NON DITE ALL’EMIRO CHE LUPI S’IMPROVVISA VENTRILOQUO DI ETIHAD: “ENTRERÀ IN ALITALIA SENZA TAGLIARE POSTI DI LAVORO” - MA LE TRATTATIVE POTREBBERO ALLUNGARSI

Luigi Grassia per ‘La Stampa'

Il governo comincia a maturare delle certezze sui contenuti della trattativa fra Alitalia e Etihad, anche se dagli ambienti finanziari si raccolgono impressioni molto più sfumate. Girano voci secondo cui la compagnia araba per investire in Alitalia chiederebbe di ridurre il costo del lavoro tagliando fino a 3 mila dipendenti. Ma il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi prova a rassicurare: «Non mi risultano queste voci» ha detto, «attendiamo la definizione di un accordo e di un piano che mi auguro sia di rilancio e preveda non una diminuzione, ma un aumento dell'occupazione».

Però la progressione delle mosse si fa un po' complicata. Intanto perché tempi si allungano rispetto alla previsione del direttore «corporate» di Intesa Sanpaolo, Gaetano Micciché, secondo cui l'offerta di Etihad sarebbe arrivata in questi giorni; sembra infatti che la compagnia di Abu Dhabi voglia tirare in lungo fin dopo Pasqua (poi chissà, magari Etihad si fa avanti già oggi).

Ma non è solo questione di un giorno in più o in meno; le fonti vicine alla trattativa sostengono che non c'è da aspettarsi, per esempio, un'offerta in milioni di euro (per esempio 300) per una determinata quota azionaria (per esempio 40%) seguita da un piano industriale; tutto, dicono le fonti, dovrà essere negoziato contemporaneamente, cioè le condizioni finanziarie, l'indebitamento, il piano di sviluppo (o di tagli...) e l'apporto economico di Etihad, perché ognuna di queste cose sposta l'equilibrio con le altre e può fa cambiare tutto. Perciò anziché una progressione offerta-trattativa ci sarà un negoziato globale senza che si scoprano le carte fino alla fine.

Non è neanche chiaro se la fase preliminare, quella della verifica dei conti di Alitalia da parte degli esperti di Etihad, sia finita. L'amministratore delegato Del Torchio aveva detto giorni fa che lo è «sostanzialmente»; ieri il ministro Lupi ha detto di avere appreso dal top manager che è proprio «finita» e che «in questi giorni si stanno definendo le lettere d'intenti»; mentre lunedì il numero uno di Etihad, James Hogan, aveva detto che «siamo in fase di "due diligence" al momento, il mandato che abbiamo ricevuto dagli azionisti è che, se riusciamo a raggiungere un accordo che rispetta il mandato commerciale, torneremo e lo presenteremo al consiglio di amministrazione».

Parole che sono state variamente interpretate riguardo alla due diligence, però esprimono la certezza del mandato a trattare.

Niente può fermare la ridda delle voci. Si parla di 2.500-3.000 posti di lavoro che Etihad vorrebbe tagliare, coinvolgendo i 1.900 esuberi dell'accordo di febbraio (gestiti ora con cassa integrazione a rotazione e solidarietà) e i 500-600 esuberi della vecchia Cig volontaria.

È possibile che gli arabi chiedano anche un taglio degli stipendi (su questo la trattativa con i sindacati è stata sospesa in attesa che si concretizzasse l'accordo con Etihad). Alitalia sta già procedendo: l'azienda ha infatti pronte le lettere per chiedere ai comandanti istruttori e controllori (circa 80 persone) di ridursi di circa il 20% l'indennità (che ammonta a 300-500 euro lordi). A questi lavoratori verrà chiesto di accettare il sacrificio volontariamente.

 

 

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