (ESCLUSO PURE DAL VIAGGIO A MAR-A-LAGO) - RIDIMENSIONATA ANCHE ELISABETTA BELLONI: NEL GIORNO IN CUI IL “CORRIERE DELLA SERA” PUBBLICA IL SUO COLLOQUIO PIENO DI FRECCIATONE, IL SUO “NEMICO” CARAVELLI SI APPUNTA AL PETTO LA MEDAGLIA DI “SALVATORE”…